RON: canzoni dall’anima

Nonostante quella faccia da eterno ragazzino, il signor Rosalino Cellamare è un cinquantacinquenne con quasi quarant’anni di carriera alle spalle. Soprattutto è una delle griffe più affidabili e riconoscibili del nostro cantautorato, uno dei pochi che ancora riesce a coniugare gradevolezza e profondità, con una classicità di tratto che lo rende tuttora uno dei nostri artisti più amati dal pubblico e rispettati dai colleghi. Non solo; Ron ha attraversato infinite stagioni permeando via via le proprie canzoni di un’ansia valoriale che è ormai uno dei tratti salienti della sua espressività: il suo recente ritorno discografico ne è prova tangibile, così come il suo impegno a favore dell’Aisla o per la sensibilizzazione sull’emergenza idrica del pianeta. Arrivato a quattro anni dal precedente lavoro di studio, questo Quando sarò capace di amare (Sony-Bmg) parla soprattutto, se non esclusivamente, d’amore: ovviamente in tutte le sue infinite sfumature; un signor disco, sia sotto il profilo formale che contenutistico, impreziosito da collaborazioni di rilievo (Britti, Kaballà, Dalla, Neffa…). Stilisticamente i dieci brani sfoderano un intrigante mix di sonorità: da morbidezze deliziosamente retrò come Se vorrai o Evviva il grande amore, a parentesi più energetiche come la rockeggiante Occhi, fino a brani intimi e crepuscolari come Singolo guida che dà, non a caso, il titolo all’album: intensa rilettura di un classico gaberiano del ’94 che l’ottusità degli odierni signori delle playlist ha praticamente bandito dall’etere. Valori, si diceva. E proprio qui sta la specialità del nostro, capace d’affrontare tematiche impegnative e spiazzanti come la castità (come in Ladri), la precarietà del vivere (in Stella che non splende) innervandoli spesso da chiari riferimenti alla sua fede cristiana (come in Sigillo del tuo cuore ispirata al Cantico dei Cantici). Ho voluto parlare delle carezze che ci neghiamo per inseguire finti traguardi – ha affermato di recente -, perché quanto diceva san Francesco è ancora vero. L’amore non si compra né si distrugge: mi piaceva dirlo, ora che si pensa di poter comprare tutto. Anche se non ha il carisma e la forza di suggestione dei suoi migliori lavori, Quando sarò capace di amare appare fin dal primo ascolto un disco tanto onesto nelle intenzioni quanto gradevole negli esiti e sincero nell’anima: l’ennesimo sorvolo di un Joe Temerario sulla condizione umana di tanti figli di questo nuovo millennio; e poco importa se i deejay lo troveranno poco trendy… PINO JAZZ FEST Il miglior jazz Made in Italy protagonista assoluto della 10a Edizione. Ad inaugurare il quartetto del trombettista Fabrizio Bosso con la voce recitante di Lucilla Giagnoni rende omaggio al trombettista cantante americano Chet Baker. Seguiranno Danilo Rea, Enzo Pietropaoli, Fabrizio Sferra, Luigi Martinale Trio e Ballestrero Franciscone Pala Trio. Chiuderà il pianista Stefano Bollani con il quintetto I Visionari in un repertorio interamente nuovo. Pino Jazz Fest. Pino Torinese (To) dal 13 al 15/6. www.pinojazz.it CD Novità The Kooks Konk (Virgin) Il quartetto britannico prova a bissare il fortunato debutto del 2006 con un album meno istintivo e molto più furbacchione: una manciata di canzoncine solari che rimandano al beat dei Kinks e dei Beatles, ma con un taglio modernista e grande freschezza d’impatto. MGMT Oracular (Sony-Bmg) Questa accoppiata proveniente dal Connecticut è una delle realtà rockettare più à la page e chiacchierate del momento. I due statunitensi e i loro complici hanno assemblato un disco decisamente bizzarro, dove convivono reminescenze sixties (intrise di pacifismo frikkettone e d’ingenuità misticheggianti), scampoli danzerecci, e ruvidità quasi punk. Il pinzi- monio è piuttosto intrigante, vedremo se saprà mantenersi fresco nel tempo. Sara Bareilles Little Voice (Epic) Forte del successo americano, la fanciulla è sbarcata in Europa con questo dischetto a mezza via tra la pacatezza di una Norah Jones e l’irruenza istintiva di una Fiona Apple. Talento e grinta non le mancano. Basteranno?

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