Robert Capa e gli anni della guerra in Italia

A settanta anni di distanza, la mostra racconta lo sbarco degli Alleati in Italia con una selezione di fotografie provenienti dalla serie Robert Capa Master Selection III conservata a Budapest
Scatto di Robert Capa

A settanta anni di distanza, la mostra racconta lo sbarco degli Alleati in Italia con una selezione di fotografie provenienti dalla serie Robert Capa Master Selection IIIconservata a Budapest e acquisita dal Museo Nazionale Ungherese

 

Esiliato dall’Ungheria nel 1931, Robert Capa (Budapest, 1913 – Thái Binh, Vietnam, 1954) inizia la sua attività di fotoreporter a Berlino e diventa famoso per le sue fotografie scattate durante la guerra civile spagnola tra il 1936 il 1939. Quando arriva in Italia come corrispondente di guerra, ritrae la vita dei soldati e dei civili, dallo sbarco in Sicilia fino ad Anzio: un viaggio fotografico, con scatti che vanno dal luglio 1943 al febbraio 1944 per rivelare, con un’umanità priva di retorica, le tante facce della guerra spingendosi fin dentro il cuore del conflitto.

 

 

Le immagini delgrande fotoreporter di guerra,colpiscono ancora oggi per la loro immediatezza e per l’empatia che scatenano in chi le guarda. Lo spiega perfettamente lo scrittore John Steinbeckin occasione della pubblicazione commemorativa di alcune fotografie di Robert Capa: «Capa sapeva cosacercare e cosa farne dopo averlo trovato. Sapeva, ad esempio, che non si può ritrarre laguerra, perché è soprattutto un’emozione. Ma lui è riuscito a fotografare quell’emozioneconoscendola da vicino».Ed è così che Capa raccontò la resa di Palermo, la posta centrale di Napoli distrutta da una bomba ad orologeria o il funerale delle giovanissime vittime delle famose Quattro Giornate di Napoli.

 

 

E ancora, vicino a Montecassino, la gente che fuggiva dalle montagne dove impazzavano i combattimenti e i soldati alleati accolti a Monreale dalla gente o in perlustrazione in campi opachi di fumo, fermo immagine di una guerradove cercano – nelle brevi pause – anche il recupero di brandelli di umanità.Considerato da alcuni il padre del fotogiornalismo, da altri colui che al fotogiornalismo ha dato una nuova veste e una nuova direzione, Capapur non essendo un soldato, visse la maggior parte della sua vita sui campi di battaglia, vicino alla scena, spesso al dolore, a documentare i fatti: «Se le tue fotografie non sono all’altezza, non eri abbastanza vicino», ha confessato più volte.

 

 

In oltre vent’anni di attività ha seguito i cinque maggiori conflitti mondiali: la guerra civile spagnola, la guerra sino-giapponese, la seconda guerra mondiale, la guerra araboisraeliana del 1948 e la prima guerra d’Indocina. Le settantotto fotografie in mostra a Parma che raccontano gli anni della seconda guerra mondiale in Italia,continuano a mostrare una guerra fatta di gente comune, di piccoli paesi uguali in tutto il mondo ridotti in macerie, di soldati e civili, vittime di una stessa strage. Perché l’obiettivo di Capa trattava tutti con la stessa solidarietà, fermando la paura, l’attesa, l’attimo prima dello sparo, il riposo, la speranza.

 

“Robert Capa in Italia 1943 – 1944”, organizzata e prodotta dalla Fratelli Alinari Fondazione per la Storia della Fotografia in collaborazione con il Museo Nazionale Ungherese di Budapest. A Parma, Palazzo Pigorini, fino al 15 gennaio 2017.

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