I rifugiati ucraini e il grande cuore della Polonia

Tutta la Polonia si è mobilitata per accogliere i rifugiati che scappano dalla guerra in Ucraina: vengono accolti nelle Chiese, nelle scuole, nelle case private. L'impegno dei Focolari.
Una donna ucraina in un rifugio con il figlio per paura delle bombe, foto Ap.

Situazione in Polonia 

I rifugiati che sono arrivati in Polonia dall’Ucraina sono oltre un milione e duecentomila. Sono soprattutto ucraini, ma anche cittadini di: Polonia, Uzbekistan, Bielorussia, India, Nigeria, Algeria, Marocco, Afghanistan, Pakistan, Usa e Russia. Le persone che arrivano sono soprattutto donne e bambini, mentre tanti uomini decidono di rimanere in Ucraina (o anche tornare, chi era fuori) per combattere.

Vengono accolti nelle strutture dello Stato, della Chiesa, tantissimi nelle case private. C’è un’ondata di solidarietà commovente. Praticamente in tutte le scuole, parrocchie, posti di lavoro si raccolgono beni e soldi per poter aiutare chi arriva e chi combatte nel Paese. I rifugiati possono viaggiare gratis sui treni, ricevono schede telefoniche con internet molto convenienti, hanno accesso alla sanità, ad esempio ai vaccini contro il Covid. I bambini sono subito accolti nelle scuole, negli asili, nei cinema si fanno vedere dei cartoni animati apposta per loro, ecc. Gli insegnanti nelle scuole ricevono una formazione straordinaria su come parlare con i bambini e i ragazzi della guerra. Si offrono anche delle lezioni di base di lingua ucraina per gli insegnanti, per facilitare l’inserimento dei nuovi allievi.

Il Movimento dei Focolari si sta organizzando per aiutare sia economicamente che accogliendo le persone. L’Associazione Fiore, ONG che sostiene le attività del Movimento in Polonia, ha subito creato un conto per l’emergenza Ucraina. Nei primi giorni si è raccolta una somma importante, soprattutto per aiutare chi è già arrivato in Polonia e viene ospitato nelle case private o in quelle del Movimento. Si sono mosse anche le persone legate all’Economia di comunione aderendo alla raccolta di soldi attraverso l’AMU.

Negli ultimi giorni sono arrivate le prime famiglie nella cittadella del Movimento (Mariapoli Fiore), vicino Varsavia. In questo momento sono 16 persone (6 donne, 2 uomini, 8 bambini e ragazzi dai 5 ai 16 anni). In un centro vicino ci sono altre 46 persone tra cui 36 bambini e ragazzi, per i quali si organizzano giochi e altre attività. Su richiesta del Comune si è messa a disposizione anche un’altra casa della cittadella per accogliere bambini e ragazzi di un orfanotrofio (25 persone). Sono i primi passi, ne seguiranno altri. A Katowice si è messo a disposizione un appartamento accanto al focolare, normalmente usato dalla comunità.

Ovviamente tanti membri del Movimento sono attivi in vari fronti, aprendo le proprie case, aiutando da volontari nelle parrocchie (Caritas), collaborando con altre organizzazioni. Per non parlare della preghiera incessante…

Qualche testimonianza
Szymon è un giovane poliziotto
. Si è offerto di andare al confine con l’Ucraina per aiutare a custodire quella zona. Dice che la situazione lì è tranquilla, c’è tanta accoglienza, collaborazione, anche se a vedere la gente che arriva gli si stringe il cuore. Zbyszek e Asia sono una coppia del Movimento con 8 figli ormai cresciuti. Vivono nella parte ovest della Polonia. Da anni conoscono un uomo ucraino che lavora nella loro città. Due anni fa è arrivata anche la moglie. Scoppiata la guerra, si sono dati subito da fare. Hanno organizzato una preghiera ecumenica in parrocchia per la pace: erano presenti cattolici, evangelici, ortodossi, greco e romano cattolici. La notizia si è diffusa in varie aziende dove lavorano persone dell’Ucraina. Sono venuti in tanti. Sono impressionati dalla generosità della gente, sono tanti i giovani che viaggiano verso il confine per aiutare a trasportare i rifugiati. Hanno messo a disposizione un loro appartamento. Quando la loro amica ucraina ha saputo che mancavano medicinali per i soldati nella sua città di provenienza, hanno organizzato una raccolta: in 3-4 ore hanno riempito 13 cartoni di medicinali che hanno potuto portare subito sul camion che partiva per l’Ucraina. La sua mamma ha 85 anni. Non vuole spostarsi, non ha forze per scendere nei rifugi antiaerei, prepara le bombe Molotov. La sorella lavora nella polizia, adesso ha preso le armi e combatte.

Chi si trovava già prima in Polonia, soffre della sindrome del sopravvissuto: perché sono qui mentre la mia gente, i miei familiari stanno morendo? 

Kacper da vari anni aiuta in una scuola dando lezioni extra agli alunni stranieri. Ha saputo che un allievo ucraino, che lui aveva aiutato in chimica, è al fronte. Ha ritrovato le sue coordinate per sostenerlo in questo momento così drammatico. Quando il suo amico può, si chiamano, parlano… È l’unico modo per stargli vicino.

Una condivisione
In quest’anno dedicato a sant’Ignazio cerco di fare ogni giorno (ma non sempre ci riesco) l’esame di coscienza. Il primo punto è quello di ringraziare per ogni avvenimento della giornata. Un giorno l’ho fatto, ci ho messo 15 minuti, così come si consiglia, e mi sono coricata. Mentre mi accomodavo sul cuscino comodo con il mio gatto accanto, mi è venuto un pensiero: ma io non ringrazio per le cose più evidenti, per il letto, il cuscino morbido, la possibilità di dormire in una casa calda…  Il giorno dopo sono arrivate delle telefonate in cui mi chiedevano se volevo aiutare i rifugiati dell’Ucraina. Ho detto ovviamente di sì. Adesso ho due signore a casa mia, ho dato a loro il mio letto morbido e caldo. Cerco di ospitarle come riesco (Anna di Varsavia).

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