Una rotonda per Alessandro Mammucari
Sabato 7 dicembre il comune di Latina e l’associazione culturale Alessandro Mammucari hanno inaugurato la rotonda di Via Veneto, dedicata ora al focolarino Alessandro Mammucari. Presenti il presidente dell’associazione Alfredo Pietrolucci, il sindaco Damiano Coletta e il vescovo di Latina mons. Mariano Crociata.
Tra numerosi presenti, c’era anche un nutrito gruppo di consiglieri e assessori della giunta che ha riconosciuto l’importanza dell’esperienza di vita di Alessandro e il grande valore del messaggio che ne è scaturito. In particolare il vescovo, ha ricordato come l’impegno di Alessandro non si sia limitato soltanto alla sfera privata della fede, ma abbia offerto anche una visione della stessa come impegno civile che negli anni è diventato un esempio e un contributo rilevante per dare un volto e un’identità alla città di Latina.
La rotonda ha una posizione simbolica, visto che rappresenta uno degli snodi che uniscono due quartieri molto importanti della città oltre ad essere parte integrante della 10km di maratona che ogni anno si svolge nel capoluogo pontino. Nel prato della rotonda sono state poste delle opere realizzate dagli artisti Nicoletta Piazze e Antonino Casarin all’interno del “Progetto Bellezza” curato da Tatiana Falsini per l’Associazione Alessandro Mammucari.
Chi era Alessandro Mammucari
Alessandro nasce a Latina nel 1957. Durante gli anni della scuola superiore conosce il Movimento dei Focolari grazie a un amico che gli regala una copia di Città Nuova. Nonostante la chiamata di Dio arrivi nel 1981, chi ha conosciuto Alessandro da bambino ha potuto notare come egli fosse stato sempre mosso da una forte generosità nei confronti degli altri. Mammucari è sempre stato una persona che ha fatto dell’amore verso gli altri una regola di vita, amava Latina e i suoi cittadini.
La sua è stata una vita vissuta per gli altri: poveri, anziani, diversamente abili e bambini orfani. Tutti ricordano la forza e la gioia con cui visitava gli ammalati della parrocchia, teneva compagnia alle persone abbandonate, dava lezioni gratuite agli studenti. Sempre dalla parte degli ultimi, come quando, dopo aver raccolto carta e stracci per le vie della città, comprò cibo, vestiti, giocattoli per i bambini dei profughi vietnamiti accorsi a Latina.
Negli anni ’70 la città era la rappresentanzione in scala della violenza politica che divampava nel nostro paese. Alessandro non si schierò mai ne con i fascisti ne con i comunisti, anzi, approfondì ancora di più il suo impegno civile, senza perdere mai di vista “il discorso uomo”. Proprio grazie all’approfondimento culturale e filosofico che portò Alessandro a studiare Marx, Engels, Kafka e Nietzsche, nacque il giornalino Realtà, nel quale si esprimeva l’esigenza di affrontare e rapportarsi con le problematiche dell’emarginazione sociale.
All’interno di un articolo apparso nel giornale, Alessandro mise nero su bianco la sua visione di vita e di fede: «La pace non è assenza di guerra, ma consiste in rapporti nuovi, frutto dell’amore scambievole fra gli uomini… La pace non è fare ciò che piace: è impegnarsi per il bene comune, per chi ha bisogno, per l’uomo».
Parole più che mai attuali nell’era dell’isolamento sociale post-moderno causato da ritmi lavorativi forsennati e dalla tecnologia, in cui la perdita di solide radici culturali e religiose spinge le persone l’una contro l’altra per meri interessi economici. Nel 1983 Alessandro si trasferi a Loppiano, la cittadella internazionale del Movimento dei Focolari, in provincia di Incisa in Valdarno con lo spirito di chi vuole compiere la volontà di Dio in ogni ambito, inserendosi nella comunità della Mariapoli come matematico di talento nell’ufficio ammnistrativo di una delle aziende grazie alla quale Loppiano trova sostentamento.
Nella primavera dell”85, alla vigilia della sua partenza per gli USA dove avrebbe dovuto far parte di un centro del Movimento, Alessandro venne colpito dai primi sintomi della sua malattia, una sclerosi laterale amiotrofica, che lo colpì paralizzandogli progressivamente varie parti del corpo.
Fu proprio il modo in cui Alessandro reagì alla malattia a dare ancora più forza al suo messaggio di vita e fede, chi lo ha incontrato nel periodo della malattia racconta di una persona felice con un forte sentimento di gratitudine nei confronti di Dio: «Da parte mia non vorrei scandalizzare nessuno dicendo che sono felice, ma questa è la verità che mi sento dentro. Il mio cuore che batte ancora mi dice che vivo, che posso amare».
Il 15 ottobre 1990, quando ormai il male aveva preso il sopravvento, Alessandro non aveva perso di vista la fede e il cammino che Dio aveva disegnato per lui: «Il fisico continua ad indebolirsi. Praticamente non cammino più, parlo con difficoltà, faccio fatica a mettere a fuoco quello che vedo. Ormai sono quasi del tutto dipendente da aiuti esterni. Spiritualmente però sto bene, anche se devo sempre fare i conti con spinte depressive che tenderebbero a farmi chiudere in me stesso. Spesso è una lotta che, ogni volta, si supera solo assumendo questo dolore e, contemporaneamente, uscendo da sé per aprirsi all’altro».
Alessandro ci ha lasciati nel novembre del 1990. L’esempio di vita del focolarino è ben rappresentato dalla frase incisa sulla sua lapide nel cimitero di Loppiano: “Cambierò davanti ad essi le tenebre in luce”. Una frase di un brano del profeta Isaia che rappresenta a pieno l’esempio e la testimonianza che Alessandro ha voluto lasciarci: dalle tenebre di una malattia senza speranza alla luce di una vita in cui vivere con gioia la fede, facendo la volontà di Dio.