Risparmiatori da pandemia

In ogni crisi le famiglie tendono a risparmiare percentualmente di più, soprattutto per precauzione. Nell’ultimo anno di pandemia, tutti in Europa hanno cercato di risparmiare più del solito. Ma spagnoli e italiani si sono rivelati tra i risparmiatori più forti. Analisi di alcuni percorsi.
Foto di Tumisu da Pixabay

Per dirla in parole povere: più soldi hai, meno risparmi; meno soldi hai, più risparmi. Questo, però, in termini percentuali, si capisce. Un anno fa, all’inizio della crisi, gli economisti della compagnia di assicurazioni tedesca Allianz prevedevano che il risparmio delle famiglie in Europa sarebbe salito nel secondo trimestre dell’anno fino a 20 punti percentuali. Cifra, secondo la serie storica segnalata da Eurostat (l’ufficio statistico di Bruxelles), che supera il tasso più alto registrato finora nella zona euro, cioè il 17,7% registrato nel secondo trimestre 2009, nel pieno della crisi finanziaria. La spiegazione di tale aumento, secondo questi esperti, stava nel fatto che, mentre in una crisi economica “normale” si risparmia per precauzione, per timore di quello che potrà accadere in futuro, nel caso della pandemia si sarebbe aggiunto anche il risparmio obbligatorio, per l’impossibilita di spendere in quanto costretti a rimanere a casa.

Un anno dopo i dati sembrano confermare le previsioni di Allianz, considerando l’intero 2020. «Questa crisi è stata una tempesta perfetta per i consumi, che alla fine si è riflessa sui tassi di risparmio storici», afferma Vicente Nieves, redattore di El Economista (21 aprile 2021). Confrontando i dati di diverse agenzie, Nieves conclude che l’eccesso di risparmio è stato globale, ma per ragioni diverse, e sottolinea che «lo sforzo compiuto dalle famiglie spagnole e italiane è stato maggiore rispetto al resto dei paesi europei». Nel caso della Spagna, secondo i dati dell’Istituto nazionale di statistica, il tasso di risparmio delle famiglie ha raggiunto il 14,8% del loro reddito disponibile, 8,5 punti in più rispetto al 2019, cioè 60 mila milioni di Euro in più. Probabilmente il fatto di essere stati per mesi in testa alla “classifica” di Paesi più colpiti dalla pandemia, ha accresciuto la paura per il futuro che stimola il risparmio per precauzione.

Ci sono altri fattori che hanno determinato comportamenti tendenti al risparmio nei vari Paesi, pur salva la tradizionale differenza tra Nord e Sud. «Le famiglie spagnole e italiane – scrive Nieves – hanno aumentato il loro risparmio proprio quando il loro reddito disponibile si riduceva (minore è il reddito disponibile, più difficile è risparmiare), cosa che non è accaduta nel resto d’Europa e tanto meno negli Stati Uniti». Vale dire, mentre in altri Paesi gli aiuti statali sono stati più diretti e agili, in Italia e Spagna non è stato così. Di conseguenza la disponibilità di denaro è calata (in Spagna 3,3% in meno), costringendo le famiglie spagnole a ridurre i consumi in modo molto più drastico per aumentare i livelli di risparmio. A questo riguardo, gli analisti della banca italiana Unicredit spiegano: «Negli Stati Uniti, il 90% dell’aumento del risparmio è dovuto al forte aumento del reddito disponibile delle famiglie, che riflette trasferimenti governativi senza precedenti […]. All’estremo opposto si trovano Italia e Spagna, dove l’incremento del risparmio è interamente dovuto al forte calo della spesa, soprattutto nei servizi che comportano un alto grado d’interazione sociale. Quest’ultima è stata in parte forzata da vincoli obbligatori e in parte a causa di comportamenti precauzionali per preoccupazioni su salute, reddito e lavoro». Detto in cifre, mentre nella zona euro il consumo è caduto dell’8% nel 2020, in Italia è sceso fino al 10,7% e in Spagna al 12,1%.

Questa crisi finirà, prima o poi. Speriamo di non dimenticare le tante lezioni che ci lascia, tra queste il risparmio. Non è male ricordare qui la strategia più raccomandata dagli esperti in economia domestica: il metodo Harv Ekker. Consiste nel dividere lo stipendio in tre parti: 50% per i bisogni imprescindibili (affitto, ipoteca, cibo, tasse, bollette…), 20% per il risparmio (per le emergenze, per quando si andrà in pensione…), 30% per le spese non essenziali (viaggi, ristorazione, tempo libero…). È da questa terza parte che si può eventualmente attingere un’ulteriore quota di risparmio.

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