Ritorna (finalmente) l’Educazione civica

Studio della Costituzione, sviluppo sostenibile, cittadinanza digitale. Questi gli assi portanti della materia che verrà reintrodotta nelle scuole di ogni ordine e grado

Un nuovo cammino per portare la scuola nel futuro, per renderla più moderna, inclusiva e sostenibile. Ma anche (e soprattutto) per migliorare la società, partendo dalla formazione dei cittadini più piccoli. Di Educazione civica c’è bisogno e, grazie alla proposta di legge di iniziativa popolare fortemente voluta dai Comuni e dai cittadini che l’hanno firmata, si è arrivati in porto. Il decreto n. 35 dello scorso 22 giugno offre le linee guida per l’insegnamento dell’Educazione civica nelle scuole del nostro Paese.

Tre gli assi portanti: studio della Costituzione, sviluppo sostenibile, cittadinanza digitale. Sarà fondamentale la formazione del personale per un insegnamento trasversale alle altre discipline, obbligatorio in tutti i gradi dell’istruzione a partire dalle scuole dell’infanzia. Avrà un proprio voto, con almeno 33 ore dedicate.

Lo studio della Costituzione comprende la Carta costituzionale e le principali leggi nazionali e internazionali per conoscere i propri diritti e doveri, formare cittadini responsabili e attivi che partecipano alla vita civica, culturale, sociale della comunità. Lo sviluppo sostenibile prevede l’educazione ambientale, la conoscenza e la tutela del patrimonio culturale e del territorio, degli obiettivi Onu 2030, dei principi di protezione civile, l’educazione alla salute, la tutela dei beni comuni. La sostenibilità entra negli obiettivi di apprendimento.
La cittadinanza digitale tende a fornire agli studenti gli strumenti per utilizzare responsabilmente i nuovi mezzi di comunicazione.

L’obiettivo è sviluppare il pensiero critico. I ragazzi devono conoscere i rischi connessi all’uso dei social media e alla navigazione in Rete. In particolare per contrastare il linguaggio dell’odio. Nella scuola dell’infanzia si parte dai giochi, da attività didattiche educative per sensibilizzare ai concetti di base, rispettare le differenze, promuovere il concetto di salute e di benessere.

A partire dagli anni ’90 c’è stato un interesse crescente nel mondo per programmi educativi di cittadinanza capaci di aiutare i giovani, investiti dalla rivoluzione tecnologica e dalla globalizzazione, a diventare cittadini competenti e responsabili nei sistemi politici democratici. Una democrazia, infatti, funziona se si trova nelle menti e nei cuori dei cittadini, se ha una cultura politica a fondamento.

Si è sviluppata così una rete di formatori di Educazione civica a livello internazionale, come Civitas Exchange Program, per concettualizzare l’Educazione civica nei termini di conoscenza, abilità, virtù civiche per migliorare la governance democratica. Esempi: rispetto del valore e della dignità di ogni persona, civiltà, integrità morale, autodisciplina, tolleranza, compassione, patriottismo, dedizione ai diritti umani, beni comuni, uguaglianza, libertà, fraternità universale, Stato di diritto; insegnamento delle idee fondamentali di sovranità popolare, diritti e doveri individuali, autorità, giustizia sociale, costituzionalismo, democrazia rappresentativa, partecipativa e deliberativa con espressioni di democrazia diretta; analisi dei casi di studio civici per portare la vitalità e il dramma della vita autentica in classe; sviluppo delle capacità decisionali in questioni politiche e legali.

Il ragazzo deve saper identificare un problema, esaminare le possibilità alternative, le conseguenze di ogni scelta, deve saper pensare in modo critico, agire in modo virtuoso in risposta alle difficoltà della città, risolvere problemi pubblici con discernimento comunitario. Insomma: contenuti e processi dovrebbero essere insegnati allo stesso tempo.

In conclusione, i docenti devono creare percorsi civici a partire dalla conoscenza della comunità scolastica fino alla città e allo Stato in prospettiva di unità europea, con contenuti che attraversano le discipline, in un ambiente non autoritario, in collaborazione con le famiglie, prime scuole di democrazia partecipativa, con le associazioni del Terzo settore e dell’economia civile.

Non mancano gli aspetti critici: docenti a volte anziani, demotivati e non preparati; lentezza nel cambiamento istituzionale delle scuole e banalizzazione; decentramento decisionale senza fornire risorse umane e finanziarie adeguate; rischio di sfociare in una molteplicità di programmi frammentati e mal sviluppati.

La gestione pacifica dei conflitti e il superamento dell’autoritarismo partono dal gruppo-classe in dialogo con docenti attrezzati sul piano pedagogico e didattico. Dovremo tutti, genitori, studenti e docenti, superare il basso stato iniziale di considerazione dell’Educazione civica rispetto alle altre materie “importanti”. Il successo della riforma dipende da una solida e continua preparazione di tutti i docenti.

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