Risvegli

Dopo il terremoto del 30 ottobre, sono ancora migliaia le persone che non sono potute tornare alle proprie abitazioni. Per non dimenticare, riviviamo i primi minuti successivi alla scossa delle 7.40 nel racconto della nostra collaboratrice
Teramo

Gli ultimi scapoli di ferie nella mia Teramo erano stati vissuti sulla scia del post terremoto del 24 agosto 2016. Era stata quella l’ultima volta in cui avevo “sentito il terremoto” come dicono dalle mie parti.

L’ultima, prima del 30 ottobre, giorno che ha segnato un’altra data importante in tutto il territorio dell’Italia centrale in fatto di terremoti e per il territorio teramano.

 

Anch’io quel giorno, la scossa di terremoto l’ho sentita. Per cercar di alzarmi con maggior lena avevo appena stropicciato gli occhi con le nocche: poco dopo, alle 7.40 prima un tremolio, poi delle vibrazioni sempre più forti iniziano a percorrere tutta casa per lunghissimi ed interminabili secondi. Sono momenti concitati. Riesco ad alzarmi e a chiedere di papà a mamma che ha appena pronunciato le prime due sillabe del mio nome. Mi fa sapere che è già uscito di casa, ma il suono della sua voce mi aiuta anche a cercarla con lo sguardo. La trovo, è nel corridoio adiacente la porta d’ingresso. Faccio per prenderla e la trascino letteralmente giù per tre rampe di scale di casa, senza alcun rispetto delle norme base da osservare in caso di terremoto che vorrebbero che si evitassero le scalinate quali parti deboli degli edifici, e con nelle orecchie il tonfo di oggetti caduti e frantumati nell’appartamento che abbiamo lasciato.

 

Terminiamo la corsa nel cortile. Ci hanno seguito mio fratello, la moglie e la nipotina di un anno. Il volto accigliato di quest'ultima la dice lunga sulla sua protesta in atto per quel buongiorno con sorriso mancato  stamattina. Ma trema e per riscaldarla tutti noi ci sciogliamo in un sorriso che perde paura man mano che arriva alle orecchie.

 

Intanto la strada inizia ad affollarsi degli abitanti del quartiere, spesso impigiamati e con l’aria spaesata. Solo due mesi prima una scena simile, ma di notte, quando la terra aveva tremato ad Accumoli. In quell'occasione dopo una notte praticamente insonne, e il cuore colmo di dolore per le vittime, avevo raggiunto dei miei amici filmaker per raccontare L'Aquila solidale con Amatrice. Ricordo quanto mi dissero da più parti diversi giovani: «Quando abbiamo avuto bisogno, ci hanno aiutato.  Ed oggi tocca a noi».

 

 Ma stamattina l’aria è un po’ più fredda, rispetto a quel 24 agosto. Sono già in piedi e ne approfitto per andare a messa che, con grande sorpresa, si celebra innanzi la facciata della chiesa parrocchiale di San Francesco d’Assisi. In attesa dei controlli da parte della protezione civile sarà quella la nuova norma da seguire per le celebrazioni nei giorni successivi. Si canta, il sacerdote accenna al terremoto nell'omelia e si decide insieme il nuovo luogo che provvisoriamente accoglierà le funzioni. Qualche sguardo curioso trova in quel primo aggregarsi della comunità, un po' di tranquillità dopo il risveglio turbato.

 

Ad oggi nella provincia di Teramo dal 30 ottobre, 3000 persone non hanno più avuto un risveglio nella loro abitazione. Si è resa necessaria una nuova presa di coscienza in tutto il territorio: è giunto il tempo, dopo questa scossa forte scossa, di valutare a tappeto centri storici della provincia, chiese e conventi, edifici pubblici e privati.

 

 

 

 

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