Romanticismo, ancora e sempre

Antonio Pappano in uno dei concerti più ispirati della sua carriera. Al Santa Cecilia di Roma
Antonio Pappano

Mentre si sta preparando il concerto-evento del 27 febbraio, ossia l’incisione dell’Aida in forma di concerto con star del canto come Jonas Kaufmann, Antonio Pappano si “riposa” offrendo al pubblico foltissimo di Santa Cecilia in Roma – alla presenza di Bruno Cagli, presidente uscente dopo l’elezione avvenuta di Michele Dall’Ongaro –, uno dei concerti più ispirati della sua carriera italiana.

Inizia con un brano assai poco noto oggi cioè il Concerto per orchestra, anno 1931, di Malipiero, autore della generazione degli anni Ottanta dell’800, divertissement per modo di dire, perché egli è compositore raffinatissimo, dove legni ottoni e percussioni da solisti gareggiano con l’orchestra in sonorità traslucide accattivanti, in ritmi sgargianti.

Segue la Quarta Sinfonia di Schumann e qui le prime parti dell’orchestra ceciliana – oboe in particolare – svettano al livello massimo. Schumann nei quattro tempi della sinfonia viaggia sospeso tra incantamento, tristezza, ansia dell’infinito: è un universo vero e proprio e la direzione sostenuta e appassionata di Pappano svela le intuizioni prewagneriane del genio, la sua tensione cosmica, il fulgore di una strumentazione densa di colori, palpitante.

Che sia capace di dar vita ad interpretazioni emotivamente coinvolgenti Pappano lo rivela ancora nel Concerto per violino e orchestra di Brahms, accompagnando da par suo la violinista olandese Janine Jansen, star mondiale, in abito verde che non perde una nota, ma del mondo tardoromantico brahmsiano descrive rovelli emozioni e gioie, melodie straordinarie (l’Adagio) e ritmi forti (Finale) dando una lezione di scioltezza di cavata, flessibilità di suoni e lirismo, impagabile.

Da non perdere. Si replica il 23 e il 24 febbraio.

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