A Roma vola il pipistrello di Roland Petit

Per la prima volta sul palcoscenico del Costanzi, uno dei balletti di Roland Petit poco rappresentati in Italia. Molto più di un semplice divertissement, è la creazione in cui lo scomparso padre del balletto moderno in Europa, coniuga il suo estro coreografico con una lettura acuta e profonda dell’operetta da cui è tratto, all’insegna della festa

Intramontabile uomo di teatro, gran specialista di racconti in danza, sapiente nel remake dei classici. Che siano titoli del repertorio classico o della letteratura, Roland Petit ha reinventato con ricchezza di notazioni fantastiche l’ambiente e le storie affrontate, puntando sempre sull’affresco elegante in un’esplicita sintonia col music-hall. La grafia spumeggiante del grande coreografo francese la ritroviamo tutta anche ne “Il pipistrello”, brillante balletto ora riproposto per la prima volta al Teatro dell’Opera di Roma, rimontato da Luigi Bonino, direttore artistico dei Balletti Roland Petit e supervisore alla coreografia, nonché interprete storico insieme a Zizi Jeanmarie, moglie-musa di Petit per cui nacque il balletto, e a Denis Ganio.

Ispirato all’operetta di Johan Strauss jr, simbolo dell’Austria Felix, borghese ma tentata da evasioni sentimentali, è un racconto piacevole, ornato dai gioielli di una fantasia scatenata tradotta in balletto da Petit nel 1979 a Montecarlo, su richiesta della principessa Grace di Monaco. La storia è quella di Bella, madre di tanti bambini e moglie trascurata dal volubile marito Johann. Questi, annoiato dalle banalità della vita quotidiana, diventa un libertino e di notte si trasforma in pipistrello volando via per immergersi nei piaceri dei caffè e tabarin. In soccorso della moglie afflitta e tradita interviene l’amico di famiglia, e suo corteggiatore, Ulrich, che escogita un piano: la signora risponderà al marito con le armi della seduzione. Diventerà una vamp e, non riconosciuta, farà perdere la testa a Johann.

Questi, travolto dalla passione, viene duramente punito: respinto, percosso, imprigionato e poi liberato, ma con le ali nel frattempo tagliate con le forbici dalla moglie, torna a casa e accetta le simboliche pantofole. L’ultima immagine domestica viene però travolta da un valzer scatenato: lei è di nuovo una vamp, lui un viveur. Ma sono ancora felicemente insieme. Addio pantofole! La nostra salvezza è la danza, sembrano dirci i personaggi di questa folle serata, confermati dallo stesso autore che concludeva le note sul quadro finale dello sfavillante balletto, dove tutto si rimette in gioco: “Ora che l’ordine è ristabilito, che resta da fare? Qui siamo nel paese dei valzer. il-pipistrello-di-roland-petit-foto-di-yasuko-kageyamaAllora danzate, Signore, ballate, signori, e che la musica vi travolga”.

Petit ha trasferito la vecchia storia viennese nella Parigi della Belle Époque, luogo di piaceri proibiti per l’operetta tradizionale, con uno dei sette quadri ambientato in un nightclub. Il suo è un sogno di un valzer allo champagne, un po’ festoso un po’ crudele. Il coreografo ha lavorato sul ritmo e sulla musica; tutto è veloce, senza pause; la struttura è tradizionale, ricca di sfumature, proprio del grande maestro francese; lo stile è classico, con un regolare “divertissement” (czardas, mascherata, gran valzer, terzetto dei camerieri scatenati), alternando ensembles, assoli, pas de deux con una giusta dose di pantomima e music-hall, e, da antologia, un magnifico e lungo passo a due: quello della prigione, nell’ultimo atto.

Qui Rosalinde-Bella e Johann con leggerezza e poetica intensità danzano in una serie di figure con pose acrobatiche: un duetto raffinato denso di tenerezza a cui danno fremito i due interpreti Maria Yakovleva e Friedemann Vogel. La russa del Wiener Staatsoper und Volksoper, Bella di nome e di fatto, espressiva e seducente, alterna eleganza e precisione a prodezze di pura tecnica con una trasfigurazione dei passi in tocchi leggeri; il ballerino dello Stuttgart Ballet espressivamente distante, come deve esserlo il personaggio nel primo quadro, sfodera poi la grande vivacità del seduttore di classe, manifestando di possedere le qualità virtuosistiche e tecniche richieste da Petit per il ruolo, ricco di passi e figure complesse eseguite con ritmo veloce ma senza eccesso. E poi c’è l’effervescente e scattante Ulrich di Antonello Mastrangelo, con la giusta pantomima carica d’ironia e di gag alla Chaplin, ruolo di seduttore gentile e un po’ mago, vero deus ex machina della storia.

“Il Pipistrello”, balletto in due atti e sette quadri di Roland Petit, scene Jean-Michel Wilmotte, costumi Luisa Spinatelli, luci Jean-Michel Désiré, maestro David Garforth; ballerini ospiti Maria Yakovleva e Friedemann Vogel, e gli interpreti del Teatro dell’Opera di Roma, Rebecca Bianchi, Michele Satriano, Marco Marangio e Antonello Mastrangelo. Al Teatro dell’Opera di Roma fino all’8/1. Dal 13 al 15/1 al Théâtre des Champs-Élysées di Parigi, con, ospiti d’eccezione, Iana Salenko e Marian Walter (Principal Dancers del Staatsballett di Berlino).

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