Ritorno al futuro: riecco la comunità

Oltre Stato e Mercato. L’interessante analisi del noto economista indiano Raghuram Rajan in linea con il principio di sussidiarietà e l’importanza dei corpi intermedi, patrimonio del pensiero sociale cristiano
AP Photo/Richard Drew

L’endorsement di due colleghi premi Nobel per l’economia, Schiller e Sen, sulla quarta di copertina è un ottimo biglietto di presentazione.

Ma “Il terzo pilastro”, ultima fatica di Raghuram Rajan, ex governatore della banca centrale indiana nonché capo economista al FMI, è un testo che sfonda i confini tradizionali della scienza economica, per offrire al lettore una prospettiva interdisciplinare sul tempo presente.

Già in premessa, l’autore ci sorprende con un’amara constatazione: nel Paese a stelle e strisce, terra dell’abbondanza, dal 2009 al 2013 sono morti mezzo milione di americani bianchi non ispanici, di istruzione elevata, a causa di droga, alcool e suicidi, l’equivalente di dieci guerre del Vietnam. Paradossalmente gli altri gruppi etnici, considerati normalmente più svantaggiati, sono meno soggetti a questo fenomeno.

Rajan si chiede come mai i tipici esponenti del sogno americano e i loro analoghi dei Paesi ricchi dell’Occidente, sembrano aver perso la speranza e con questo sentimento inseguono le illusorie soluzioni proposte dai sovranisti dei due lati dell’Atlantico.

Nella sua indagine cerca di capire come si collegano i fenomeni di degrado economico e sociale con il dirompente sviluppo tecnologico e la crescita delle disuguaglianze, come quella fra salario medio e quello delle persone più capaci.

Analisi e ricette sulla crisi economica e politica si sono concentrate sulle due grandi istituzioni (pilastri), Stato e Mercato, a cui abbiamo affidato esiti e destini della nostra vita in comune, generando anche un accesissimo dibattito sul ruolo da affidare a ciascuno dei due.

Rajan accende i riflettori sul terzo pilastro, quello dimenticato, la Comunità (community) intesa come quel “gruppo sociale di qualunque dimensione i cui membri risiedono in un luogo specifico, condividono i medesimi organi di governo e hanno spesso una tradizione culturale e storica in comune” – secondo la definizione del dizionario di lingua inglese. Un soggetto che richiama le tipiche espressioni della polis dal quartiere al comune.

Per comprendere il ruolo dei tre pilastri, l’economista indiano mostra come in origine la tribù fondesse in sé Stato, Mercato e Comunità. Identifica poi le dinamiche di separazione avvenute storicamente con lo sviluppo dei commerci, in cui si afferma il “Mercato”, e quelle che hanno portato alla nascita Stati moderni.

Rajan raggiunge, infine, il tempo presente e fotografa minuziosamente la situazione di squilibrio che si è venuta a creare fra i tre pilastri. Solo per accennare ad alcuni fenomeni, l’establishment politico è screditato, i mercati hanno invaso ambiti non propri senza risolvere i problemi della gente, le comunità sono indebolite dall’individualismo e dalla tentazione di chiusura.

La tesi centrale del libro è che i tre pilastri funzionano quando sono in equilibrio fra di loro. Per raggiungerlo l’economista indiano individua alcune piste di riforma di Stato e Mercato collocando la comunità in un ruolo centrale.

A quest’ultima viene chiesto di riappropriarsi di spazi che oggi sono in capo a Stato e Mercato, spazi di sovranità e di economia inclusiva, che valorizzano al massimo la prossimità e la creazione di valore sociale. In questo modo, come mostrano alcuni esempi, è possibile la ri-generazione economica e sociale (ma anche democratica) di luoghi e persone.

Rajan riassume questo nuovo ruolo della comunità in localismo, inteso come più potere, risorse e attività nella comunità in risposta al disorientamento provocato da mercati globali e tecnologie. Un’idea molto sintonica col principio di sussidiarietà e la presenza di corpi intermedi che conosciamo dalla tradizione del pensiero sociale cristiano, rintracciabile pure in tutte quelle forme di innovazione sociale e politica che valorizzano il protagonismo dei cittadini, singoli ed organizzati.

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