Riserve auree: aumentarle o ridurle?
In Italia è tornato ad aprirsi il dibattito sulle riserve auree detenute dalla Banca d’Italia: depositi di lingotti e monete d’oro che sono i più cospicui al mondo dopo quelli detenuti dagli Stati Uniti d’America e dalla Germania. In particolare, in Italia c’è chi vorrebbe vendere l’oro nazionale per ridurre il debito pubblico. Oltre che avventata, una tale scelta sembrerebbe impossibile per un Paese che, come l’Italia, fa parte dell’Eurozona, cioè l’insieme degli Stati Membri dell’Unione Europea (UE) che, con il Trattato di Maastricht, hanno fatto dell’euro la valuta ufficiale, sostituendo quella nazionale. Francesco Flaviano Russo, docente di Politica economica presso il Dipartimento di Scienze economiche e statistiche dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, ci aiuta a fare chiarezza sulla questione.
Qual è l’importanza delle riserve auree per uno Stato? A cosa servono e perché vengono costituite?
Gli Stati hanno da sempre detenuto delle riserve in oro principalmente per finanziare le guerre e come garanzia della moneta emessa. Oggi la moneta emessa dalle banche centrali non è più garantita dall’oro e, per fortuna, non ci sono all’orizzonte guerre da finanziare. Oggi l’oro detenuto dalle banche centrali è parte di una più ampia categorie di riserve, tra cui ci sono principalmente valute estere, che vengono utilizzate come strumenti di politica valutaria. Quando il prezzo della valuta nazionale sui mercati valutari scende troppo, le banche centrali vendono riserve contro valuta nazionale per farne aumentare il prezzo, evitando quindi che la svalutazione faccia salire troppo il prezzo dei beni importati, tra cui materie prime ed energia, riducendo quindi le pressioni inflazionistiche.
L’Ungheria, sta aumentando le proprie riserve auree, per affrontare meglio situazioni di crisi economica o di guerra?
Spero vivamente che l’Ungheria non si stia preparando ad una guerra. Purtroppo non si sa molto su quale sia il vero obiettivo della Banca centrale ungherese. Probabilmente ha deciso di vendere riserve in valuta per acquistare oro, senza far aumentare l’ammontare totale delle riserve, ma questa rimane un’ipotesi. Di certo ci sono stati acquisti massicci di oro in un periodo breve, cosa che risulta anomala. Anche la Polonia sembra muoversi nella stessa direzione.
Nelle scorse settimane si è parlato di utilizzare le riserve auree per ridurre il debito pubblico. Ha senso una tale proposta?
Innanzitutto è bene chiarire, come ha fatto il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, che le riserve auree sono della Banca d’Italia e, per effetto dei trattati Europei, di tutto l’Eurosistema. La Banca Centrale è, per ottime ragioni evidenziate da decenni di letteratura economica, un organismo indipendente. Sempre per effetto dei trattati europei, il finanziamento diretto di uno Stato da parte della Banca centrale europea o da qualsiasi altra banca centrale nazionale è vietato. Quindi non è possibile vendere le riserve auree della Banca d’Italia per finanziare lo Stato Italiano. Per farlo c’è bisogno di uscire dall’Eurosistema e di mettere la Banca d’Italia sotto la gestione diretta del Governo o del Parlamento. Uno scenario da fantapolitica.
Ma ammettiamo per un attimo che invece sia possibile vendere l’oro della Banca d’Italia e trasferire il ricavato al Tesoro. Sarebbe una vendita una-tantum portata come finanziamento di spesa corrente, che può quindi evitare che il deficit di bilancio cresca troppo nell’anno in cui si effettua la vendita ma senza rendere il debito pubblico più sostenibile. Quindi non sembra una buona idea. Una volta esaurite le riserve, che non sono poi così tante, bisognerà cercare una nuova copertura per la spesa pubblica, altrimenti il debito pubblico continuerà a crescere. È esattamente come nel caso di una famiglia che si ostina a spendere più di quanto guadagna ed inizia a vendere l’oro ed i gioielli per finanziarsi. Vi sembra una buona idea? L’unica vera soluzione per il Governo è quella di ricominciare con una politica fiscale responsabile.