Ripensare il mondo oltre la crisi economica

Anche i ministri delle finanze di Germania e Italia al meeting interreligioso organizzato da Sant'Egidio a Monaco. «L'economia non lascia indifferenti le religioni»
Angela Merkel all'incontro di Monaco
Che la situazione mondiale risenta della questione drammatica dell’economia e della finanza era chiaro anche ieri mattina a Monaco di Baviera. Più di mille i presenti alla tavola rotonda conclusiva del convegno organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio. Protagonisti, oltre all’arcivescovo di Monaco Reinhard Marx, il ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schäuble, ed il ministro dell’economia italiano Giulio Tremonti, introdotti da un intervento del presidente della Comunità di Sant’Egidio Marco Impagliazzo.

 

 

Faceva effetto, dall’alto della sala, vedere l’attenzione con cui uomini di religione seguivano il dibattito sulla situazione economica e finanziaria del pianeta. Si notavano la macchia arancione dei monaci buddhisti theravada provenienti da Cambogia, Singapore e Myanmar, quella nera dei buddhisti giapponesi, molte le kippah a dimostrare una nutrita presenza ebraica, ma anche lo zucchetto porpora di cardinali e quello rosso di vescovi cattolici. Non mancavano i musulmani e gli zoroastriani e i giainisti. Una vera plenaria, che fa capire come il mondo, a qualsiasi latitudine geografica viva e qualsiasi credo professi, abbia a cuore la situazione economica e segua con ansia l’altalenarsi delle borse.

 

Il panel manifestava desiderio di poter nutrire la speranza, ma anche di contribuire a indicare vie nuove ed alternative. Sembra strano ma protagonista è stata la Caritas in veritate. Il documento di Benedetto XVI non è stato citato espressamente, come ci si sarebbe del resto aspettato, dal cardinale Marx, che ha dato, fra l’altro prova, di essere tutt’altro che sprovveduto in campo economico, ma era sottinteso a tutti i lavori. Marx ha, infatti, aperto una delle piste poi battute dagli economisti che lo hanno seguito, la necessità, cioè, di una vera politica che sappia guidare anche scelte economiche per il bene comune dei popoli. E il suo invito agli uomini di religione a sostenere i politici si è inserito in una analisi ad ampio respiro, ripresa più tardi dalle personalità competenti di finanza.

 

Particolarmente efficace l’intervento di Corrado Passera, consigliere delegato e amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, che partendo dalla questione del ruolo dell’economia ha sottolineato la necessità di una sua ricollocazione in un ambito più specifico dettato dai necessari paletti. Pur riconoscendo il fattore economico come un metodo di analisi straordinario, il banchiere italiano ha chiarente affermato che non può restare l’unico e nemmeno il prevalente. Negli ultimi due decenni, invece, «tutto è stato vissuto in chiave economica […] e questo ha portato al culto del mercato, si è deificato uno strumento in sé utile». La società si è trovata ad essere misurata solo da un punto di vista economico, ideologizzando il mercato e mettendo in campo strumenti di controllo che non hanno funzionato.

 

Ci si costruiti «una gabbia che sembrava dare senso a tutto, ma ne abbiamo sperimentato i limiti» perché in un mondo di pura razionalità non abbiamo più trovato spazio per «la vita concreta che è fatta anche di sprechi di tempo, di sentimenti, di volontariato». Passera, pur riconoscendo che «l’economicismo ha portato effetti perversi e conseguenze autodistruttive» è rimasto aperto al futuro. E qui, non ha avuto timore di prendere la Caritas in Veritate come paradigma di riferimento: «ci dà uno sguardo coraggioso per pensare al futuro – ha detto -[perché grazie ad essa si] intravede una società che non è somma di interessi, ma come somma e condivisione di responsabilità».

 

Il cambio di registro che Benedetto XVI propone è il passaggio da una società che è somma di interessi ad una che vuole essere, invece, condivisione di responsabilità. L’amministratore delegato della Intesa Sanpaolo ha poi messo a fuoco il lavoro come il vero bene comune di cui si deve parlare oggi. «C’è un mondo attorno alla disoccupazione (inoccupati, sotto-occupati) che in Europa è emergenza per milioni di famiglie. Non ci interessa più la crescita drogata, ma una crescita che crei lavoro: questo è il bene comune». Per questo, e qui l’accordo con il Card. Marx, «la politica deve tornare a dettare le prospettive future». «»”.

 

Entrambi i ministri delle finanze hanno messo l’accento sull’assenza di regole nel mondo dell’economia. Questo porta inevitabilmente all’autodistruzione del mondo. Dall’ ’89 sono caduti gradualmente i confini e ha trionfato la globalizzazione, con processi velocizzati da media, ed internet in particolare. Il mondo ha oggi una popolazione di sette miliardi di persone e, dunque, il bene comune non può essere quello del singolo e nemmeno della nazione, si tratta di ragionare in termini mondiali. «L’uomo in un sistema globale si perde – ha affermato Schäuble – ma lo stato nazionale non è più l’unico livello politico su cui si deve ragionare. C’è bisogno del livello politico europeo che può garantire un’unità di pensiero più coeso perché non esiste più un bene comune tedesco contrapposto al bene comune italiano. Per questo il modello europeo deve progredire, nonostante le difficoltà, le burocrazie, e tutti gli ostacoli». Non solo. E’ necessario, e questo è stato Tremonti a sottolinearlo, non permettere al sistema bancario di dettare le regole del gioco.

 

I riferimenti all’enciclica di Benedetto XVI sono stati frequenti, una presa di coscienza significativa da parte di quel mondo economico la cui crisi lascia con il fiato sospeso tutti, compresi i leaders religiosi e le loro comunità che vivono i problemi del quotidiano sulla propria pelle.

 
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