Riprendersi la città

Gli abitanti di Marina di Gioiosa Jonica, comune sciolto per mafia, vogliono collaborare con i commissarii prefettizi e indicono assemblee cittadine per rilanciare un altro tipo di governo
Marina di Gioiosa

L’intreccio tra politica e criminalità organizzata continua a caratterizzare una vasta area della locride calabrese, ma non è l’unica realtà esistente. E se Maria Carmela Lanzetta, sindaco di Monasterace, in provincia di Reggio Calabria, ha lasciato l’incarico dopo aver subito pesanti minacce dalla criminalità organizzata, che hanno messo in pericolo la sua famiglia e danneggiato la sua attività professionale, qualche chilometro più in là, a Marina di Gioiosa Jonica, è la cittadinanza a far sentire la propria voce e a voler riprendere in mano il proprio futuro.

Dopo lo scioglimento dell’amministrazione comunale per infiltrazioni mafiose avvenuto quasi un anno fa, nel maggio 2011, una parte della popolazione si è riunita per fare il punto della situazione e cercare di aiutare i tre commissari prefettizi scelti per traghettare la città fino alle prossime elezioni. «La notizia dello scioglimento del nostro comune – racconta Maria Elena Morabito, una dei rappresentanti del comitato cittadino – ci ha colti davvero di sorpresa. Intendiamoci: sapevamo che, come in altri paesi della locride, anche nel nostro ci sono due famiglie malavitose molto agganciate con la politica, ma conoscevamo il sindaco, lo avevamo eletto e anche se qualche assessore era vicino alla malavita, avevamo sperato che si emendasse grazie alla stima e alla vicinanza della gente».

Una speranza finita quando lo Stato ha rimandato tutta l’amministrazione a casa. Al posto dei politici sono arrivati tre commissari prefettizi, ma le difficoltà non sono finite. «Dopo un primo periodo confusione, nel quale avevamo difficoltà non a reagire, ma a capire chi siamo e di chi ci possiamo fidare – aggiunge Morabito –, ci siamo riuniti nel “Comitato per la vivibilità di Gioiosa” con la volontà di supportare i commissari prefettizi nel loro lavoro, visto che non conoscono la città. Invece, loro hanno deciso di circondarsi di persone di altre città e questo ci ha delusi, perché ci sembra di essere considerati tutti mafiosi.

Abbiamo scritto delle lettere e organizzato degli incontri. Nel frattempo, per risanare i buchi di bilancio lasciati dall’amministrazione, sono state aumentate le tasse. Ora ci troviamo in una situazione spiacevolissima, quasi uno contro l’altro. Anche le dimissioni del sindaco Lanzetta ci hanno molto addolorato: è una persona onesta, che lotta per un mondo più pulito, con la quale abbiamo un ottimo rapporto. Ora ci sentiamo più deboli: sembra che non si riesca a contrastare il potere mafioso, che è una sorta di altro stato. Noi però non demordiamo e il 15 aprile ci riuniremo di nuovo in assemblea: speriamo di essere numerosi per poter fare qualcosa di buono e di propositivo in questa situazione di scontento generale».

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