Roberto Bolle al Colosseo
Con livelli qualitativi intermittenti, la Biennale Danza dal titolo Beauty ha ospitato tra le presenze più interessanti il trentasettenne Wayne McGregor, dal linguaggio potente e molto contemporaneo. Con Entity il coreografo britannico esplora i territori dell’intelligenza artificiale concependo il corpo come un software su cui sviluppare un’organizzazione matematica innescata, prima che nello spazio, nel cervello dei danzatori. Quindi sui movimenti. La sua scrittura nella destrutturazione del movimento, spesso sincopato, disarticolato ma fluido, richiama lo stile di Forsythe. Una danza nervosa, controllata, composta da coppie, terzetti, gruppi, che intrecciano viluppi plastici e sincronizzati. Tre gigantesche ali da aliante delimitano la scena. Alzate, diventeranno schermi per proiezioni di calcoli geometrici con dissolvenze di voli d’uccelli. Nel disegno di sezione auree proiettate per terra confluiranno i danzatori, quali immagini leonardesche ed elaborazioni vive di quei concetti. Coreografo di punta, a partire dagli anni Ottanta, della Nouvelle Danse il franco-albanese Angelin Preljocaj ha presentato due brani: Larmes Blanches e Eldorado. Il primo dell’86 e il secondo recente, dove però sembra essersi smorzato quel furore creativo della ricerca. Eldorado, ispirata dalla musica cosmica di Sonntags Abschies di Stockausen, sembra più un esercizio di stile. Evoca un paradiso perduto reso da dodici pannelli ricamati di motivi floreali e aureolati di luce. Da qui si staccano i ballerini per una danza intima, rigorosa, fatta di piccoli squilibri e recuperi, e complesse costruzioni. Che però non scalfiscono la freddezza dello schema interpretativo. Migliore invece Larmes Blanches, rivisitazione della dimensione del barocco. Secchezza di gesti, linearità e spazialità confluiscono in una coralità di due coppie in bianco e nero generate l’una dall’altra in un prolungamento e rispecchiamento di immagini ROBERTO BOLLE AL COLOSSEO Applausi prolungati al Colosseo di Roma per il nostro ballerino, ormai star mondiale, conteso, vagheggiato, mitizzato. Un evento unico dentro un ineguagliabile sito archeologico, eccezionalmente aperto per un’iniziativa tesa a raccogliere fondi a favore del Fai per la tutela del patrimonio ambientale e artistico. E non poteva esserci luogo più suggestivo per una serata di grande danza per i 350 spettatori ammessi. Tra un balletto e l’altro a Londra, Milano, New York, Mosca, Pechino, Bolle intervalla le sue apparizioni con il Roberto Bolle and friends. Un gala dalla formula semplice – e imitata – che riunisce grandi nomi del panorama ballettistico europeo provenienti da prestigiose compagnie, con brani da celebri capolavori soprattutto del repertorio moderno, che mettono in luce la bravura e il virtuosismo dei singoli. Protagonista assoluto è stata l’étoile scaligera che ha eseguito quattro delle undici coreografie, dimostrando grande versatilità nel passare dal capolavoro neoclassico di Balanchine Apollon Musagète – con accanto Alicia Amatrain dello Stüttgart Ballet – al ruolo tragico dell’Arlesienne di Roland Petit in coppia con Sabrina Brazzo; dall’audacissimo terzetto di In the Middle somewhat elevated di Forsythe, alle linee astratte di Petite Mort di Kylian. Quest’ultima, danzata con Natasha Novotná, sulla musica di Mozart, è una coreografia ricca di movimenti che rivela un Bolle perfettamente adatto allo stile del coreografo praghese, moderna- mente espressivo e ricco di innervature interne. Ma a suo agio si trova anche nell’interpretare gli stili più diversi; e questo fa di Bolle un ballerino maturo che all’immagine unisce la qualità, all’indiscutibile classe e tecnica l’umiltà dell’artista. Assoli e passi a due si sono susseguiti con, tra gli altri, Alessio Carbone, dell’Opera di Parigi, nel guizzante Arepo di Béjart; Arman Grigoryan e Vahe Martirosyan del Balletto di Zurigo e Jon Vallejo del Balletto di Dresda in Le souffle de l’esprit di Jiri Bubenìcek; Ul’jana Lopatkina del Mariinskij di San Pietroburgo ne La morte del cigno. Il gala farà tappa il 13 luglio in piazza Duomo a Milano e il 18 alla Certosa di Capri