Russo (Cei): ascolto e silenzio per un’informazione autentica

Nel corso della messa con i giornalisti in preparazione al Natale, il segretario della Conferenza episcopale italiana (Cei) ha parlato dell'importanza di mettere al centro della comunicazione le persone, senza essere autoreferenziali

«L’ascolto e il silenzio, fondamentali per la comunicazione, sono fonte di relazioni vere, sempre nuove e diverse. In queste relazioni, che diventano incontro con gli altri, si sviluppa un’informazione autentica, che non è semplice trasmissione di notizie, ma soprattutto disponibilità, arricchimento reciproco, relazione». Nel corso della messa con i giornalisti in preparazione al Natale, il segretario della Cei, monsignor Stefano Russo, ha parlato del ruolo dei comunicatori in un momento in cui siamo «protagonisti e, per certi versi, attori di società frantumate, che non riescono più a cogliere il frammento per collegarlo all’insieme della vita, che per noi credenti è la storia della salvezza».

Custodire, ha affermato Russo, «è sinonimo del verbo “amare”». Citando il messaggio di papa Francesco per la 52sima Giornata mondiale delle comunicazioni sociali del 2018 sul tema “La verità vi farà liberi. Fake news e giornalismo di pace”, il segretario della Cei ha sottolineato che «il giornalista, spiegava il Santo Padre, è “custode delle notizie”: “Egli, nel mondo contemporaneo, non svolge solo un mestiere, ma una vera e propria missione. Ha il compito, nella frenesia delle notizie e nel vortice degli scoop, di ricordare che al centro della notizia non ci sono la velocità nel darla e l’impatto sull’audience, ma le persone. Informare è formare, è avere a che fare con la vita delle persone. Per questo l’accuratezza delle fonti e la custodia della comunicazione sono veri e propri processi di sviluppo del bene, che generano fiducia e aprono vie di comunione e di pace».

Il custode è il primo responsabile di ciò che gli viene affidato. Quindi, nel caso della comunicazione, «non è tanto preoccupato della velocità con la quale dare le notizie, non è impensierito semplicemente dell’audience che queste notizie possono ottenere, ma è attento alle persone. Allora, la comunicazione e l’informazione diventano costruttrici di ponti di umanità e di dialogo, favoriscono una comprensione a servizio anche di quanti non hanno voce, sanno porsi alla ricerca delle cause reali che tante volte sono dietro ai conflitti. Sanno far capire, sanno entrare nelle cause, nei contesti e in questo modo aiutano probabilmente a costruire percorsi di pace».

L’importante è avere un atteggiamento attivo. Citando le Letture del giorno, e il silenzio di Zaccaria, Russo ha spiegato che «non è un silenzio frustrato, che provoca un ripiegamento su se stessi, anzi, tutt’altro… È il silenzio che si fa comunicazione». Un tema già affrontato da papa Ratzinger nel messaggio per la 46ª Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, sul tema “Silenzio e Parola: cammino di evangelizzazione”.

«Il silenzio, notava Benedetto XVI, è parte integrante della comunicazione e senza di esso non esistono parole dense di contenuto. Nel silenzio – ha aggiunto il segretario della Cei – ascoltiamo e conosciamo meglio noi stessi, nasce e si approfondisce il pensiero, comprendiamo con maggiore chiarezza ciò che desideriamo dire o ciò che ci attendiamo dall’altro, scegliamo come esprimerci. Tacendo si permette all’altra persona di parlare, di esprimere se stessa, e a noi di non rimanere legati, senza un opportuno confronto, soltanto alle nostre parole o alle nostre idee. Si apre così uno spazio di ascolto reciproco e diventa possibile una relazione umana più piena». Il silenzio, dunque, diventa la chiave di volta della comunicazione.

Il suggerimento che cogliamo da Zaccaria, allora, ha spiegato ancora Russo, «è quello di costruire un’informazione fondata sul silenzio e sull’ascolto: sono atti necessari allo svolgersi della comunicazione e prevedono, per prima cosa, quell’apertura di animo per ricevere ogni parola pronunciata e coglierne il giusto significato».

L’ascolto e il silenzio, fondamentali per la comunicazione, si rivelano fonte di relazioni vere, sempre nuove e diverse, che diventano così incontro con gli altri e nelle quali si sviluppa un’informazione autentica, «che non è semplice trasmissione di notizie, ma soprattutto disponibilità, arricchimento reciproco, relazione. Due annunci, due reazioni, per una comunicazione e un’informazione efficaci e non ridondanti».

Mettendo in guardia dai «malanni dell’autoreferenzialità», curabili con la custodia e il silenzio, Russo ha infine ricordato «il grande incontro dei vescovi del Mediterraneo che si terrà a Bari dal 19 al 23 febbraio. Sarà un grande momento di sinodalità e di Chiesa che ha voglia di tracciare, insieme, percorsi di futuro».

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