Riscoprire De Gasperi oggi
Il 19 agosto 1954 a Sella Valsugana (Trento) spirava Alcide De Gasperi, ricostruttore d’Italia nel secondo dopoguerra, padre cofondatore della Repubblica italiana e dell’Unione Europea. «Era un uomo straordinario, la sua autenticità non aveva limiti. Credeva fermamente nella libertà e nella democrazia […] Oggi tutti parlano di De Gasperi richiamandosi alla sua lezione politica e poi scopri che non lo conoscono per niente, che non hanno letto neanche una pagina, ma che dico, un rigo, di quello che ha scritto» (Tina Anselmi con Anna Vinci, Storia di una passione politica, Chiarelettere, Milano 2023, p. 48).
Le parole con cui Tina Anselmi descrive De Gasperi sono bellissime ma contengono una verità: spesso, parliamo e citiamo lo statista trentino senza aver letto un rigo di quanto ha scritto o pronunciato durante la sua vita e la lunga esperienza politica.
Anche nelle nostre scuole, spesso, non si approfondisce pienamente questa importante figura politica italiana: tale lacuna viene denunciata, già nel 1967, dagli 8 ragazzi della Scuola di Barbiana, autori della Lettera a una professoressa, che a proposito del programma di storia, effettivamente svolto nelle scuole, denunciano ai professori: «Voi coi greci e coi romani gli avevate fatto odiare tutta la storia. Noi sull’ultima guerra si teneva quattr’ore senza respirare» (Scuola di Barbiana, Lettera a una professoressa, Libreria Editrice Fiorentina, Firenze 1967, p. 17).
Quest’anno celebriamo il 70° anniversario della scomparsa di De Gasperi ed è una importante occasione per approfondire la sua vita, il suo pensiero, le sue opere e la sua testimonianza; ed è una grande occasione anche per gli studenti delle scuole italiane che, da settembre 2020, grazie all’insegnamento dell’Educazione civica, sono chiamati ad approfondire «la conoscenza della Costituzione italiana e delle istituzioni dell’Unione Europea per sostanziare, in particolare, la condivisione e la promozione dei principi di legalità, cittadinanza attiva […]» (articolo 1, comma 2, Legge 20 agosto 2019, n. 92).
La conoscenza della Costituzione italiana – firmata il 27 dicembre 1947 anche dal presidente del Consiglio dei ministri Alcide De Gasperi – e delle istituzioni dell’Unione Europea – di cui De Gasperi è stato uno dei pionieri insieme a Robert Schuman e a Konrad Adenauer – non può prescindere dallo studio e dall’approfondimento della vita e delle opere dello statista trentino.
Sin da giovane, De Gasperi è stato un cittadino attivo e responsabile, che ha partecipato in maniera piena e consapevole alla vita civica (civile), culturale e sociale delle varie comunità in cui ha vissuto (Impero austro-ungarico: 1881-1918; Regno d’Italia: 1918-1946; Repubblica italiana: 1946-1954), contribuendo alla costruzione e diffusione dei principi e dei valori di libertà, democrazia, fraternità, bene comune e pace.
Il 18 agosto 2016, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha tenuto a Pieve Tesino (Trento) – paese natale di Alcide De Gasperi – la Lectio degasperiana durante la quale ha affermato: «La Repubblica è sorta ricomponendo l’unità del Paese e, anche per questo, ha contribuito a ridefinire l’identità nazionale. Dopo il duro ventennio fascista e la sciagura della guerra, un’Italia sconfitta riusciva ad entrare a far parte delle nazioni libere e democratiche […]. Tutto ciò non sarebbe stato possibile senza il coraggio e la visione da statista di Alcide De Gasperi che, più delle difficoltà materiali, temeva quelle morali e spirituali di un popolo oppresso, economicamente e socialmente prostrato, dalla sofferta esperienza democratica […]. La politica non era per lui una passione solitaria, ma un’alta e generosa professione di servizio alla comunità […]. Guerra e violenza dovevano, nella sua visione, essere bandite dall’Europa, ferma restando la rigorosa, incondizionata e ferma opposizione ad ogni totalitarismo nemico del genere umano».
Mattarella conclude così la sua Lectio: «La storia ce ne mostra la levatura. La passione civile la vicinanza. Tutti abbiamo il dovere di guardare al suo insegnamento, e al suo coraggio, per trarne ispirazione di fronte ai problemi attuali, difficili ma certamente non di più di quelli che De Gasperi, nel suo tempo, ebbe il compito di affrontare» (Sergio Mattarella, 70 anni di una Repubblica europea. La visione e il coraggio di Alcide De Gasperi, Fondazione Trentina Alcide De Gasperi).
De Gasperi ci insegna che la democrazia è innanzitutto “partecipazione”. Nel discorso pronunciato l’11 maggio 1946 a Roma nella Basilica di Massenzio, per l’apertura della campagna elettorale per il Referendum istituzionale del 2 giugno 1946, De Gasperi fa appello alla “riflessione” dei cittadini e delle cittadine: «Ora vi prego di seguirmi attentamente. Io non sono qui per farvi un discorso di eccitamento. Desidero fare appello alla vostra riflessione, alla vostra mente e alla vostra volontà. Tutte le piazze e tutti i comizi risuonano oggi della domanda: repubblica o monarchia? La domanda è posta male, troppo semplicisticamente. La domanda vera è questa: Volete instaurare la repubblica, cioè, vi sentite capaci di assumere su voi, popolo italiano, tutta la responsabilità, tutto il maggior sacrificio, tutta la maggiore partecipazione che esige un regime, il quale fa dipendere tutto, anche il capo dello Stato dalla vostra personale decisione, espressa con la scheda elettorale? Se rispondete sì, vuole dire che prendete impegno solenne, definitivo per voi e per i vostri figli di essere più preoccupati della cosa pubblica di quello che non siete stati finora, d’aver consapevolezza che essa è cosa vostra e solo vostra, di dedicarvi ore quotidiane di interessamento e di lavoro».
Il presidente De Gasperi però ricorda – e questa è una lezione di grande attualità – che «la premessa indispensabile, la condizione basilare è la vostra risposta personale al referendum. La repubblica libera e popolare non nasce da uno statuto, nasce e matura nella coscienza di ciascuno. Se non c’è la convinzione personale, se non c’è il vostro impegno di assumere la parte nuova di responsabilità che vi tocca, se non c’è la vostra personale maturata collaborazione, ingaggiata per l’avvenire, la repubblica non diventa» (da Leonardo Brancaccio, Alcide De Gasperi. Cittadinanza attiva, buona politica, bene comune, Ecra, Roma 2024, pp. 89 – 90).
L’eredità intellettuale, morale e politica di Alcide De Gasperi sono un faro di luce per l’oggi della nostra Italia, della nostra Europa e del nostro mondo, afflitto dalle guerre, dalle dittature, dalle ingiustizie sociali, dai cambiamenti climatici.
Durante gli anni della dittatura fascista, De Gasperi scriveva ai giovani infondendo speranza, fiducia e ottimismo: «Noi non crediamo al cataclisma e alle visioni apocalittiche: crediamo e confidiamo, invece, che, anche nelle presenti convulsioni sociali […], il fermento cristiano lavori come lievito rigeneratore e che le nuove età conosceranno un nuovo progresso cristiano. Perciò ecco il viatico che, se avessi autorità di farlo, lascerei ai giovani e ai giovanissimi: siate voi stessi e siate ottimisti!» ( Alcide De Gasperi, Cittadinanza attiva, buona politica, bene comune, cit. ).