Roma oltre le apparenze. La città dove nessuno guarda

Ogni anno, milioni di turisti attraversano le porte della Città Eterna, rapiti dalla sua bellezza senza tempo. Passeggiano tra i vicoli e le piazze, immortalano scorci iconici e si perdono nell’arte che si manifesta in ogni angolo. Code interminabili per i musei, ristoranti affollati, taxi e metropolitane in continua corsa: 365 giorni all’anno, Roma è attraversata da storie, quelle dei passanti, ma anche da storie più nascoste, di persone che lottano nel silenzio delle sue periferie.
Accanto ai monumenti e ai quartieri più noti, esistono realtà che sfuggono agli occhi di molti. A pochi passi dal carcere di Rebibbia, nel cuore di un paesaggio grigio e cementato, si trova una scuola che ogni giorno accoglie circa 700 ragazzi, dai 14 ai 19 anni. Una scuola come tante altre, a prima vista, ma che, dietro le sue mura, nasconde una realtà complessa, spesso dimenticata.
Andrea ha 16 anni e una storia difficile alle spalle. Condannato per tentato omicidio, frequenta la 3G in libertà vigilata, con l’obbligo di presenza. Durante l’intervallo, in cortile, le pattuglie dei carabinieri non sono una rarità. Andrea arriva a scuola con uno zaino dell’Eastpak grigio, sgualcito, sempre vuoto, e un borsello di Gucci nero, sempre pieno. I suoi capelli sono neri, laccati, il ciuffo da una parte e il sopracciglio tagliato. Indossa una tuta in neoprene, stretta e lucida, che cambia colore, come le scarpe, del doppio dei suoi piedi. Dietro di lui, una decina di ragazzi più piccoli lo seguono, a volerne esaltare la presenza. Non è difficile capire che il suo obiettivo sia incutere timore.
Quando qualche insegnante si avvicina e gli chiede spiegazioni sul suo comportamento, Andrea, se non percepisce giudizio, racconta la sua storia. Una mamma assente, qualche fratello disperso, padri lontani, alcuni in carcere, altri immersi nella droga. Nel suo quartiere, il rispetto si guadagna solo con la forza. «Vince chi fa più paura», sottolinea spesso.
Andrea non è l’unico. Lorenzo, anche lui 16 anni, frequenta la 2N ed è in libertà vigilata per spaccio. Il suo passato è segnato da un padre violento e da una madre analfabeta. Angela, 18 anni, ha visto sua madre tentare il suicidio e ora si fa carico dei suoi due fratelli minori. Viola, quasi madre di un bambino italo-brasiliano, piange ogni mattina per la condizione del suo compagno, latitante per accoltellamento.
Questi ragazzi, come tanti altri, vivono una quotidiana lotta tra il sogno di una vita diversa e la tentazione di tornare in strada, dove tutto sembra più semplice e immediato. Ma è proprio in questo spazio sospeso che si presenta l’opportunità di agire.
I corridoi della scuola, come le aule, i bagni e i cortili, sono pieni di storie in attesa di essere ascoltate. Storie che meritano attenzione, storie che, seppur segnate dall’ombra, sono portatrici di un messaggio di speranza. Come le città, anche le persone nascondono nel loro cuore ombre che nessuno vuole vedere. Eppure, sono proprio queste ombre a dare forma alle realtà più belle.
Le vite di questi ragazzi, come quelle di tante altre persone invisibili, sono spesso segnate da ombre difficili da vedere e da affrontare. Ma è proprio in questi luoghi che si nascondono le esperienze più vere, quelle che raccontano la resilienza e la speranza di chi, nonostante tutto, cerca una via di riscatto.
Se qualcuno è disposto ad ascoltarle, queste storie hanno il potere di cambiare non solo chi le vive, ma anche chi le ascolta. E in questo scambio, in questa ricerca di senso, si costruisce una speranza concreta.
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