Ritorno a Istanbul
Comune impegno di Bartolomeo I e di Maria Voce, presidente dei Focolari, in visita al patriarca di Costantinopoli.
Tempo propizio, quello di fine anno, per un appuntamento ecumenico: Natale è appena trascorso e si avvicina la prospettiva della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani (18-25 gennaio). Tempo inclemente invece, quello meteorologico, qui in un’Istanbul vestita di grigio, infreddolita da un’insistente pioggerellina, mentre le nuvole dominano il Bosforo.
In mezzo al traffico si è districata, lo scorso 27 dicembre, anche l’auto che portava Maria Voce, presidente del Movimento dei focolari, ad incontrare Bartolomeo I. Destinazione il Fanar, sede (dal 1601) del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, che si affaccia sul Corno d’Oro.
Maria Voce conosce bene la metropoli. Qui ha vissuto dal 1978 al 1988, qui ha fatto pratica quotidiana di rapporti ecumenici e con il mondo islamico, qui ha incontrato e collaborato con Bartolomeo, allora segretario del patriarca. Questa volta però l’incontro ha tutto un altro significato: è in qualità di presidente dell’opera fondata da Chiara Lubich che visita il patriarca.
E Bartolomeo I la riceve con la solennità del caso e con una calorosa accoglienza che esprime, inalterata, la cordialità di un tempo. Assieme ai responsabili del movimento in Turchia, Maria Voce è introdotta nello studio privato del patriarca. Bartolomeo I prende posto dietro la grande scrivania in legno pregiato. Poi si alza e si rivolge all’ospite, sempre in italiano.
È il discorso ufficiale, tutt’altro però che formale, denso di espressioni significative, punteggiato di ricordi. Come quello di «essere stato testimone della stima, dell’affetto e dell’ammirazione che il predecessore, patriarca Dimitrios I, ha nutrito per l’attuale presidente e per l’opera svolta dal focolare». Un’opera che «unisce, in particolare, le Chiese dell’antica e della nuova Roma», come fu definita Costantinopoli.
Poi un accenno autobiografico: «Fin dagli anni dei nostri studi romani, non siamo stati semplici spettatori ma partecipi agli eventi del movimento, operoso nell’intensificare rapporti fraterni fra tutti i cristiani». E oggi come allora: «Voi tutti siete oggi entusiasti collaboratori dell’amato papa Benedetto e della nostra modesta persona». E i «frutti prodotti dal focolare sono già evidenti: da Chiara alla giovane Chiara Luce, la prima focolarina giunta al traguardo, sulla via della santità».
Ma eccolo tornare sulla questione dei rapporti tra credenti. Egli è convinto che, solo sulla base della testimonianza della vita, «il dialogo non resta una vuota e sterile esercitazione accademica, facilmente contestabile da quanti continuano ad opporsi ai dialoghi ecumenici e interreligiosi». Il patriarca vede infatti centrale anche il dialogo con l’Islam («È per noi una priorità»), oltre che con gli ebrei, che ha fortemente sostenuto.
Entrambi sono visibilmente gioiosi e lo scambio dei doni accende un clima di festa natalizia. Maria Voce ha fatto omaggio di un album fotografico con i principali avvenimenti e viaggi di questi suoi primi due anni e mezzo di presidenza. Ella confida: «Ho detto ai focolarini che sarei venuta ad Istanbul per un solo incontro, quello con lei, santità, senza prendere altri impegni». Il patriarca sorride e aggiunge: «Come Chiara».
«Adesso la salutiamo – riprende lei –, perché avrà ulteriori impegni». «Il lavoro c’è sempre – è la pronta replica – ma non sempre Maria Voce è qui». Prima della foto nella Sala del trono, un’ultima parola del patriarca: «Deo gratias! Deo gratias per la vostra amicizia, per la vostra visita, per i frutti del vostro movimento, per la continuazione di quest’opera di Dio che rende gloria al Suo nome».
Istanbul e la Turchia sono un ponte storico tra Oriente e Occidente. E lo saranno ancora di più in futuro al di là del loro ingresso o meno nell’Unione europea.
Bartolomeo I ne è consapevole e, forte della sua autorevolezza, riscuote importanti risultati. Il 29 novembre scorso il patriarcato ha ricevuto in restituzione dalla Turchia il confiscato orfanotrofio greco dell’isola di Buyukada. Ma ancor più sostanziale è la concessione da parte dello Stato turco della cittadinanza a diversi metropoliti che risiedono all’estero. La legge prevede che alla cattedra patriarcale debba essere eletto un cittadino turco, seppur scelto autonomamente dal Sinodo. L’ampliamento del numero dei candidati garantirà perciò maggiore qualità alla vita del patriarcato.
La Turchia è importante pure per la Chiesa cattolica. Il nunzio, mons. Antonio Lucibello, ha sottolineato alla presidente dei Focolari quanto sia determinante «sviluppare un dialogo ancor prima interculturale che interreligioso con l’Islam».
Anche per il vicario apostolico, mons. Louis Pelâtre, «i dialoghi sono la nuova frontiera. Non possiamo chiuderci». Può sembrare che quella cattolica sia una presenza priva di risultati tangibili, ma egli è convinto che «non è giusto dire che non c’è niente da fare, ma piuttosto si tratta di capire come fare».
Incoraggianti, infine, le sue parole di gratitudine rivolte a Maria Voce «per aver mantenuto qui a Istanbul la presenza del focolare e di essere venuta a visitarlo».
____________________________________
Bartolomeo I
Dialogo anche con l’Islam
Non gli difetta il coraggio, né la franchezza. «Subiamo critiche e attacchi – ha reso noto alla vigilia delle festività natalizie il patriarca Bartolomeo I – perché intratteniamo dei rapporti con il papa (siamo infatti convinti sostenitori del dialogo ecumenico tra ortodossi e cattolici), con l’Islam e con il mondo ebraico». Non gli manca nemmeno la determinazione: «Ma noi continueremo ad andare avanti per la nostra strada, secondo la via tracciata dai nostri predecessori, ben consci del nostro operato». Il colpo d’accelerazione al dialogo ha prodotto giudizi negativi e resistenze, fuori e dentro il mondo ortodosso. Chiarisce: «Esiste un certo fondamentalismo religioso, che si trova sia tra ortodossi e cattolici, che tra musulmani ed ebrei».
Non minore sarà il suo impegno per il dialogo in questo 2011, contraddistinto da due anniversari: il 20° dell’intronizzazione a patriarca e il 50° di sacerdozio. Bartolomeo I, nato nell’isola di Imbro il 29 febbraio 1940, ha compiuto studi anche in Italia, Svizzera e Germania, e conosce sette lingue. Sin dall’inizio del suo patriarcato ha avviato gli incontri tra i primati delle Chiese ortodosse e ha favorito la riflessione per la salvaguardia dell’ambiente.
La sede di Costantinopoli fu elevata a patriarcato dal Concilio di Efeso nel 431. Nel 1054 avvenne lo scisma con Roma. Con il Concilio Vaticano II, il processo di avvicinamento tra le due Chiese ha segnato tappe importanti. In questo periodo, il dialogo verte sul ruolo del vescovo di Roma, «questione controversa, che in passato è stata causa di aspro conflitto tra le nostre Chiese – ha sottolineato il patriarca nel discorso per la festa di sant’Andrea – ma c’è anche la disponibilità e la determinazione di tutti i membri della Commissione mista per superare le difficoltà con amore e fedeltà alla dottrina e alla vita della Chiesa trasmessaci dal primo millennio, per progredire verso la loro soluzione».