Roma in lutto

Dolore per i bimbi morti carbonizzati ieri sera in una baracca alla periferia della capitale. Anche il presidente della Repubblica Napolitano intende incontrare i genitori
Incendio campo nomadi

E’ per Roma oggi il giorno del lutto, del silenzio, ma soprattutto della vergogna. Ieri sera, in un piccolo insediamento abusivo di periferia, nascosto tra la via Appia nuova e Tor Fiscale, un incendio divampa in una baracca. C’erano dentro tre bambini di nazionalità rom. Non hanno scampo, non sono riusciti a fuggire, a buttarsi fuori. Muoiono, si spera nel sonno. I loro nomi sono Sebastian, 11 anni, Patrizia 8, Fernando 5 e Raul, il più piccolo, 4 anni. I loro nomi oggi si aggiungono agli altri 50 bambini che negli ultimi venti anni sono morti nella capitale. Una vera e propria strage degli innocenti.

 

Fortemente impegnata anche a fianco della popolazione Rom e Sinti nella capitale, oggi la Comunità di Sant’Egidio parla di “una tragedia insopportabile”, chiede il lutto cittadino per la città di Roma e indice una veglia di preghiera con le popolazioni Rom e sinti di Roma, mercoledì 9 febbraio alle 17 e 30 nella chiesa di Santa Maria in Trastevere. Abbiamo raggiunto telefonicamente Paolo Ciani, responsabile del settore Rom e Sinti della Comunità, che ha trascorso la notte a fianco dei genitori delle vittime. Così ci ha risposto.

 

Come è andata?

“Una grande tragedia. Di fronte a quattro bambini che muoiono bruciati la prima cosa che bisogna fare è tacere, stringersi attorno ad una famiglia così fortemente provata e provare anche la vergogna di una città come Roma dove ancora nel 2011 si può morire bruciati in baracca. Senza con questo moltiplicare le parole in polemiche spesso sterili e strumentali”.

 

Che fare?

“Credo che ci dobbiamo tutti domandare che cosa in questi anni la nostra società e la nostra cultura hanno costruito e distrutto in umanità rispetto agli zingari, rispetto ai rom. Perché il problema è che se ancora si può vivere così, è perché per troppi anni si è seminato antipatia, disprezzo, spesso odio rispetto a queste popolazioni. La famiglia che ha perso i 4 bambini, sta in Italia da 10 anni ed è stata sgomberata 30 volte da diversi insediamenti. Si è trovata a vivere in un accampamento di poche baracchette nascoste tra la via Appia e Tor Fiscale. È normale, allora, che vivendo in situazione di miseria e precarietà, tragedie come queste possano accadere. Ora il problema non è trovare di chi sia la colpa. È chiaro che in situazioni estreme possano accadere cose simili”.

 

Perché muoiono sempre i bambini?

Muoiono i bambini, perché sono i più indifesi, sono i più piccoli, sono quelli che meno sanno difendersi in situazione di pericolo. I bambini – in questa ultimissima tragedia – stavano dormendo nella baracca al momento dell’incendio e non sono riusciti ad uscire, a buttarsi fuori. Bisogna però dire anche che se è vero che in situazioni tragiche muoiono sempre e di più i bambini, purtroppo è altrettanto vero che muoiono anche gli altri. Sono situazioni talmente misere per cui anche la speranza di vita si abbassa tantissimo. Si muore giovani rispetto alla media perché si vive male e in condizioni di precarietà. Magari fa meno notizia ma la realtà è questa”.

 

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