Rigopiano: per la Cassazione sì a un nuovo processo
La Cassazione ha deciso. Sì, dunque al processo bis in Appello a Perugia per il “caso Rigopiano” che vide la morte di 29 persone tra dipendenti ed ospiti a causa della valanga staccatasi dal monte Siella in località Farindola (PE) il 18 gennaio 2017 sull’omonimo hotel.
Atteso per il pomeriggio del 3 dicembre, il giudizio della sesta sezione penale presieduta da Giorgio Fidelbo della Suprema Corte è giunto in serata. «La Corte di Cassazione ha riformato la decisione dei Giudici di merito – si legge nella nota della Cassazione -, disponendo l’annullamento della sentenza di appello che, come già quella di primo grado, aveva escluso la responsabilità dei dirigenti del Servizio di Protezione civile della Regione Abruzzo per i reati di disastro colposo e omicidio e lesioni plurime colpose».
Parziale accoglimento, dunque, delle richieste del Procuratore generale Giuseppe Riccardi presso la Corte di appello de L’Aquila, confermando a distanza di anni la bontà del primo impianto accusatorio dei PM di Pescara. «Un cambio di rotta è stato dato eccome» è una delle dichiarazioni rese in queste ore dai parenti delle vittime, che da anni si battono per avere giustizia riunendosi attorno al “Comitato vittime di Rigopiano”.
Appello bis perciò per sei degli allora dirigenti della Regione Abruzzo per disastro colposo e omicidio colposo plurimo in concorso ovvero Emidio Primavera, Carlo Visca, Carlo Giovani, Pierluigi Caputi, Vincenzo Antenucci e Sabatino Belmaggio assolti nei due precedenti gradi di giudizio.
Confermate le sentenze di secondo grado per l’ex prefetto Francesco Provolo, condannato ad un anno e otto mesi per rifiuto di atti d’ufficio e falso in riferimento alla mancata convocazione del Centro di coordinamento dei soccorsi; quella a sei mesi per l’ex gestore dell’hotel Bruno Di Tommaso, nonché al «geometra che aveva redatto la relazione allegata al permesso per la ristrutturazione dell’albergo stesso per i reati di falsità ideologica loro attribuiti». Nessun processo per l’ex prefetto Provolo, verrà celebrato invece, per le accuse di concorso in omicidio colposo, lesioni colpose e depistaggio.
Secondo processo per omicidio colposo aggravato e lesioni colpose aggravate anche per il sindaco di Farindola Ilario Lacchetta già condannato in secondo grado. Sempre nella nota si legge: «Con riguardo al sindaco di Farindola e al tecnico del Comune dell’epoca dei fatti, nonché ai due funzionari della Provincia di Pescara condannati dalla Corte di appello per omicidio e lesioni colpose plurimi, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza impugnata e ha disposto un nuovo giudizio di appello per rivalutare le loro posizioni».
Per la Cassazione andranno analizzate ulteriori responsabilità che portarono alla morte le 29 vittime. Rintracciabili non solo nel comportamento dei funzionari del comune di Farindola e della provincia di Pescara che avevano il compito di pulire, liberare la strada e di far lasciare l’hotel, ma anche in quella catena di omissioni ai piani più alti della Regione e della Protezione civile. Sì, perché secondo questo impianto accusatorio, a fallire a tutti i livelli non fu solo la gestione dell’emergenza, ma fu anche una mancata prevenzione da cui le accuse di disastro colposo e omicidio colposo.
Come ha ricordato il Pg durante la requisitoria, infatti: «Le linee guida indicavano come il rischio valanghivo interessasse soltanto il 6% dei comuni dell’Abruzzo e tra questi c’era Farindola. L’ordinanza di sgombero dell’Hotel Rigopiano avrebbe evitato la tragedia».
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