Ruanda, Paul Kagame senza rivali: rieletto per la quarta volta
Ancora Kagame. Sempre Kagame. Con una “maggioranza bulgara” del 99,15% dei voti, il presidente ruandese Paul Kagame è stato rieletto lunedì 15 luglio alla guida del suo Paese, secondo i risultati parziali e provvisori delle elezioni, che coprono circa il 79% dei voti espressi. Dati elettorali parziali, ma significativi, annunciati dalla commissione elettorale (Nec) ufficiale. Paul Kagame è primo con oltre il 99% dei voti, seguito da Frank Habineza con lo 0,53% e Philippe Mpayimana con lo 0,32%.
Per la prima volta le elezioni presidenziali sono coincise con quelle legislative. Per gli 80 seggi della Camera dei deputati ci sono stati 589 candidati. Un voto per il quale sono stati chiamati alle urne nove milioni di ruandesi. Lo scrutinio dei voti per il Parlamento è appena iniziato.
Ma, va ovviamente detto, alle elezioni presidenziali non hanno partecipato candidati reali, come la leader dell’opposizione, Victoire Ingabire Umuhoza (o più popolarmente Madame Ingabire), che aveva perso il diritto di candidarsi dopo essere stata incarcerata dal dittatoriale regime del presidente Kagame. Il ballottaggio ha infatti contrapposto gli stessi tre candidati del 2017. Quell’anno il capo di stato uscente (sempre Kagame) vinse con il 98,79% dei voti contro il leader dell’unico partito di opposizione autorizzato, Frank Habineza (0,48%), e l’indipendente Philippe Mpayimana (0,73%).
Lo spoglio dei voti delle presidenziali è iniziato non appena chiuse le urne, lunedì 15 luglio. Ed è stata fissata la data del 20 luglio per l’annuncio dei risultati provvisori delle elezioni presidenziali e parlamentari, mentre il 27 luglio 2024 saranno annunciati i risultati definitivi di entrambe le elezioni. Ma non c’è ormai più nessuna aspettativa.
Il leader ruandese tiene saldamente le redini del Paese da quando, nel luglio 1994, rovesciò, con la ribellione del Fronte patriottico ruandese (Rpf), il governo di Juvenal Habyarimana, innescando il genocidio del 1994 che, secondo l’Onu, ha sterminato oltre 800 mila persone.
Per alcuni anni primo vicepresidente e ministro della Difesa, ma leader de facto del Ruanda, Paul Kagame ne è ufficialmente divenuto presidente nel 2000, eletto dal Parlamento dopo le dimissioni di Pasteur Bizimungu. Sono seguite tre rielezioni a suffragio universale.
Se Paul Kagame governa il Paese con il pugno di ferro (l’opposizione è parzialmente bandita e comunque sotto controllo: tutti coloro che il regime ritiene impediscano che le cose vadano come “devono” andare sono stati minacciati di morte e qualcuno assassinato.
Resta il fatto che Kagame gode effettivamente di una forte popolarità per aver risollevato il Paese dopo il genocidio, e oggi il Ruanda è presentato da alcuni leader occidentali e anche africani come modello di sviluppo. La sua solida crescita economica (7,2% in media tra il 2012 e il 2022) è stata accompagnata da sviluppo delle infrastrutture (strade, ospedali, ecc.) e da progresso socioeconomico, in particolare nel campo dell’istruzione e della sanità. Ma la sua aura internazionale è offuscata anche dai recenti rapporti delle Nazioni Unite che denunciano esplicitamente il suo coinvolgimento nel conflitto in corso nell’est della Repubblica democratica del Congo, un’area dove si stanno verificando stermini e massacri delle popolazioni nell’ambito dell’estrazione di minerali rari e ambiti, come coltan e cobalto.
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