Robert Mugabe è morto
Il capo dello Stato attuale, Emmerson Mnangagwa, ha scritto in un tweet: «È con grande tristezza che annuncio la morte del padre fondatore dello Zimbabwe ed ex presidente, il maggiore Robert Mugabe». L’ex capo di Stato di 95 anni era ricoverato in ospedale a Singapore da aprile. È stata una delle ultime figure della decolonizzazione in Africa. Durante il suo “regno” di 37 anni a capo dello Zimbabwe, fino alla sua caduta nel 2017, è passato dallo status di eroe dell’indipendenza e amico dell’Occidente, a quello di tiranno che ha causato il crollo economico del suo Paese.
Nel 1960, fu coinvolto nella lotta contro il potere di Rodi, bianco e segregazionista. Nel 1975, partì per il Mozambico per condurre una guerriglia contro il potere bianco da questa base nella retroguardia. Prese il comando del ramo militare dello Zanu. La guerra civile è durata dal 1975 al 1979 e fatto almeno 30 mila vittime. I negoziati si svolsero a Londra tra i rappresentanti della guerriglia e il potere bianco guidato dal primo ministro Ian Smith e finirono nel 1979 con il Lancaster House Agreement. Il 18 aprile 1980 Mugabe divenne così il primo ministro del nuovo Stato indipendente sotto il nome di Zimbabwe. Offrì posizioni ministeriali-chiave ai bianchi e permise persino al loro leader, Ian Smith, di rimanere nel Paese. Il rivoluzionario Mugabe appariva come un leader modello.
Avviò principalmente una riforma agraria. I primi espropri di terre di proprietà dei bianchi causarono un disastro agricolo. Le terre espropriate vennero date ai fedeli del regime che non avevano le conoscenze e le tecniche per sfruttarle. L’agricoltura, il pilastro dell’economia, fu rovinata, il che immerse la popolazione in miseria e carestia. La riforma fece precipitare il collasso di un’economia già in difficoltà. La liquidità era scarsa e il 90% degli zimbabwesi era disoccupato. Centinaia di migliaia di neri diventarono proprietari di case, ma al prezzo di una violenza che costrinse la maggior parte dei 4.500 agricoltori bianchi a lasciare il Paese. Alle elezioni presidenziali e legislative del marzo 2008, Morgan Tsvangirai arrivò per primo al primo turno, ma il regime represse violentemente l’opposizione. Questo sarà il caso di tutte le elezioni seguenti.
Nell’ottobre 2017, Robert Mugabe ha licenziato il suo vice presidente Emmerson Mnangagwa, sotto la pressione della sua influente e ambiziosa moglie Grace, che era in corsa per succedergli. È la “cannuccia che ha rotto la schiena del cammello”, come si dice da quelle parti. L’esercito ha preso il potere. Il capo di Stato più longevo del mondo, considerato a lungo inarrestabile, è costretto a dimettersi il 21 novembre 2017.