Rivedi la diretta su Democrazia e legge elettorale

Perchè è necessario un serio confronto sulla legge elettorale per la democrazia italiana alla vigilia dell'elezione del nuovo presidente della Repubblica
legge elettoralee LaPresse - Mauro Ujetto

«Ai partiti non interessa davvero la crescita dell’astensionismo dal voto politico». Anzi, un minor numero di elettori è più facile da gestire ma si perdere la legittimità a governare. Sarebbe opportuno limitare il potere decisionale degli eletti a seconda della partecipazione reale al voto. Ci vorrebbe un quorum minimo di partecipazione elettorale per legittimare interventi strutturali destinati ad incidere sulla vita di tutti.

A questa conclusione è giunto il professor Paolo Pombeni, decano di studi politici e storico dei sistemi democratici. La ferita aperta del nostro Paese affonda nella mancanza di democrazia interna ai partiti sottolinea Iole Mucciconi, editorialista di Città Nuova, e pertanto occorre impegnarsi per una maggiore partecipazione da parte della società civile, senza attendere che certi spazi venfano concessi dall’alto.

È quello che ha provato a fare Città Nuova con l’incontro pubblico via web promosso lunedì 13 dicembre 2021 mentre l’attenzione generale è rivolta alla partita sulla scelta del successore di Mattarella al Quirinale. Come ha scritto Pombeni su Mente politica, «si continua a bombardare l’opinione pubblica con il toto nomi per il sommo Colle e ad appassionarsi nell’analisi su chi riuscirà ad approfittare del grande marasma che promette un parlamento balcanizzato e in una quota non banale rappresentato da personaggi di assai scarso spessore (dispiace dirlo, ma è un tema che andrebbe esplicitato, almeno per mettere quegli onorevoli sotto i riflettori in modo da evitare che combinino guai)».

C’è bisogno quindi di un dialogo serio, basato sulle idee e su tesi contrapposte per arrivare ad un sano confronto democratico lontano da suggestioni emozionali alimentate da una certa gestione dell’informazione dei social media.

Non è possibile lasciare in sospeso il fatto di avere una legge elettorale vigente votata nel 2017 con un voto di fiducia. Il meccanismo delle liste bloccate dei candidati scelte dai vertici dei partiti costituisce una menomazione nella scelta libera da parte degli elettori che sono portati, perciò, a lungo andare a disertare le urne perché persuasi di contare poco nelle scelte che contano a livello politico. Una tendenza che sembra inarrestabile e che ha toccato anche le ultime elezioni amministrative dove era possibile il voto di preferenza. Uno stato di fatto che non può non allarmare se letto assieme alla fascinazione verso soluzioni autocratiche di affidamento del potere all’ uomo forte di turno.

Come mette in evidenza Pietro Adami, del Coordinamento per la democrazia costituzionale, anche il recente taglio del numero dei parlamentari ha generato un problema, una sorta di baco, che impone la riforma delle legge elettorale.

La riduzione del numero dei parlamentari  ha un effetto distorsivo della rappresentanza, ad esempio in quelle Regioni italiane che distribuiscono tre senatori, tra quattro o cinque partiti: «si è calcolato che in alcune Regioni un partito dovrà avere oltre il 30% dei voti, per eleggere un senatore. Ma i senatori non possono farsi a fette piccolissime, come le torte quando ci sono troppi invitati, e dunque, se non possono essere affettati i senatori, significa che i collegi dovranno assegnarne di più. Altrimenti, il rischio è che le liste che godranno, nei singoli territori, anche di una piccola maggioranza conquisteranno una larga maggioranza nazionale dei seggi. Una maggioranza  sproporzionata rispetto ai voti ottenuti».

Problemi oggettivi che non possono essere affrontati in fretta ad un anno dalle elezioni politiche del 2023 o, peggio ancora, nella ipotesi di ricorso alle urne per la possibile crisi del governo Draghi, ipotizzata da alcuni, dopo la scelta del nuovo Presidente della Repubblica che avverrà ad inizio 2022.

Dare voce e rappresentanza reale agli italiani non può essere una questione sequestrata al confronto pubblico per essere affrontata solo dalle segreterie dei partiti secondo la pretesa convenienza tattica del momento. Ecco perché si propone il dialogo serio e competente come contributo da allargare ad altri interventi e proposte. Il sale della democrazia non può rischiare di perdere il suo sapore senza portare conseguenze negative sulla società.

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