Ritorno a Sion dall’India
Intorno a dicembre sono arrivate in Israele 160 persone provenienti dagli Stati del Mizoram e di Manipur, due delle cosiddette sette sorelle, i sette stati confinanti con Cina e Bangladesh all’estremo Nord-Est del sub continente indiano. Una notizia interessante ma che non ha certamente catalizzato l'attenzione dei media. La popolazione dei due stati è caratterizzata da varie etnie con tratti somatici sino-mongoli, che parlano una varietà di dialetti. All’interno di questi stati sono state rintracciate delle famiglie che, secondo ricerche e studi da parte degli uffici che da anni lavorano per rintracciare ebrei della diaspora, fanno parte della Bnei Menashe, una delle tribù perdute d’Israele. Per questo, da alcuni mesi è ripreso il processo, curato dal Ministero degli Interni dello stato di Israele, per realizzare l’ ‘Aliyah’, il ritorno a Sion, di questi figli del popolo ebraico.
Questi discendenti ebrei erano stati già individuati negli anni novanta, sulla base di ricerche realizzate dal rabbino Eliyahu Avichail, fondatore nel 1980 di “Amishav”, un’organizzazione che si dedica alla ricerca delle tribù perdute di Israele. L’Aliya è iniziata agli albori del nuovo millennio, con circa un paio di migliaia di Bnei Menache, che emigrarono verso Israele attorno al 2000. Sono seguite vari dispute riguardo alla origine autentica e, quindi, all’essere ebrei o meno di queste tribù del nord-est dell’India. Si trovò, infine, una soluzione grazie al Rabbinato di Israele, che decise di considerare questi gruppi etnici ebrei per via della loro “devozione”. Fu, tuttavia, chiesta una conversione, che è stata prevista per i gruppi recentemente sbarcati in Israele e tutti quelli che ancora arriveranno per completare il ‘ritorno a Sion’ dei 7200 discendenti ebrei ancora in India. I Bnei Menashe sono convinti che Manmasi, il loro più lontano antenato, fosse in realtà il Menascè, figlio di Giacobbe, di cui si parla nel Vecchio Testamento.
La scoperta iniziale delle radici ebraiche di queste popolazioni avvenne quando i primi missionari britannici, nel XIX secolo, arrivarono nella parte dell’estremo nord-est indiano. Rimasero stupiti a vedere come alcune tribù non solo adorassero un solo Dio, ma avessero dimestichezza con alcune parti della Bibbia. La gran parte della popolazione di queste zone dell’India si è, successivamente, convertita al cristianesimo, seguendo soprattutto battisti e presbiteriani e, negli ultimi decenni, anche i cattolici. Tuttavia, molti hanno conservato tradizioni e costumi risalenti alle origini ebraiche fino a che, alla fine degli anni ottanta, un gruppo di Bnei Mesashe ha deciso di tornare completamente all’ebraismo.
E’ necessario ricordare che la presenza ebraica in India è stata sempre viva, sebbene con comunità limitate in numero e località. Si trovano, o trovavano, sulla costa occidentale della penisola: Mumbai e Pune, in Maharashtra, e Kochi, nello stato del Kerala, hanno sinagoghe. Qui, tuttavia, le famiglie erano (sono pochi coloro che sono rimasti) sefardite, provenienti dall’Iraq e dal mondo arabo, soprattutto per motivi commerciali. A Kochi la zona del mercato delle spezie era controllata quasi interamente da famiglie di provenienza medio-orientale ebraiche. Attualmente sono rimaste sette famiglie che curano la locale sinagoga, un tempio meta di turismo e, tuttora, ben mantenuto con maioliche fiamminghe di notevole valore. I Bnei Menache costituiscono una dimensione diversa, rispetto a queste altre presenze.
Il processo di immigrazione verso la "terra promessa" è curato dalla già menzionata Shavei Israel, che si occupa di assicurare la necessaria documentazione di viaggio e la sistemazione in campi di transito, una volta approdati a Gerusalemme, dove queste comunità verranno debitamente convertite all’ebraismo secondo le norme previste dal Gran Rabbinato, prima di essere assegnate ai vari luoghi di residenza. Gli ultimi gruppi di una certa consistenza arrivati in Israele da Manipur e Mizoram, risalgono al 2006 e al 2007. Circa tremila persone sono arrivate in questi decenni in Israele provenienti da questa parte dell’India. Nel dicembre scorso, la Knesset, il Parlamento israeliano, ha autorizzato l’arrivo di altre 900 persone.
Ufficialmente, per la Repubblica dell’India la tribù protagonista di tale fenomeno, è categorizzata come Kuki Chin Mizo e proviene da lunghi processi migratori a seguito della deportazione in Persia e a successivi spostamenti verso l’attuale Afghanistan e altipiano del Tibet, Mongolia, Laos, Vietnam e Myanmar. Nonostante i millenni e i molti spostamenti i Kuki Chin Mizo hanno mantenuto canti ed inni con parole che vengono dalla Bibbia, tipo "Litenten Zion" "Andiamo verso Sion".