Rivedi la diretta, la pandemia e le 3B, Biden, Brexit, Bolsonaro
«Scosso dal recente assedio al Congresso. Prego per coloro che hanno perso la vita – cinque –, l’hanno persa in quei drammatici momenti. Ribadisco che la violenza è autodistruttiva sempre. Nulla si guadagna con la violenza e tanto si perde. Esorto le Autorità dello Stato e l’intera popolazione a mantenere un alto senso di responsabilità, al fine di rasserenare gli animi, promuovere la riconciliazione nazionale e tutelare i valori democratici radicati nella società americana». Sono le parole del papa pronunciate al termine della preghiera dell’angelus di domenica 10 gennaio che ripercorrono in sintesi i fatti e le sfide dell’assedio a Capitol Hill dai manifestanti che avevano appena assistito ad un comizio di Donald Trump che incendia la folla: «So che andrete a protestare davanti a Capitol Hill. Pacificamente. Dovete essere forti. Non credo sarete gentili con i repubblicani che si dimostreranno deboli». Si può comprendere l’America risentita, la rabbia, il malcontento di tanti americani per la delusione del voto elettorale, per la crisi econimica e l’emergenza sanitaria, ma il percorso elettorale e istituzionale va sempre rispettato ad ogni costo. Karl Popper così definiva ne La società aperta e i suoi nemici il paradosso della tolleranza: «Se non siamo disposti a difendere una società tollerante contro l’attacco degli intolleranti, allora i tolleranti saranno distrutti e la tolleranza con essi». Parte da questa riflessione il dibattito in diretta online con alcuni dei nostri corrispondenti. Maddalena Maltese da New York spiega, citando Martin Luther King che «ciò che mi spaventa non è la violenza dei cattivi è l’indifferenza dei buoni». In fondo i fatti di Capitol Hill sono lo sbocco naturale di una lunga campagna di Donald Trump contro le istituzioni democratiche. «Neanche l’accusa sui brogli – chiosa Maddalena Maltese – è una novità. Già nel 2016 diceva che, nonostante avesse vinto, che i voti per la Clinton erano falsi e andavano attribuiti a lui. Il problema di fondo di queste elezioni è che i voti contestati sono quelli di Stati con una prevalenza di afroamericani e l’assalto al Congresso è stato fatto da bianchi. Mostra come il problema razziale non sia mai stato risolto». La discussione prosegue sui temi della leadership americana ormai mutata storicamente e che Joe Biden definisce ora non come «l’esempio del potere, ma il potere dell’esempio», e il bisogno di pacificare una società molto polarizzata cominciando dai problemi concreti: controllare la pandemia, rilanciare l’economia, la giustizia fiscale, riaprire le porte ai problemi ambientali, al cambiamento climatico.
Dagli Stati Uniti ci spostiamo al Brasile per parlare, con Alberto Barlocci, corrispondente dal Cile, di alcune problematiche del governo di Jair Bolsonaro. Il Brasile è, infatti uno dei paesi più colpiti dalla pandemia, il secondo con il maggior numero di morti dopo gli Stati Uniti, con più di 200.000 vittime, e il terzo con più casi dopo Stati Uniti e India, con oltre 8 milioni di contagi. Tuttavia, Bolsonaro è stato un netto negazionista e il governo non ha ancora fissato una data per l’inizio della vaccinazione, preferendo dare la priorità all’economia del Paese che ha chiuso il 2020 con una contrazione di circa il 4,5%, mentre la disoccupazione continua a crescere. Recentemente, le dichiarazioni del presidente hanno suscitato polemiche poiché ha confessato che la pandemia ha lasciato il Paese in bancarotta, ma che non può fare nulla per salvarlo. Inoltre, 68 milioni di persone con basse risorse non riceveranno più sussidi. Bolsonaro, inoltre, non solo ha ribadito il suo sostegno e forte vicinanza a Trump, ma c’è già stato qualche episodio di confronto con Biden. Uno degli assi principali del nuovo presidente eletto sarà infatti quello di tutelare l’Amazzonia, all’interno del piano di politica ambientale e lotta contro il cambiamento climatico. In quest’ottica, ha annunciato che una delle prime richieste che farà come nuovo presidente sarà il rientro degli Stati Uniti nell’accordo di Parigi. Ciò si tradurrà in una maggiore pressione sul governo brasiliano, che deve agire contro la crescente deforestazione.
Dal Brasile alla Brexit dove il nostro corrispondente Frank Johnson ha spiegato come la campagna politica per convincere l’opinione pubblica della bontà della Brexit si fondò su due assunti falsi. Che la Gran Bretagna avrebbe avuto da spendere 350 milioni di sterline in più a settimana e che si sarebbero bloccati gli immigrati. Ora che la Brexit è stata consumata si cominciano ad intravedere gli impatti sulla vita quotidiana: maggior costo della vita, assicurazione sanitaria per vacanze all’estero, ritorneranno i costi di roaming per le telefonate, necessità del passaporto per entrare nel Regno Unito, tanto per fare alcuni esempi.
L’accesso ai mercati si ridurrà rispetto alle opportunità offerte dal mercato unico. Per compensare il calo degli scambi commerciali con il continente Boris Johnson ha concluso un altro accordo con la Turchia – «mettendo da parte – ha scritto su Repubblica Bernard-Henry Levi – la questione dei diritti umani. Per la cultura, invece, è stato cancellato il programma Erasmus».
Sono alcuni dei temi a cui si sono aggiunte diverse domande da chi ci seguiva in chat per una diretta vista da più di 3 mila persone e molto gradita.
(Ha collaborato Candela Copparoni)
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