Risorto

L'avventura di un tribuno romano incaricato di cercare il corpo di Gesù sparito dopo la sepoltura. Da qui prende le mosse Kevin Reynolds per raccontare con il suo film il mondo e la fede dei primissimi cristiani
Risorto di Kevin Reynolds

Il regista Kevin Reynolds ha detto di aver avuto l'idea di raccontare un romanzo con tratti polizieschi, che mostrasse l'avventura di un tribuno romano (Joseph Fiennes) incaricato da Pilato di cercare il corpo di Gesù sparito poco dopo la sua sepoltura. Ciò fa ricordare il film di Damiano Damiani degli anni Ottanta ispirato allo stesso motivo, ma l'attuale si discosta alquanto da quello, pur avendone l'inizio simile, ed è racchiuso nel tempo che va dalla morte di Gesù alla sua ascensione.

 

Cercare Gesù in un tempo così vicino alla sua morte vuol dire incontrare i discepoli e gli apostoli e infine il risorto stesso. Così il film, che ha cominciato come un normale racconto sui romani, con tanto di combattimenti e modi bruschi militari, ben ricostruiti, vira nella seconda parte, entrando nel mondo di quei primissimi cristiani, che qualche volta ancora vedono Gesù. La ricerca dell'inquirente è riuscita e il salto della sua prospettiva è notevole.

 

Quanto appare al tribuno e a noi è una mentalità totalmente diversa, non di gente spaventata, ma di persone  immerse in una vita nuova, semplice e affabile. Gesù è caloroso e sorridente, dispensatore di letizia e di miracoli. Un vangelo gioioso e orientato alla speranza, che per loro è certezza di fede.

 

Questo lavoro ambizioso, che si avvale di una buona interpretazione degli attori, di una riuscita scenografia che ricostruisce luoghi e fatti di quel lontano passato, ha avuto un buon successo negli Stati Uniti. Rischia, tuttavia, di non essere apprezzato abbastanza da tutti coloro che non colgono la novità del significato spirituale che caratterizza la seconda parte, che va decisamente al di là della drammaticità del mistero non ancora compreso, propria di chi è ancora in fase di ricerca.

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