Riforme, settimana decisiva al Senato

A Palazzo Madama riprenderà l’esame del disegno di legge su Senato e Titolo V della Costituzione. Lettera di Renzi ai senatori della maggioranza, mentre Grillo è a Roma per fermare la trattativa con il Pd sulla legge elettorale
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Settimana di fuoco per il Parlamento, chiamato al voto sulle riforme. Questa sera o domani mattina riprenderà in aula a Palazzo Madama l’esame del disegno di  legge su Senato e Titolo V della Costituzione. L’inizio dei lavori dipenderà dai tempi necessari all’approvazione del decreto in materia di cultura e turismo, in scadenza il prossimo 30 luglio, dopo essere stato licenziato in prima lettura alla Camera. I tempi sono decisamente stretti, ma c’è tutta l’intenzione di accorciarli ulteriormente, ponendo, magari, la questione di fiducia sul decreto “Art Bonus”, per favorire un passaggio quanto più rapido possibile all’esame e alla votazione degli emendamenti del disegno sulle riforme costituzionali.

Che questa settimana sia cruciale per i lavori del Senato lo prova anche la lettera che il presidente del Consiglio ha scritto ai senatori della maggioranza, ricordando il delicatissimo passaggio politico dei prossimi giorni: «So che vedere il Senato costretto a perdere tempo senza poter discutere in modo civile ma attraverso emendamenti burla è triste. È umiliante, immagino, trascorrere il vostro tempo prezioso a discutere di argomenti assurdi, come cambiare il nome della Camera dei Deputati in Gilda dei Deputati». Sprona però a non demordere: «C’e chi vuole bloccare tutto. E c’è chi vuole cambiare, iniziando da se stesso. Dalla vostra capacità di tenuta dipende molto del futuro dell’Italia. Siamo chiamati a una grande responsabilità: non la sprecheremo».

Renzi tiene a sottolineare che «con il vostro sostegno garantite la fiducia e la maggioranza al Governo, facendo presente che, per quanto concerne la legge elettorale, «abbiamo convenuto circa i punti fondamentali: chiarezza del vincitore, premio di maggioranza proporzionato, principio dell’alternanza», quasi a intimare di non venire meno agli accordi stabiliti. Per le questioni da definire, dove risultano differenziate le posizioni dei vari partiti che compongono la maggioranza, il premier non forza la mano e si affida «alla discussione del Senato», che«consentirà di affrontare i nodi ancora aperti: preferenze, soglie, genere».

Il progetto è di rilevante portata e Renzi fa sentire tutto il peso delle responsabilità che grava sui senatori: «La modifica costituzionale di cui state discutendo supera il bicameralismo perfetto, semplifica il processo legislativo, riequilibra il rapporto Stato Regioni, abolisce il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro, disegna uno Stato più efficace e semplice. Una rivoluzione del buon senso in linea con le principali esperienze costituzionali europee». Non manca infine di togliersi qualche sassolino: «Si può essere d’accordo o meno con questa riforma: definirla svolta autoritaria però significa litigare con la realtà».

Sul fronte dell’opposizione, Grillo è arrivato a Roma per incontrare  i parlamentari del Movimento, deciso, come evidenziano le agenzie di stampa, a fermare la trattativa con il Pd sulla legge elettorale. In vista di possibili, ulteriori ostacoli, Renzi va ipotizzando un nuovo incontro con Berlusconi per esaminare la situazione e superare questa fase di ostruzionismo. Appuntamenti sarebbero previsti anche con i leader degli altri partiti.

 Il presidente del Consiglio ha infatti ribadito con forza che «i giorni che abbiamo davanti non possono essere buttati via» e gli obbiettivi del governo vanno raggiunti con determinazione. «Solo le riforme strutturali ci consentiranno di essere credibili – precisa Renzi – per usare la flessibilità necessaria a far ripartire l'occupazione e la crescita. Abbiamo mille giorni per riportare l’Italia a fare l’Italia. Dopo ognuno farà le proprie scelte in libertà e rispetto».

 

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