Rinella, polizia postale: la sicurezza dello Stato si gioca anche nella Rete
Nell’ultimo anno, in Italia, l’86% delle aziende ha subito uno o più attacchi informatici: il 40% di questi è stato provocato da malware (programmi informatici, anche virus), il 27% da phishing (truffe online), il 22% da ransomware (malware che bloccano i pc e per sbloccarli chiedono un riscatto) e il 19% da data breach (violazione di dati riservati), secondo una ricerca di Dell Technologies.
Un allarme confermato dal rapporto annuale dell’Enisa, l’agenzia dell’Ue dedicata al rafforzamento della sicurezza informatica in Europa, che parla anche di manipolazione e interferenza delle informazioni e di attacchi alla catena di approvvigionamento. In Italia, il settore più preso di mira è la Pubblica amministrazione, seguito da quello dei trasporti. Gli attacchi informatici sono anche un risvolto delle guerre in corso, a partire da quella condotta dalla Russia in Ucraina. Gli hacker russi, del resto, come confermato anche dal Ministero dell’Interno, hanno già preso di mira siti istituzionali e forze dell’ordine.
Come si sta allora proteggendo il nostro Paese? Come si intende agire in vista del Giubileo, quando – secondo la ministra del Turismo Daniela Santanché – nel nostro Paese, e in particolare a Roma, potrebbero arrivare circa 35 milioni di pellegrini? Lo abbiamo chiesto a Luigi Rinella, già medaglia d’oro al valor civile, direttore centrale del servizio polizia postale e per la sicurezza cibernetica, a margine della presentazione del documentario “Non ne vale la pena”, nell’ambito del progetto #Cuoriconnessi contro i reati online e il cyberbullismo.
Direttore Rinella, quanto sta avvenendo a livello internazionale – parliamo di guerre e conflitti di vario tipo – come si riflette sulla sicurezza cibernetica del nostro Paese? Ci sono già stati molti attacchi…
Si riflette non soltanto nel nostro Paese. Oggi una parte importante della nostra vita è gestita in rete da sistemi informatici: pensiamo all’energia, per fare un esempio, agli ospedali… Ci sono hacker professionisti, spesso collegati ad altri Stati, che hanno la capacità di infiltrarsi nella Rete e di colpire appropriandosi di dati sensibili, anche a volte mettendo fuori uso un sistema di sicurezza… Oggi l’ordine e la sicurezza pubblica di un Paese non si giocano soltanto nella vita reale, ma sicuramente anche nella vita digitale.
In occasione del Giubileo del 2025 in Italia arriveranno milioni di persone. Come vi state organizzando?
Proprio perché, come dicevo, oggi l’ordine e la sicurezza pubblica si giocano anche in Rete, è chiaro che la polizia postale per la sicurezza cibernetica avrà un ruolo fondamentale. Continueremo l’attività di presenza di uomini e donne della polizia postale in Rete per cogliere quei segnali – che quotidianamente già cogliamo quando si verificano – di possibili fatti che possono essere destabilizzanti per l’ordine e la sicurezza pubblica.
Parlando di reati online, quali sono le persone più fragili?
Sicuramente i minori, per la loro inconsapevolezza e immaturità. Questa è la fascia più esposta, oggi, da una parte ai vantaggi che la Rete offre, ma anche ai rischi. I minori, più degli adulti, sono “digitali” e quindi vivono una parte della loro quotidianità proprio con l’uso di strumenti che consentono loro di entrare nella Rete, per cui sono più esposti ai pericoli.
C’è un “gusto dell’orrido” che si sta sviluppando soprattutto tra gli adolescenti della fascia 15-17 anni, con un interesse verso la violenza che li porta a commettere anche il reato di pedopornografia. Che riscontri avete?
I numeri ci indicano sicuramente una tendenza all’esplorazione della Rete con interessi verso contenuti che sono spesso pesanti da un punto di vista psicologico per un minorenne. La Rete è un contenitore aperto e quindi ovviamente tu non sei mai sazio. Esplorando e condividendo arrivi a conoscere – forse per esigenza di emozioni forti – contenuti forti che sono appunto omicidi, suicidi, incidenti stradali che portano sicuramente una forte scossa di adrenalina. La Rete offre cose meravigliosa, cose belle, si può viaggiare con la Rete. Offre però anche cose brutte e purtroppo spesso si viene attratti anche da queste, soprattutto se questo interesse è condiviso, se diventa quasi una challenge (una sfida, ndr) a chi resiste di più, a chi trova le cose più brutte e più volgari. Lo stesso vale per la pedopornografia, perché purtroppo la condivisione da parte di immagini intime di minorenni può diventare un reato serio, perché la loro condivisione e pubblicazione in Rete determina il reato appunto di pedopornografia, che è gravissimo.