Rischio ingovernabilità

Non c’è una maggioranza. La possibilità di nuove elezioni di fronte all'impossibilità di formare un governo appare concreta. L'unico vero vincitore è Podemos, partito nato nel 2014 che ha eletto 69 deputati. I commenti dei principali giornali esteri
spagna

Già da un paio di giorni si sta suonando in tutto il mondo il requiem per il bipartitismo in Spagna: alle elezioni di domenica scorsa, infatti, il Partito Popolare (PP) ha ottenuto il 28,7 per cento dei voti aggiudicandosi 123 seggi alla Camera, e il Partito socialista (Psoe) il 22 per cento e 90 seggi. Ai due storici partiti di destra e sinistra si sono così aggiunti nel panorama parlamentare gli “indignati” di Podemos, con il 20,7 per cento dei voti e 69 seggi, i centristi di Ciudadanos, con il 13,9 per cento e 40 seggi, e Unità Popolare (Up) con il 3,7 per cento e due seggi. Facile capire la perplessità sia in Spagna che all'estero davanti alla vertiginosa ascesa di Pomedos da un lato (basti dire a titolo di esempio che è addirittura il primo partito nei Paesi Baschi con il 25 per cento, arrivando a superare addirittura il Partido Nacionalista Vasco), e agli interrogativi aperti dall'inesistenza di una maggioranza dall'altro: tanto più che per ora nessuno dei leader dei partiti “minoritari” ha confermato la disponibilità ad un accordo con il PP, se si eccettua la cauta apertura di Ciudadanos – che sarebbe comunque insufficiente, dato che occorrerebbero almeno tre partiti per superare il 50 per cento. La possibilità di nuove elezioni di fronte all'impossibilità di formare un governo, quindi, appare concreta.

I primi a crucciarsene, come è naturale, sono i diretti interessati – gli spagnoli. El Paìs, nella sua edizione speciale per le elezioni, ha pubblicato un'interessante analisi di come il sistema delle circoscrizioni si sia ripercosso pesantemente sull'attribuzione dei seggi, “falsando” il voto popolare perché il numero di deputati eletti dipende non dai suffragi ottenuti complessivamente, ma da come questi sono ripartiti nelle varie province. Se la circoscrizione fosse unica, sostiene il giornale, il PP con i suoi 7,2 milioni di voti a livello nazionale otterrebbe 103 seggi invece che 123, il Psoe 79 seggi per i suoi 5,5 milioni di voti, Podemos se ne aggiudicherebbe 74 e Ciudadanos 50. Un panorama quindi ancora più frammentato, che pone serie domande riguardo a possibili interventi di riforma sul sistema elettorale al fine di garantire la governabilità. Intanto prosegue la trattativa, che il quotidiano definisce “indiavolata”, per formare il governo: il leader del PP e primo ministro uscente Mariano Rajoy ha annunciato che cercherà l'appoggio di Psoe – che però ha già messo in chiaro il suo rifiuto – e Ciudadanos, ma la strada si annuncia in salita.

Naturalmente anche il resto del mondo guarda alla Spagna. L'argentino El Clarìn si sofferma in particolare sulla crisi che sta investendo il Psoe, diviso tra strenui oppositori del patto con il PP pur di non tornare alle urne e fautori di un compromesso; mentre The Economist esprime il suo aperto appoggio ad una possibile alleanza tra PP e Ciudadanos, al fine di portare avanti l'agenda di riforma e contrastare l'euroscetticsimo. Il New York Times definisce il voto spagnolo «un altro rifiuto dell'austerity», – implementata dal governo Rajoy sotto la spinta di Bruxelles – nonché «uno spostamento generazionale, dato che tutti i leader emergenti hanno tra i 30 e i 50 anni»: un chiaro segnale all'Ue tutta, invitata a cambiare non solo metodi ma anche facce. E in quanto ad austerità, il pensiero non può che correre alla Germania: infatti Der Spiegel sottolinea la dura critica rivolta proprio al governo di Belino dal leader di Podemos, Pablo Iglesias all'indomani della consultazione elettorale, affermando che «la Spagna non sarà più un protettorato tedesco». Al di là dei Pirenei, in Francia, sembra prevalere lo scetticismo: Le Monde definisce la formazione del governo «la missione impossibile di Mariano Rajoy», con «una vittoria che ha tutta l'aria di una sconfitta. L'unico vero vincitore è Podemos, partito nato nel 2014 che ha eletto 69 deputati, quasi tutti senza alcuna esperienza politica. Come i loro sostenitori cantavano oggi durante la manifestazione davanti al Museo Reina Sofia di Madrid: il Paese è cambiato, e non sarà mai più lo stesso». Come sarà il Paese, o perlomeno come sarà il suo governo, saranno le prossime settimane a dirlo.

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