River-Boca: dalla festa alla figuraccia

Sospesa sine die la finale della Copa Libertadores tra le squadre più blasonate dell’Argentina. Un mix di vergognose negligenze e di dirigenti dal cervello bacato, in un Paese che pare aver smarrito il senso dei beni comuni

Che il super derby Boca Juniors-River Plate non sarebbe stata una festa del calcio lo annunciava la misura preventiva di far disputare i 180 minuti della finale della Copa Libertadores in assenza di tifosi avversari. Anche all’andata, finita 2 a 2, ci furono incidenti, meno gravi. Ma questa volta la combinazione di fanatismo e biechi interessi è riuscita a coprire di vergogna un Paese intero e ad annacquare una giornata calcistica che aveva convocato più di 800 inviati speciali da 22 Paesi.

 A due ore dal fischio d’inizio, il bus della squadra xeneize (come viene definito Boca, ossia, «genovese» con una chiara allusione a coloro che sono stati i suoi fondatori) proveniva dall’ampio viale nelle cui vicinanze è sito lo stadio Monumental di River. Il tragitto prevedeva che il bus girasse a destra per percorrere gli ultimi centro metri fino allo stadio. Ma sulla curva erano di guardia alcune centinaia di tifosi del River Plate. È inspiegabile sia il tragitto scelto, esistevano in effetti delle alternative, sia l’assenza sulla curva delle forze dell’ordine (3 mila effettivi erano stati contrattati per la partita); così come la mancanza di reazione della scorta (18 motociclette) che di fronte alla situazione visibile da almeno 500 metri, non ha fermato il bus e non ha cambiato di direzione lungo un viale chiuso al traffico. Quando il pullman è giunto all’altezza dei tifosi, sono partite pietre ed altri oggetti, col risultato di finestrini infranti, uso indiscriminato di lacrimogeni e di gas al peperoncino, il capitano di Boca con un occhio ferito, un altro con lievi tagli, vari con nausea e gola irritata. Una negligenza grave.

La finale tra Boca Juniors e River Plate sospesa per incidentiLa Conmebol, organizzatrice della Copa Libertadores, ha dimostrato di non essere all’altezza della situazione sul piano del buon senso. I dirigenti hanno premuto con insistenza per far disputare la partita, insieme al presidente della Fifa, Gianni Infantino, anche lui convinto che lo show debba continuare sempre e comunque. La solidarietà dei giocatori del River ha consentito che lo spettacolo fosse rimandato a domenica, per poi essere sospeso sine die. La Conmebol è riuscita a capire che non c’erano le condizioni per un duello in parità di condizioni.

L’episodio proietta un cono d’ombra sul calcio argentino e internazionale, ed anche sulla convivenza tra gruppi di ultras incivili e non meno incivili dirigenti. Più di 260 mila dollari sono stati sequestrati in casa di un conosciuto leader ultras del River, risultato della scandalosa rivendita di biglietti d’ingresso (ne aveva altri 300 ancora da vendere), “regalati” agli ultras. I club per anni li hanno finanziati per sostenere le squadre, ma questi sono diventati anche manovalanza per la politica, pagati spesso per sloggiare lavoratori pubblici e privati in sciopero. In modo irresponsabile, durante la presidenza di Cristina de Kirchner è stato loro facilitato il viaggio ai mondiali per sostenere la nazionale. Ed ormai è difficile liberarsi di questa scomoda alleanza: gli ultras potrebbero rivelare i retroscena dei negoziati nel caso i dirigenti li scarichino.

La finale tra Boca Juniors e River Plate sospesa per incidentiNon mancano pubblici ministeri e magistrati che, dopo una telefonata del presidente di un club, liberino accusati di violenza e vandalismo, nonostante ormai le telecamere di sicurezza filmino tutto dalla a alla zeta. E questo in un contesto in cui le forze dell’ordine sono incapaci di gestire una via di mezzo tra la negligenza passiva e la reazione selvaggia. Tutti i tentativi di riformarle cozzano contro lo scoglio di come istruirle in modo che agiscano da tutori dell’ordine e non da complici del caos.

È l’esempio di un Paese dove ristretti gruppi, determinati da interessi politici o di altro tipo, hanno la forza di imporre la loro volontà sulla gran maggioranza pacifica – come i 66 mila tifosi che in pace questo fine settimana aveva voglia di far festa –, e che pare aver smarrito il senso del bene comune. Qualcuno deve cominciare a dire basta a questi scempi.

 

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