Rumeni sempre più euro-indifferenti

Non è lo scetticismo a regnare, in Romania, quando si parla di elezioni europee, ma piuttosto la mancanza di interesse, per un Parlamento che appare ancora troppo distante dagli interessi quotidiani della popolazione
Bucarest

Il 25 maggio 2014 il popolo rumeno sceglierà, per la seconda volta dalla sua adesione all’Unione nel 2007, i propri rappresentanti al Parlamento europeo. Nel Paese, però, c’è un sentimento predominante di indifferenza verso tutte le elezioni, sia europee che nazionali (presidenziali, parlamentari o locali). E per le elezioni europee, l’interesse è ancora più basso perché mancano dall’agenda elettorale dei partiti i grandi temi rilevanti per l’Unione. Inoltre, i complessi processi decisionali dell’Ue fanno sì che gli elettori rumeni siano scettici sull'effetto che il loro voto può avere nella legislazione di Strasburgo. Come anche in altri Paesi, comunque, i cittadini rumeni si aspettano molto dai propri politici e vogliono dei risultati concreti, in modo particolare per la salvaguardia della stabilità sociale e per la crescita economica.

In realtà, l’euroscetticismo non ha molti sostenitori in Romania. Il mancante slancio dell’elettorato per le prossime elezioni può avere tre motivazioni. Il primo motivo lo si ritrova nell’organizzazione stessa dei partiti europei: per il momento, in queste formazioni non si possono iscrivere delle persone, ma soltanto dei partiti politici nazionali, tanto che la partecipazione diretta dei cittadini nel trovare soluzione ai problemi dell’Ue e le iniziative politiche publiche non si possono svolgere se non tramite i partiti nazionali. E una carriera nei partiti nazionali vuol dire impegnarsi nella logica del loro funzionamento in conformità con le aspettative dell’elettorato.

Il secondo motivo riguarda il fatto che le elezioni europee sono viste come prive di un riferimento reale. In Romania non c’è una campagna elettorale specifica per ogni suffragio. Esistono solamente le campagne di informazione indette dal Parlamento europeo, molto generali, tramite le quali si sottolinea l’importanza di fondo del voto e si fa appello all'impegno civile. I principali temi proposti – come economia, mancanza di posti di lavoro, denaro, qualità della vita, l’Europa ed il mondo – sono scelti dalla legislazione europea, non dall’agenda di questo o quel partito. Per questo i citadini conoscono molto poco questi temi.

Un’indagine del gennaio scorso ha mostrato che l'87 per cento dei rumeni non sapeva quando si sarebbero svolte le elezioni del Parlamento europeo, il 63 per cento non conosceva il sistema di votazione – uninominale, elenco del partito, candidato indipendente – e il 27 per cento non conosceva il nome di nessun europarlamentare rumeno, mentre il 42 ne ha menzionato uno solo e soltanto l'1 per cento ha indicato i nomi di sei o più europarlamentari europei. Allo stesso tempo, il 78 per cento dei rumeni non sapeva chi fosse il presidente della Comissione europea.

Un terzo possibile motivo del poco interesse dei cittadini rumeni per le elezioni del 25 maggio prossimo è il loro legame con la politica, vista generalmente come un mezzo oneroso per raggiungere il successo. La qualità dei politici è considerata inferiore e lo stesso mestiere è visto con sospetto, ma anche con paura. Da qui l'indifferenza della società e la mancanza di interesse al discorso politico. In questo senso l'elettorato rumeno si avvicina in qualche modo a quelli dei Paesi che hanno una decennale tradizione europea e che sono attenti più alle elezioni nazionali che a quelle europee. C’è la tendenza a buttare i rimpianti e le frustrazioni vissute nella politica interna anche sui candidati al Parlamento europeo. Dallo stesso sondaggio sopra citato, ad esempio, è risultato che il 33 per cento della popolazione è parzialmente contento dell’attività degli europarlamentari rumeni, il 24 è scontento e il 20 per cento è molto scontento. I motivi principali dell'insoddisfazione nei confronti degli europarlamentari rumeni sono: l'insufficiente difesa dei diriti dei cittadini del proprio Paese (48 per cento); la mancanza di risultati concreti (31 per cento); la scarsa visibilità (11 per cento); il debole influsso nelle istituzioni europee (8 per cento).

Generalmente, i sondaggi mostrano che l’alleanza social-democratica otterrà più voti, circa il 35 per cento. Come secondo viene indicato il partito liberale con il 20 per cento e per terzi i popolari con il 17 per cento. Ci sono anche alcuni candidati indipendenti, i più conosciuti tra i quali sarebbero l’attore Mircea Diaconu e la ginnasta Corina Ungureanu. I più quotati, dunque, tra i singoli partiti, sono i liberali e questo in un contesto geografico che vede i Paesi confinanti con la Romania, come per esempio l'Ungheria, in cui queste formazioni sono scomparse dalla scena politica.

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