Risorge la cultura?
Tornano i fondi per il settore culturale. Lo sfogo del maestro Muti: Spero ci possa essere davvero una rinascita della cultura
Giovedì sera, all’ultima replica del Nabucco verdiano al romano Teatro dell’Opera, dopo Va’ pensiero, nel silenzio assoluto è partito un grido: Viva l’Italia! Un boato. Poi, un altro grido: Viva Muti! Boato raddoppiato dall’orchestra e dal coro sul palco. Non si finiva più. Muti allora si è alzato dal podio e si è rivolto al pubblico. «Non è merito mio, ma di tutti noi – ha detto, indicando le masse artistiche – se i tagli alla cultura sono stati tolti. È da quarant’anni che mi batto per diffondere la nostra cultura nel mondo. Spero di poter vedere un rinascita vera, prima di morire». E poi, come alla serata inaugurale, lo scorso 12 marzo, ha chiesto al pubblico di cantare insieme il coro verdiano. Commozione generale, perché una volta tanto la Patria si è sentita come qualcosa di vero.
Naturalmente il merito del reintegro dei 149 milioni di euro al mondo culturale non è tutto di Muti, perché da mesi personaggi illustri e gente che lavora hanno parlato e manifestato in ogni modo fino all’altro ieri.
Però, sembravano inascoltati. Forse, se Muti non avesse caparbiamente sfruttato il mese romano per intervenire in ogni occasione sul Parlamento e il governo – vedendosi anche con Letta, Berlusconi e soprattutto Tremonti – non si sarebbe giunti così presto alla decisione di iniziare a guardare con occhio diverso, speriamo nuovo, il mondo culturale.
Muti ha anche detto senza tanti giri di parole che si spera che questo non sia solo un momento di generosità (compensata tra l’altro da un ulteriore aumento della benzina…) e c’è da sperare che il nuovo ministro Galan, dall’Agricoltura passato ai Beni culturali, sia più energico del predecessore nel difendere l’arte e la cultura.
Per ora, lo sciopero di oggi è stato revocato dai sindacati. Risorgerà la cultura nell’anno del centocinquantesimo d’Italia? Speriamo. Il futuro ci dirà se le rose fioriranno.