Ritorno alla normalità
Ieri sera imbarcati gli ultimi migranti presenti sull’isola, anche se stanotte ci sono stati nuovi arrivi. Vandalizzata la casa parrocchiale che ospitava i minori. Stasera una veglia di preghiera
È strano passeggiare per la centralissima via Roma e ritrovarsi solo tra lampedusani. Dopo tutti questi giorni in cui la lingua ufficiale era diventata l’arabo e la nazionalità era quella tunisina, sembra strano essere ritornati alla normalità. Ieri sera all’inaugurazione di una nuova enoteca salumeria Ida c’erano solo loro: i pescatori, gli impiegati, le mamme, i ragazzi tornati liberamente in giro. Nessun migrante seduto alla piazzetta dell’obelisco, nessuno sui gradini della chiesa a elemosinare cibo, nessuno sulla collina della vergogna. Solo un paio di giovani tunisini ieri mattina hanno fermato Pina chiedendole due paia di scarpe. E ancora una volta la rete di solidarietà si è messa in moto e in un’ora c’erano già dei mocassini, numero 41 e 43. «Certo dopo tutto il lavoro di questi giorni – dice una volontaria della Caritas – ci sentiamo quasi disoccupati».
Stanotte ci sono stati nuovi arrivi: duecentodieci, che sommati a quelli di ieri sono diventati quasi novecento. Tutti sono stati trasferiti immediatamente a cala Pisana, dove attendono il traghetto Excelsior che li imbarcherà verso i centri italiani. Il piano presentato dal presidente del Consiglio si sta attuando almeno per i punti più urgenti. Stamattina l’esercito è impegnato nel completare lo smantellamento delle baracche sulla spiaggia delle palme e sulla collinetta che la sovrasta. Si torna a respirare normalità. «Ma la situazione non è risolta, non è finita», Cristina è certa che gli sbarchi continueranno con tutti i rivolgimenti che si stanno verificando in Nordafrica. La signora Maria è invece soddisfatta: «Dopo più di un mese posso tornare a tenere la porta aperta, le chiavi all’esterno. Mi sento finalmente tranquilla».
Ieri venti ragazzi ospitati nella casa della fraternità, offerta dalla parrocchia come ricovero in queste settimane d’emergenza, hanno appiccato un incendio. Il timore di venire abbandonati sull’isola, vedendo tutti gli altri compatrioti partire, ha scatenato una rissa incontrollabile. Le forze dell’ordine si sono trovate impreparate a fronteggiare gli atti di vandalismo che hanno letteralmente distrutto suppellettili, porte e finestre. Desolati e arrabbiati i volontari della parrocchia: «Non ci aspettavamo un grazie, ma non ci meritavamo tutto questo». Ancora una volta le comunicazioni non hanno funzionato: è stata questa una delle carenze più evidenti di questo piano di assistenza. I tunisini fuori dal centro di prima accoglienza non sono stati adeguatamente informati della loro sorte e degli sviluppi della loro vicenda. Questo carpire informazioni frammentarie in uno stentato italiano o in francese ha spesso innescato delle micce di rivolta. E quella di domenica è stata l’ultima.
Stasera tutta l’isola si prepara alla veglia di preghiera organizzata dal Rinnovamento dello Spirito. Sul palco della piazza saranno presenti Salvatore Martinez, coordinatore nazionale del movimento, e il vescovo di Agrigento, Francesco Montenegro. Alle 19 anche Manduria, la città pugliese che ospita la tendopoli dei migranti, sarà in collegamento per vivere coralmente con i lampedusani questo momento di riflessione. «Ammirati dallo spirito di solidarietà, dall’operosa accoglienza, dalla testimonianza di carità che i lampedusani e i siciliani tutti stanno usando all’indirizzo di tanti poveri, perseguitati, clandestini approdati nelle nostre coste, desideriamo contribuire al perseguimento di vere politiche di giustizia sociale anche attraverso la preghiera», ha dichiarato Martinez.