Risvegliare la fede del mondo

Il 2010 è stato per la Chiesa cattolica un anno in salita, a momenti un calvario. Che fare, dunque, nel 2011?
Benedetto XVI

Il 2010 è stato per la Chiesa cattolica un anno in salita, a momenti un calvario. Lo ha dipinto così, a tinte forti, Benedetto XVI alla Curia romana. È vero che non mancano segni di speranza, ma il tono che aleggia nelle parole del papa riflette la serietà della situazione, nella Chiesa e nella società.

Che fare, dunque, nel 2011? Certo, la prima cosa è risvegliare quella fede che troppo spesso pare sonnecchiare. Perché, in fin dei conti, una fede che “dorme” è ancora fede? Ma risvegliare la fede chiede di vedere con occhio lucido, con sincera umiltà, con coraggio evangelico ciò che – cito il papa – è stato ed è «sbagliato nel nostro annuncio, nell’intero nostro modo di configurare l’essere cristiano». Le parole sono pesate e pesanti. Si tratta di convertirsi, e cioè lasciare che Dio entri sino in fondo nei cuori e nelle menti per sbarazzarli da ciò che è stantio o ingombrante o improprio. Del resto, la conversione non è solo fatto personale. È realtà comunitaria e sociale.

 

Le priorità che attendono al varco la Chiesa cattolica nel 2011 mi pare siano allora sostanzialmente tre. La prima è una schietta e incisiva volontà di riforma delle strutture che veicolano il cammino di fede e di presenza al mondo dei cristiani. Dai seminari alla vita delle parrocchie e delle diocesi, dalla promozione dei carismi – antichi e recenti – alla gioiosa fatica del “camminare insieme”. La seconda è il rilancio di una nuova stagione di dialogo a 360 gradi: ecumenico, interreligioso, con la cultura contemporanea. Nella certezza di fede che la Chiesa – come diceva Paolo VI – è oggi sé stessa quanto sa farsi parola e colloquio. Con tutti. Infine, la terza priorità è quella cui ci richiama con insistenza il papa. Per amore dell’uomo, di tutti, rendere presente la luce di Dio nel mondo, liberando la coscienza e la libertà dall’oppressione dell’effimero e dell’ingannevole e aprendola a Chi soltanto veramente la può e sa appagare. Una triplice via che chiede a gran voce spiritualità e cultura. E cioè educazione integrale e concreta a quella novità del Vangelo, Gesù vivo tra i suoi, in cui è il futuro del mondo.

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