Riina e Vespa

Grandi e sdegnate reazioni alla decisione di Bruno Vespa di trasmettere un'intervista con il figlio di Totò Riina nella trasmissione Porta a Porta. Salvo Riina sta lanciando un suo libro. Levata di scudi che ha coinvolto persino il presidente Mattarella
Il conduttore di Porta a porta Bruno Vespa

Per essere chiari, e per non lasciar nel vago la nostra posizione, valga per tutti quanto ha detto Salvatore Borsellino: «Avrei preferito non dover scrivere queste righe, avrei preferito non essere costretto ad essere assalito dal senso di nausea che ho provato nel momento in cui ho dovuto leggere che il figlio di un criminale, criminale a sua volta, comparirà questa sera nel corso di una trasmissione della Rai, un servizio pubblico, per presentare il suo libro, scritto, come dichiarerà lui, "per difendere la dignità della sua famiglia". Di quale dignità si tratti ce lo spiegherà raccontandoci come, insieme a suo padre, seduto in poltrona davanti alla televisione, abbia assistito il 23 maggio e il 19 luglio del '92 allo spettacolo dei risultati degli attentati ordinati da suo padre per eliminare Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Non ci racconterà forse le esclamazioni di gioia di quello stesso padre che descriverà, come da copione, come un padre affettuoso, ma quelle possiamo immaginarle dalle espressioni usate da quello stesso padre quando, nelle intercettazioni nel carcere di Opera, progettava di far fare la "fine del tonno, del primo tonno" anche al magistrato Nino Di Matteo».

 

Servizio pubblico? Diritto di cronaca? Una mano data alla mafia? Spregio delle vittime? Legge dello scoop? Bruno Vespa è un giornalista di pancia, sa bene quello che interessa la gente e non glielo fa mai mancare. A suo modo premuroso. È quello che si definisce un "serio professionista" che usa i mezzi della propaganda televisiva in modo spregiudicato ma attentissimo a non infrangere la legge. Che tutto ciò sia servizio pubblico se ne può discutere. I dubbi fioccano. Ma nel tramonto della deontologia professionale e dei codici etici, nella progressiva "deregulation" del mondo mediatico, le proteste paiono il biblico grido del saggio nel deserto.

 

Il problema mi sembra un altro, più profondo: che società traspare da Porta a Porta e da trasmissioni simili? La nostra Italietta confusa e corrotta, connivente e collusa, edonista e narcisista. Quella che sposa la logica dei Panama Papers. Per questa Italia l'intervista con Riina ci sta, fa un po' di confusione, tiene alti gli ascolti, offre materia di discussione… È la società dei vincenti, del successo, della furbizia, della influenza affaristica. Del relativismo: un po' di papa Francesco e un po' di Salvini, un pizzico di sesso e un sacco di soldi, tutto mescolato.

 

Chi vuol costruire un'Italia chiara e attenta alla legalità, trasparente e altruista, chi pone attenzione ai poveri, agli ultimi, agli immigrati… non segue morbosamente Porta a Porta. O quando la segue lo fa per capire, per guardare in faccia chi la pensa diversamente, non per bearsi dei plastici di Cogne o per assistere al gossip politico della settimana.

 

C'è tanto d'altro da fare e pensare. Non diamo autorità eccessiva a Bruno Vespa. Non ascoltiamolo quando trasmette lo scoop amorale. E basta.

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