Roberto Bolle & friends a Caracalla
Roberto Bolle, con i suoi friends, ha colpito ancora. Nella suggestiva area delle Terme romane di Caracalla, scenario unico al mondo, per tre repliche il nostro ballerino ha fatto registrare, com’era prevedibile, il tutto esaurito. Osannato come una rockstar, Bolle è una delle icone maschili del grande balletto classico contemporaneo internazionale, dalla bellezza conclamata, dalla rigorosa formazione tecnico-stilistica. Un fenomeno unico, grazie anche al clamore mediatico che attorno a lui si è creato negli ultimi anni. Unico, del resto, è il “personaggio” Bolle, étoile scaligera e principal dancer dell’American Ballet Theatre, icona celebrata da artisti come Bruce Weber, Peter Greenway, Bob Wilson, che lo ha definito “un simbolo della cultura italiana”.
Con la formula Roberto Bolle and Friends ha danzato in siti archeologici meravigliosi come la Valle dei Templi di Agrigento, dentro il Colosseo, a Pompei, all’Arena di Verona, e nelle più suggestive piazze del Belpaese, avvicinando così il pubblico più variegato all’arte di Tersicore. Quello con Caracalla, per la stagione estiva del Teatro dell’Opera di Roma, è un appuntamento ormai fisso che si ripete da anni.
Il rischio per un Gala ormai collaudato e dal successo assicurato per il richiamo del nome, è che si trasformi in una esibizione virtuosistica fine a se stessa (e tale risulta), nonostante Bolle cerca di puntare ogni volta sulla qualità chiamando interpreti d’eccellenza della danza mondiale e allestendo un programma pensato per emozionare non solo gli amanti del balletto, ma anche i principianti, con brani che attraversano la storia della danza del ’900 fino al contemporaneo.
In ogni edizione del gala cambiano quasi tutti i nomi degli artisti invitati, oltre ai brani in programma. E le coreografie scelte per questa edizione non ci sono sembrate particolarmente interessanti. Il repertorio a cui attingere, allargando l’orizzonte, potrebbe essere più approfondito e intrigante, e la formula magari ripensata per non riposare sugli allori di un successo scontato.
Per l’edizione 2017, iniziata all’Opera di Firenze, prossima a Spoleto (il 15 luglio) e Verona, per concludersi a Santa Maria di Pula, in Sardegna (il 21 luglio), lo spettacolo ha visto tra i protagonisti per la prima volta in tour a Roma accanto a Bolle, Polina Semionova e Melissa Hamilton. Abbiamo ammirato soprattutto la 27enne irlandese Hamilton, prima solista del Royal Ballet e principal dancer del Semperoper Ballet di Dresda, volto nuovo del balletto europeo, per la freschezza artistica e la grande personalità scenica che rivela specie nel contemporaneo in cui piace sperimentare. E infatti le si addicono le coreografie di Forsythe, di Kylian, di Dawson, ma anche esperienze nuove come il recente video pop “She” con Eric Underwood. Insieme a Bolle ha interpretato “Take me with you”, coreografia di Roberto Bondara sulla musica dei Radiohead; un estratto del balletto “Caravaggio” di Mauro Bigonzetti; e, come finale del gala, “Recontre”, coreografia alquanto banale di Massimiliano Volpini tutta giocata sui colorati effetti digitali in movimento su un grande schermo che raddoppia le figure stilizzate dei due danzatori.
La trentatreenne moscovita Semionova, di luminosa sensualità, partner scaligera di Bolle, che in scena sa liberare voluttà e classe, era perfetta nella seducente “Carmen” di Roland Petit, e nella “Bayadère” di Marius Petipa sulla nota musica di Minkus. E la sintonia artistica che accomuna i due danzatori si percepisce. Ovazioni per il giovane russo dell’American Ballet Theatre di New York Daniil Simkin, nel passo a due dell’atto III del “Don Chisciotte” accanto a Misa Kuranaga del Boston Ballet, e nel suo cavallo di battaglia “Les Bourgeois”, divertente assolo coreografato da Ben Van Cauwenbergh su una canzone di Jacques Brel. Provenienti dal Dutch National Ballet di Amsterdam la russa Anna Gol e il coreano Young Gyu Choi hanno danzato un romantico brano di Remi Wortmeyer dal titolo “Penumbra” sulla musica di Sergei Rachmaninoff, e il classico pas de deux da “Esmeralda”. Infine, il celebre brano di Balanchine “Tchaikovsky Pas de Deux”, ha visto accanto a Misa Kuranaga l’argentino Herman Cornejo dell’American Ballet Theatre. Originale l’inizio della serata che ha avuto sul palcoscenico l’attore Francesco Pannofino, entrato per introdurre gli spettatori al vocabolario tecnico della danza presentando Roberto Bolle − coreografia di Eric Gauthier e musica appena accennata di Eric Gauthier e Jens-Peter Abele − al quale fa eseguire, con velocità crescente di esecuzione, le 101 posizioni del balletto classico. La gloria di un grande artista della danza, che lavora su testi poetici fatti di cielo aria e movimento, è sempre assolutamente metaforica e virtuale. Inoltre il suo messaggio cambia anche in relazione allo stato d’animo di chi guarda. Il ballerino è uno che “scrive nell’aria”. E non c’è nulla da riporre su un casellario. Quando la danza è finita, è finita per sempre. Restano soltanto brandelli di memoria. E di questa edizione, ci sembra, resta molto poco.