Rivedi la diretta sui corridoi umanitari

I corridoi umanitari sono una grande idea italiana di accoglienza. Sicura e legale. Più di 3500 migranti sono arrivati in Italia in aereo, seguiti nel percorso di integrazione, attivando le comunità locali con le loro migliori energie. Un modello da seguire. Ne parliamo con Daniele Albanese referente per i corridoi umanitari dell’ufficio di politiche migratorie e protezione internazionale di Caritas italiana. Beppe Amico, direttore della Caritas diocesana di Asti e Gianni Tomelleri coordinatore del servizio accoglienza di stranieri e rifugiati della Caritas di Verona. Moderano Candela Copparoni e il sottoscritto.

Rivedi l’approfondimento sui corridoi umanitari. Cosa sono? Come funzionano? Sono una pratica replicabile su larga scala e un modello di accoglienza imitabile anche in piccole comunità? La diretta comincia con una cornice della situazione attuale e i dati delle migrazioni al tempo della pandemia. Viene evidenziato che le consuete rotte orientate verso il Mediterraneo centrale virano verso la Spagna e le isole Canarie. Altro tema importante: l’Unione europea sta rinegoziando l’accordo con la Turchia? Può l’Europa lasciare gestire le frontiere ad un Paese terzo e restare costantemente sotto il ricatto turco? Come potrebbero essere gestiti diversamente questi ingenti fondi, oltre 6 miliardi di euro?

Il secondo aspetto affrontato riguarda in modo più specifico i corridoi umanitari. I corridoi umanitari sono una delle vie complementari di ingresso, su quale base giuridica si fondano. Insomma perché sono legali? A chi è rivolto il programma sui corridoi umanitari? È un programma che funziona? È replicabile, è solo una valida testimonianza o potrebbe su più vasta scala diventare un modello imitabile? Qual è la situazione dei campi nei Paesi terzi in cui si trovano i profughi? Come si fa la selezione delle persone idonee per ricevere asilo?

Terzo punto della diretta è esaminare con esperienze concrete come si gestisce l’accoglienza una volta arrivati in Italia. I costi dell’accoglienza non sono responsabilità dello Stato. Come si finanziano allora questi programmi?

La Caritas di Asti racconta l’accoglienza di 3 famiglie eritree, una cattolica, una ortodossa e una musulmana, le sfide da affrontare, la preparazione remota che occorre prima di essere pronti a ricevere delle famiglie, l’attivazione delle risorse personali e del territorio per una carità fattiva, le luci e le ombre di un processo generoso che mette in moto comunità, associazioni, parrocchie, movimenti, uomini di buona volontà.

Lo stesso accade a Verona dove sono state accolte con i corridoi umanitari circa 30 persone e da settembre si continua con una novità: i corridoi universitari. Una borsa di studio messa a disposizione della Università di Verona per uno studente africano.

L’anima che anima migliaia di volontari è ben espressa dalle parole pronunciate a Roma il 29 novembre 2019 in un discorso a braccio durante la sua visita alla Caritas diocesana dove ripropone l’esempio del samaritano, che pur non essendo religioso, soccorre l’uomo ferito dai ladri e lo porta in una locanda, pagando il locandiere per farlo mangiare. Il papa disse: «Io penso: quel locandiere, cosa aveva pensato? Questo è un pazzo! Questa è la parola che io vorrei dirti: pazzia. Pazzia d’amore, pazzia di aiutare, pazzia di condividere la propria vulnerabilità con i vulnerabili. Non so. Pazzia. Questo è il programma: pazzi. Pensare al locandiere».

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