Rt-Rotocalco televisivo

Ogni lunedì, 23.15, Raitre. Era atteso il ritorno in tv, dopo cinque anni di allontanamento dal video, di Enzo Biagi. Cosa avrebbe detto, cosa avrebbe fatto, quale formula avrebbe scelto per presentarsi al pubblico di Raitre dopo oltre 60 mesi di silenzio catodico? Se lo chiedevano in tanti. Alla fine il giornalista, messi da parte rancori e ripicche, fatti decantare i malumori per una decisione discutibile, è tornato a parlare agli italiani con il suo tono di sempre: asciutto, sereno, autorevole, incisivo, attaccato ai fatti, carico di umanità. Rt-Rotocalco televisivo ha chiamato il suo nuovo programma. Era sempre questo il titolo della prima trasmissione condotta dal giornalista nel 1962, ed è così che si chiama anche quest’ultima fatica, cucita a perfezione sul Biagi di oggi. Un giornalista ancora attivo anche se affaticato dalle tante battaglie della vita, un grandissimo professionista che a dispetto dei suoi 86 anni ha sempre voglia di mettersi in discussione e di farsi giudicare per quello che sa fare meglio: raccontare l’Italia e scoprire gli italiani, cercare storie e narrarle, incontrare persone che hanno molto da dire e cavarne il meglio con il metodo dell’intervista. Per facilitarne il lavoro, lo studio è stato costruito in casa sua, nella stanza che era delle figlie. Una scelta molto forte anche dal punto di vista simbolico. È da lì, dal centro della sua vita, dalla sua casa, che Biagi riapre il libro della sua carriera, entra nelle case degli italiani, in un dialogo franco, aperto, a tu per tu. Nella prima puntata, andata in onda eccezionalmente di domenica, nell’imminenza del 25 aprile, Biagi ha deciso di parlare di Resistenza e di resistenze: di chi ha tenuto duro per riportare sessant’anni fa la libertà e la democrazia nel nostro Paese, e di chi al giorno d’oggi sta in trincea per non perdere il lavoro o la casa, per difendere la giustizia e l’informazione. La sigla d’apertura anticipa i contenuti del programma. Accanto ad immagini di attualità, si susseguono una serie di parole chiave: coraggio, dignità, libertà, diritto, giustizia. Parole che sembrano desuete, e che Rt cerca di riportare in vita e di far camminare sulle gambe dei protagonisti dell’Italia di oggi. Per farlo Biagi torna al suo modello di tv, senza correre dietro alle mode. La prima intervista, quella allo scrittore napoletano anticamorra Roberto Saviano, dura quasi mezzora, un tempo quasi preistorico per la frenesia della tv dell’era del reality. Non ci sono concessioni allo spettacolo. Nessun maxischermo alla Matrix, nessun avvolgente movimento di macchina alla Invasioni barbariche, nessuna grafica alla Porta a Porta, nessun effetto sonoro tipo Iene. Solo un secco alternarsi di primi piani: di Biagi che domanda, dell’altro che risponde. Nessuna immagine a copertura, nessuno shock visivo, nessuna fretta di trovare la frase ad effetto, lo slogan da pochi secondi. Come anche con Gherardo Colombo, Vittorio Foa, Tina Anselmi, quello che va in scena è l’incontro fra due persone che hanno voglia di conoscersi, di scoprirsi, alla fine di apprezzarsi. E per farlo si prendono tutto il tempo di cui c’è bisogno. Anche per questo Rt è una trasmissione fatta del necessario: il superfluo con il quale è costruita tanta della tv di oggi (pruderie, esagerata voglia di scoop, gossip, violenze gratuite) sta fuori dalla porta. Siamo a casa sua, ma l’augurio a Enzo Biagi per una volta lo facciamo noi spettatori: bentornato.

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