Ripartire da Piazza S.Pietro
Ieri il raduno delle associazioni aderenti alla Cnal: 200 mila presenze per manifestare sostegno a Benedetto XVI. Una festa, ma anche una riflessione sull’essere Chiesa oggi.
Qualcuno ha viaggiato tutta la notte in pullman da Udine. Da Scampia ci sono tante giovani famiglie con bimbi a seguito. Un gruppo di universitari aderenti a Comunione e liberazione prega con le lodi e legge una riflessione sulla figura del papa. Sotto gli striscioni del colonnato si intonano canti. Il popolo che ieri si è radunato in Piazza San Pietro per tributare il suo affetto a Benedetto XVI esprime le tante anime della Chiesa di oggi. Sono molteplici le espressioni, ma la scelta di seguire Cristo, nonostante le critiche, gli attacchi mediatici, i drammi provocati da alcuni sacerdoti, è unica.
Si stimano 200 mila presenze. Qualcuno propende per 150 mila. Non sono però solo i numeri a contare e a dire il successo dell’iniziativa della Cnal (Consulta nazionale delle aggregazioni laicali). Il colonnato che abbracciava la folla è diventato a sua volta un abbraccio festoso, composto, raccolto al papa. Il momento di preghiera che ha preceduto il suo discorso, presieduto dal card. Angelo Bagnasco è stato seguito in piedi, in silenzio. L’invito pressante di Gesù a Pietro – «Mi ami tu più di costoro?» – ha interpellato e interrogato tutti i presenti: continuare ad amare più di tutto, nonostante le traversie e le bufere, nonostante i tradimenti e i delitti, nonostante statistiche e rapporti in cui i cristiani sono tornati ad essere minoranza. E forse proprio perché minoranza, questa adunata che qualcuno ha voluto definire “Catholic pride” serve non tanto a rinfocolare orgogli, ma a scorgere nuovi segni nell’identità della Chiesa di oggi.
Perché affrontare chilometri, disagi per i piccoli, notti insonni per celebrare questa festa di piazza? «Volevo dire al papa che può contare su di me». «Il Vangelo mi ha cambiato la vita e nella Chiesa non c’è solo marcio, ecco perché sono qui». «I sacerdoti fanno tanto bene e non si può fare di tutta l’erba un fascio». «Essere qui è dire che siamo una comunità in cammino con il suo pastore e non anime solitarie». «Ci vuole un rinnovamento nella chiesa, ma non possiamo pretenderlo dobbiamo farlo tutti insieme». Questi i commenti che qua e là si coglievano tra i presenti.
Anche Benedetto XVI nel suo saluto dopo la preghiera del Regina Coeli ha incoraggiato ad essere «solidali nel bene, nell’amore, nel servizio», e ha messo in guardia dal peccato, «il male spirituale, che a volte, purtroppo, contagia anche i membri della Chiesa». Benedetto non nasconde le piaghe e non nasconde neppure la sorpresa di fronte a quella folla festante, che lui stesso fatica a lasciare, salutandola ripetutamente. «Viviamo nel mondo – ha ricordato il papa in un passaggio– ma non siamo del mondo». E forse è questo il discrimine che continua ad interrogare e che sorprende il mondo laico. Oggi i giornali titolano sul calo di fiducia nel papa. Ieri si è invece ribadito altro: la fiducia è prima di tutto riposta in Dio.