Ritorno al Vangelo

Inizia da questo numero un approfondimento su un punto cardine della spiritualità dell’unità, la Parola di Dio, così come andò definendosi attraverso l’esperienza di Chiara Lubich e delle sue prime compagne. È tratto da una conversazione dell’attuale presidente dei Focolari svoltasi il 21 settembre scorso.
Centro Ave Arte

Anche nella preparazione di questa conversazione sono stati gli Statuti a guidarci. Proprio mentre li consultavo per prepararmi, mi è parso di rivivere quei momenti in cui, trovandomi fianco a fianco con Chiara per lavorare al loro aggiornamento, mi sono accorta quanto lei avesse in cuore di rimettere in ordine i punti della spiritualità così come Dio glieli aveva fatti scoprire e vivere uno dopo l’altro. Tanto che un giorno mi aveva proprio precisato: «Abbiamo scelto Dio, poi abbiamo capito che bisognava fare la volontà di Dio, e ci siamo buttati in essa. Ma dove trovavamo la volontà di Dio? Nel Vangelo, nella Parola di Vita. Quindi il Vangelo viene ancora prima della scoperta dell’amore al fratello. Solo dopo, nel Vangelo, abbiamo scoperto tutto il resto; solo dopo Dio ha sottolineato i passi che parlano di amore. Solo perché vivevamo il Vangelo sono venuti fuori gli altri punti della spiritualità».

 

Per me è stata una sorpresa. Si tratta di puntare al Vangelo perché lì si radica anche l’amore al fratello.  Quest’anno, dunque, per essere fedeli agli Statuti, approfondiamo la Parola.

Ho trovato anche una profonda consonanza con la vita della Chiesa oggi. Essa dedica infatti quest’anno alla “nuova evangelizzazione”, dandole particolare rilievo anche col farne il tema del prossimo sinodo. Ora l’evangelizzazione consiste proprio nel vivere ed annunciare la Parola di Dio.

 

Siamo dunque chiamati a ritornare al Vangelo impegnandoci a viverlo con una intensità particolare, coscienti che – come Chiara stessa ci ha confidato – è l’eredità più importante che ha sentito di trasmetterci: «Lascia a chi ti segue solo il Vangelo. Se così farai, l’Ideale dell’unità rimarrà».

 

Torniamo ancora ai primi tempi della nostra storia. Se c’è un’immagine che tutti ricordiamo con commozione, perché lì troviamo le nostre radici, è quella di una cantina buia, dove – a lume di candela – Chiara e le sue compagne leggono il Vangelo. Hanno in mano solo questo piccolo libro.

La guerra ha distrutto ogni cosa; ha strappato via ogni ideale umano, lasciando impellente una domanda: ma c’è un ideale che non muore?!

 

Chiara è lì in quella cantina buia, ma ha già fatto la fondamentale scoperta di cercare la verità non sui libri ma in Gesù, l’uomo-Dio, la Verità incarnata. Lei e le amiche non sanno neppure se riusciranno a sopravvivere alla distruzione che la guerra porta con sé ora dopo ora. Eppure credono al Vangelo. Solo la vita del Vangelo resta.

Fermiamoci un attimo: questo episodio è solo un bell’aneddoto della vita di Chiara o ha qualcosa da dire a ciascuno di noi e a tutto il movimento nel suo insieme?

 

Guardiamoci intorno: anche oggi ci troviamo – possiamo dire – in una cantina buia. È il mondo con le sue sfide e i suoi interrogativi. Lo sperimentiamo ogni giorno: la Verità è sostituita da molte verità; i valori sembrano scomparsi; prevale l’interesse economico e l’utilitarismo; le relazioni tra persone e tra popoli viaggiano spesso su binari quanto mai fragili e precari; il nucleo familiare sembra non avere più significato.

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