Ripensare il pensiero, anche in politica
Ad inizio aprile 2019 il palazzo Toniolo del Senato della Repubblica ha ospitato un incontro insolito che vede dialogare il teologo Piero Coda con il filosofo Massimo Donà davanti a un’assemblea di politici e persone impegnate nella società a vario titolo, a partire forse dal più grande “enigma” che fonda di certo la cultura europea: il mistero della Trinità.
Ma è possibile che questa realtà misteriosa fondi, ovvero abbia da dire qualcosa di attuale e decisivo, oggi, anche alla politica? L’incontro, dedicato a “Ripensare il pensiero, anche in politica”, all’interno di un ciclo di riflessioni su “Politica e pensiero plurale”, organizzato dal Movimento Politico per l’Unità (Mppu), in collaborazione con i docenti dell’Istituto Universitario Sophia, sembra, al di là di risposte facili, aprire una via. Dopo un’introduzione di Silvio Minnetti, coordinatore nazionale del Mppu, e il saluto di casa da parte del sen. Stanislao Di Piazza, Iole Mucciconi, co-presidente del Mppu, ha presentato il perché del tema e i relatori.
Mentre l’originaria dimensione dialettica della politica sembra involversi sempre più in logiche di annichilimento dell’alterità, proprio l’esperienza di un teologo come Piero Coda – preside di Sophia e docente di “Ontologia Trinitaria”, tra gli ultimi incarichi di una lunga lista – e di un filosofo come Massimo Donà – ordinario di filosofia teoretica all’Università San Raffaele di Milano, di formazione laica e severiniana, oltre che musicista ed esperto d’arte –, che della reciproca diversità hanno saputo cogliere insieme, negli anni, l’estrema ricchezza e promessa (custodita in pubblicazioni come “Dio Trinità tra filosofi e teologi”, Bompiani, 2007; e nell’elaborazione di un Manifesto e di un progetto di un “Dizionario di Ontologia Trinitaria”, insieme con noti esperti e giovani ricercatori di tutto il mondo), può dare risposta alla sfida di un nuovo pensare la politica.
Con una sosta su tale questione fondamentale e sfidante Coda ha esordito, ricordando come alla radice della nostra cultura occidentale, da riportare seriamente alla luce nel panorama di crisi odierno, vi siano il simposio di Platone e l’ultima cena di Gesù, insieme simbolo dell’incontro tra due grandi tradizioni di pensiero, greca ed ebraica, pensiero filosofico e pensiero cristiano, filosofia e teologia.
Attualizzando questo antico, quanto ogni volta nuovo e libero dialogo amicale, Massimo Donà ha fatto la parte del teologo: alium in alio quia non aliud in utroque! Cioè “Altro nell’altro, perché non altro in entrambi!” Questa “frasetta” dal De Trinitate di Ilario di Poitiers (310 – 368 d.C.) riferita alle persone della Trinità, dischiude il messaggio eversivo e decisivo di un Dio, la cui unità non è altra dai Tre, da coloro che sono altri tra loro.
Ecco come pensare diversamente la molteplicità, senza dover rincorrere una unità che è sempre al di là e diversa dal molteplice, secondo Platone e Aristotele, ancora vivi nei nostri modi naturalizzati di pensare; ed ecco come provare a fare ciò nella prassi politica: è il mistero dell’altro ciò che ci tiene insieme, è ciò che mi distingue, mi è ignoto e non capisco dell’altro ad aprirci un orizzonte comune.
La politica può tentare questa via se si fa capace di avere occhi per questa scintilla divina presente nell’altro e in ogni incontro con l’altro, che sia a livello intra o inter-partitico, o ancor più quello interreligioso, oggi sempre più interpellante.
E proprio da qui ha rilanciato il discorso di nuovo Coda, richiamando papa Francesco e il suo recente gesto “politico”, oltre che religioso, della dichiarazione di Abu Dhabi. Questa seconda “epoca assiale” – citando Jasper – di riavvicinamento centripeto e riconoscimento reciproco tra le grandi tradizioni, che stiamo vivendo ora dopo millenni di epoca centrifuga, ci mostra davvero una comune unità che ci guida nella nostra storia, per cui, il detto di Tommaso d’Aquino, “qualunque verità da chiunque sia detta è sempre dallo Spirito Santo”, vale realmente anche per le opzioni politiche.
Ma ci troviamo di fronte a una svolta e sfida fondamentale per la politica: la crisi del soggetto moderno e di una politica centrata sull’individuo, la crisi di senso portata oggi da un nuovo e subdolo nichilismo consumistico, ci dice che la svolta antropologica può compiersi pienamente solo in una svolta dialogica. Per cui occorre implementare luoghi e occasioni in cui sperimentare una cultura politica del riconoscimento, della gestione dei conflitti e della mediazione condivisa, dove confrontarsi a partire dalle precondizioni del confronto politico.
Ha concluso l’incontro l’intervento di Javier Baquero, colombiano, giovane politico e ricercatore universitario a Sophia, che ha offerto qualche traccia traendola dalla sua esperienza politica: “Rispondere alla domanda di pace del nostro Paese ci chiede anzitutto di riconoscere e dare spazio politico alle nostre differenze: quello spazio è anche lo spazio dell’unità che cerchiamo”.