Sagra di primavera in scena a Milano
Sagra di Primavera. La natura si risveglia, l’uomo ne sperimenta con curiosa intensità ogni elemento, la musica ricorda immagini fantastiche e genuine degli albori dell’umanità, e i riti propiziatori tramandati dalla leggenda, in cui si immolano vergini elette in sacrificio agli dei. Per secoli anche l’arte ci ha tramandato queste immagini, denunciando, forse inconsapevolmente, la ferocia e la grettezza dell’uomo che crede di poter ricevere nuova vita dal sacrificio – non gratuito – di una promessa di vita, come quella di una donna nel fiore degli anni. Il coreografo Marinel Stefanescu, pur attratto dalla bellezza e dall’originalità delle musiche di Stravinski – nel 1913 quando La sagra della primavera va in scena a Parigi, lo spettacolo segna un evento nella storia della musica e del balletto – ne stravolge il finale, ribellandosi all’idea della giovane che viene uccisa dal gruppo, e decide di salvarla proiettandosi in un nuovo mondo. È qui che l’interpretazione di Stefanescu pone una discontinuità rispetto alle precedenti interpretazioni dell’Opera di Stravinski: il protagonista – l’uomo delle origini – si stacca dal gruppo sacrificale e, rischiando in prima persona, rompe i confini del pianeta aprendosi all’ignoto. Le note della Moldava del compositore ceco Bedrich Smetana, che portano a immaginare il paesaggio anche se non lo vedi, rappresentano il premio meraviglioso ricevuto in dono per il gesto coraggioso.
Lo spettacolo continua con la seconda parte, Risveglio dell’umanità. Cambiano le musiche – adesso sono 9 brani di Adrian Enescu, compositore romeno scomparso nel 2016, amico di Stefanescu – e l’accento è posto sulla lotta dell’uomo contro l’aggressività che ritrova dentro di sé. È una riflessione introspettiva del coreografo, che racconta l’inclinazione dell’uomo a cedere al fascino della violenza e della guerra più che alle scelte di pace.
«Siamo noi, prima ancora che gli Stati, a dover fare scelte di pace contro la violenza», dichiara Liliana Cosi, che condivide con Stefanescu la direzione artistica dello spettacolo, dopo anni in cui hanno calcato insieme le scene come ballerini. «Enescu è un suo amico, morto da poco, e hanno scelto insieme questi 9 brani, molto contrastanti tra loro, che raccontano questa tensione dentro l’uomo che vorrebbe la pace, mentre cede alla violenza, cede alla guerra, come è nella vita. È quello che vediamo tutti i giorni. Alla fine, in un momento magico, in un silenzio sonoro, di bellezza, l’uomo sceglie la pace per sempre». Ed è infatti “Dialogo con l’infinito” che si intitola questo balletto, in una ricerca interiore ed esteriore che porta l’uomo a lasciarsi condurre verso ciò che ama e desidera davvero: la pace.
Sul palco un corpo di ballo di quasi 30 ballerini, con Elena Casolari, Michela Mazzoni, Dorian Grori e Rezart Stafa, del Nuovo Balletto Classico di Reggio Emilia.
Per info e prenotazioni:
http://www.nuovoballettoclassico.it/sagra-della-primavera-18/
http://www.teatromanzoni.it/manzoni/it/spettacoli/sagra-della-primavera-risveglio-dellumanita