Rio è vicina e il doping?
La Russia c’è
Partiamo dalle certezze: nessuna esclusione per la Russia ai Giochi. È di appena qualche giorno fa la decisione presa dal Comitato olimpico internazionale (Cio) in merito allo scandalo doping che aveva investito lo scorso novembre Mosca a partire da quel tristemente noto “lunedì nero” della storia dello sport russo, segnato dalla pesantissima accusa di “doping di Stato”, ad opera della Commissione di Inchiesta dell’Agenzia mondiale antidoping (Wada).
Come documentammo anche sulle nostre pagine, la Wada aveva presentato un agghiacciante report di 323 pagine fitte e dettagliatissime, redatta dopo un’indagine durata 11 mesi, che inchiodava la Russia a clamorose responsabilità, chiedendone la squalifica per due anni.
A pochi giorni dai Giochi, si apprende però che saranno le singole federazioni internazionali a valutare se ammettere ai Giochi di Rio singoli atleti, come i russi, o intere squadre. Sostanzialmente perciò il comitato esecutivo del Cio ha “escluso l’esclusione”, riservandosi comunque ovviamente di negare l’ammissione degli atleti che verranno reputati irrispettosi dei requisiti stabiliti dalle rispettive federazioni. La selezione russa potrà pertanto partecipare regolarmente all’Olimpiade ad eccezione della squadra di atletica, come spiegato personalmente dal presidente del Cio, Thomas Bach, annunciando rigorosi controlli. Responsabili sono perciò le singole federazioni sportive internazionali, che non potranno ovviamente contare in terra carioca su atleti, di qualsiasi disciplina, in passato sospesi per doping, anche ove la pena sia stata scontata. «Siamo stati guidati dal principio fondamentale della Carta Olimpica – ha affermato Bach – che protegge gli atleti puliti e l'integrità dello sport. Bisogna comunque distinguere tra responsabilità collettive e individuali».
Il doping mutila i Giochi
Ma al termine della scorsa settimana risultavano altri 45 gli atleti, 23 dei quali medagliati, positivi nei test antidoping ripetuti dopo le ultime due edizioni delle Olimpiadi, Londra 2012 e Pechino 2008. Il numero totale sale ora a 98: tra i nuovi casi accertati, per l’esattezza 30 sono emersi dai Giochi in Cina e 15 da quelli londinesi, sempre secondo le notifiche del Cio, che ha precisato come «siano 1.243 i campioni ritestati con i metodi d'analisi scientifici più avanzati a disposizione», così come altri ne seguiranno durante e dopo Rio. «Queste nuove analisi testimoniano una volta di più la volontà del Cio di lottare contro il doping», ha affermato Bach: «Gli esami – ha aggiunto – sono stati fatti con l’aiuto di metodi scientifici più recenti e utilizzando un processo di informazioni condivise che ha visto la partecipazione dell’Agenzia mondiale antidoping e delle Federazioni internazionali».
E mentre anche il lottatore indiano Narsingh Yadav è stato trovato, notizia del fine settimana, positivo a un test antidoping per steroidi anabolizzanti le cui conseguenze saranno valutate in queste ore, dalle ombre doping non è esente l’Italia, che vede squalificato il canottiere Vincenzo Abbagnale, erede di una mitica famiglia plurimedagliata che a 23 anni è stato sanzionato per avere saltato 3 controlli, come denunciato dallo stesso padre Giuseppe, presidente federale. Mancherà all’appello, ancora una volta, tra torbidi dubbi, denunce e veleni, Alex Schwazer, marciatore già legato a quei pesantissimi 3 anni e 9 mesi di squalifica rimediati nel 2012, stavolta “sporcato” in seguito ai controlli rieseguiti, come abbiamo documentato su cittanuova.it.
Il sabato del villaggio (olimpico)
Intanto, è del fine settimana la notizia che il Villaggio Olimpico, «casa» degli atleti appena aperto, non sia ancora del tutto pronto. Gli operai, assicurano i responsabili dal Brasile, continueranno a lavorare 24 ore al giorno per risolvere i problemi: basterebbe già un’espressione simile a spiegare che il ritardo sulla tabella di marcia esiste palesemente. Non a caso, se l’Italia intanto è stata costretta ad appaltare lavori privatamente per completare la sua residenza, altri Paesi non sono proprio ancora entrati mentre la stessa dirigenza locale ammette che altri atleti saranno piazzati nei locali pronti, sebbene non destinati al loro Paese. Uno di questi tuttavia, per l’esattezza l’Australia, ha già annunciato che non entrerà nei locali, lamentando condizioni sono pessime dal punto di vista idraulico, elettrico e del gas.