Il ruolo e la presenza della Corea del Nord
Negli anni scorsi, il mondo aveva assistito col fiato sospeso a iniziative molto contraddittorie in relazione con la Corea del Nord. Da un lato, esercitazioni militari sempre più sofisticate con lancio di missili che hanno mostrato una crescente capacità balistica. Era poi seguita la stagione degli storici incontri fra i presidenti delle due Coree. Tuttavia, già in tempi precedenti la pandemia, sembrava finita l’epoca degli incontri fra i presidenti per mostrare al mondo tentativi di accordi di pace, come erano stati quelli con la mediazione – e comunque con un ruolo piuttosto equivoco – dell’allora presidente Usa, Donald Trump.
Oggi, dopo la parentesi pandemica, appare sempre più evidente che le due Coree si trovano in una zona particolarmente problematica con equilibri instabili. Il conflitto russo-ucraino ha infatti riacceso la questione fra Cina Popolare e Taiwan, e la penisola coreana si trova a breve distanza da entrambe. La Corea del Nord confina addirittura con la Cina Popolare. Il punto interrogativo riguarda quale ruolo i due Paesi (Nord e Sud) potranno avere nel futuro di questi equilibri non facili nel Mare della Cina. Tuttavia, la questione geo-politica non si limita a quella parte di mondo. È più ampia perché si gioca anche nei difficili e, spesso contradditori e anche misteriosi, equilibri fra Cina e Stati Uniti che, da un lato, si cimentano in una delicata partita a scacchi a distanza e, dall’altra, devono venire a una sorta di patti per assicurare il mantenimento di equilibri globali, sia a livello economico che politico e militare.
Da un punto di vista geopolitico, infatti, la Nord Corea ha da sempre un atteggiamento anti-ordine globale imposto dagli Usa, ma non ha neppure mai rischiato di allinearsi pienamente alla Cina, con la quale mantiene un rapporto preferenziale e allo stesso tempo ondivago. La situazione della zona, quindi, sebbene complessa e assai delicata con polarizzazioni varie, rimane fluida, ma sempre aperta a improvvise sterzate di tensione con pericolose ricadute internazionali, soprattutto in tempi di guerra russo-ucraina.
In questo panorama, comunque, è indubbio che, sulla bilancia degli equilibri internazionali, la Corea del Nord penda dalla parte della Cina, soprattutto a causa della dipendenza nordcoreana dalla politica di commercio estero esercitata da Pechino. Gli accordi commerciali dovrebbero prevedibilmente crescere ancora nel prossimo futuro e non meraviglierebbe nemmeno che i due Paesi passino dagli interessi economici a quelli militari, decidendo di tenere esercitazioni militari comuni. Tuttavia, come accennato, entrambi mantengono ancora una certa distanza ed indipendenza, e la loro collaborazione non è totale e assolutamente dipendente. Non dobbiamo dimenticare, per esempio, che la presenza nell’area della Corea del Nord è utile alla Cina anche per distrarre gli Usa dal concentrarsi troppo sui rapporti Cina-Taiwan.
Insomma, i rapporti in quella zona dell’Asia appaiono tutt’altro che chiari, difficilmente decifrabili e ulteriormente complicati anche dal nuovo clima globale di Guerra Fredda o, se si vuole riconoscere come vera la definizione di papa Francesco, di Terza Guerra Mondiale a pezzi.
A complicare ulteriormente la situazione generale estera della Nord Corea, interviene anche quella economica interna del Paese, che appare decisamente problematica. Eppure continua ad esserlo da anni, forse anche da decenni. L’agricoltura nordcoreana, come è trapelato in modo tutt’altro che velato, versa in una situazione di vera emergenza, con gravi conseguenze per gli approvvigionamenti di cibo per la sua popolazione. Recentemente, la Bbc è riuscita nell’impresa di intervistare alcuni cittadini nordcoreani, dai quali è emerso un quadro disperato: fame, scaffali vuoti nei negozi ed evidenze di vario tipo sulla mancanza di generi alimentari. Non si tratta di una novità, da vari anni il mondo è a conoscenza della difficile situazione alimentare del Paese, nonostante la facciata elegante e benestante che cerca di presentare. Anche i prezzi sono saliti sensibilmente rispetto all’epoca pre-covid.
Tuttavia, come sottolinea in modo efficace il Dossier Ispi (cf. ispionline.it), è sempre più difficile capire cosa stia veramente succedendo all’interno di questo Paese. Lo studio Ispi ricorda come Winston Churchill avesse definito l’Unione Sovietica «un enigma avvolto in un mistero all’interno di un enigma». Potremmo mutuare la stessa definizione per la Corea del Nord, sottraendo però un’ulteriore dose di trasparenza. Sembra che il Paese asiatico abbia infatti sposato proprio questa linea. «Dobbiamo avvolgerci in una fitta nebbia, per evitare che i nostri nemici imparino qualcosa su di noi», era la linea perseguita da Kim Jong-il (a capo del Paese dal 1994 al 2011), fra l’altro padre dell’attuale leader Kim Jong-un. Proprio l’attuale presidente (che si trovò a prendere il posto del padre improvvisamente scomparso per un attacco cardiaco), sembra aver perfezionato questa linea nordcoreana di politica internazionale.
Come accennato in apertura, dopo un 2018 scintillante segnato da vari summit: con il presidente statunitense Donald Trump, con quello della Corea del Sud, Moon Jae-in, oltre che con il leader cinese Xi Jinping, il giovane Kim (oggi trentanovenne) è pressoché sparito fino ad oggi dal palcoscenico internazionale e, comunque, non ha più incontrato alcun presidente di Paesi stranieri. La Corea del Nord è avvolta dalla nebbia, ma potrebbe riemergere a sorpresa in qualsiasi momento.
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