Riforma dell’Iva: la proposta della Commissione europea

Un nuovo sistema di regole sull'"imposta valore aggiunto" potrebbe ridurre dell’80% un’evasione stimata attorno ai 150 miliardi di euro l’anno

La Commissione europea ha elaborato un piano di riforma delle regole dell’Iva (imposta valore aggiunto) nell’Unione europea (Ue), volto a migliorare e modernizzare il sistema per i governi e per le imprese. Infatti, secondo i dati resi disponibili, sono oltre 150 i miliardi di euro di Iva che vengono evasi ogni anno. Di questi, circa 50 miliardi di euro all’anno (cioè circa 100 euro per ogni cittadino dell’Ue) sarebbero evasi a causa di frodi legate all’Iva transfrontaliera, cioè tra i vari Stati membri, che si ritiene potrebbero essere usati per finanziare le organizzazioni criminali, compreso il terrorismo.

Nello specifico, la proposta della Commissione europea, si basa su quattro punti essenziali. Innanzitutto combattere le frodi: l’Iva sarà addebitata sul commercio transfrontaliero tra le imprese. Attualmente questo tipo di scambi è esente dall’Iva, fornendo una scappatoia facile per le aziende per raccogliere l’Iva e quindi svanire senza rimettere i soldi al rispettivo governo. Poi, con il principio One Stop Shop sarà più semplice per le aziende che vendono tra vari Stati membri far fronte ai loro obblighi di Iva, poiché queste saranno in grado di effettuare dichiarazioni e pagamenti utilizzando un unico portale online nella propria lingua e secondo le stesse regole e modelli amministrativi del Paese di origine. Gli Stati membri pagheranno direttamente l’Iva reciprocamente dovuta, secondo quanto avviene già per le vendite di servizi elettronici.

Il nuovo sistema sarà caratterizzato da maggiore coerenza, con il passaggio al principio della destinazione, in base alla quale l’importo finale dell’Iva è sempre pagato allo Stato membro del consumatore finale e addebitato al tasso di tale Stato membro, secondo quanto già in vigore per le vendite di servizi elettronici. Infine, ci sarà meno burocrazia, grazie alla semplificazione delle regole di fatturazione, che consentirà ai venditori di preparare le fatture secondo le regole del proprio paese anche quando i prodotti vengono scambiati oltre le frontiere. Quindi, le aziende non dovranno più preparare un elenco delle transazioni transfrontaliere per la loro autorità fiscale (la cosiddetta dichiarazione riepilogativa).

Valdis Dombrovskis, vicepresidente della Commissione europea e responsabile dell’euro e del dialogo sociale, ritiene che sia giunto il tempo «di rinnovare l’attuale sistema Iva, istituito in via provvisoria un quarto secolo fa. Abbiamo bisogno di un sistema definitivo che ci permetta di affrontare in modo più efficiente la frode dell’Iva transfrontaliera».

Pierre Moscovici, Commissario per gli affari economici e finanziari, fiscalità e dogane, sottolinea che «25 anni dopo la creazione del mercato unico, le imprese e i consumatori hanno ancora 28 regimi di Iva diversi» quando operano tra uno Stato e l’altro. Pertanto, «questo sistema anacronistico basato sui confini nazionali deve finire! Gli Stati membri dovrebbero considerare le transazioni Iva transfrontaliere come operazioni nazionali nel nostro mercato interno entro il 2022». La proposta della Commissione europea «dovrebbe ridurre la frode dell’Iva transfrontaliera di circa l’80%. Al tempo stesso, renderà la vita più facile per le imprese dell’Unione che si commerciano tra le frontiere, riducendo la burocrazia e semplificando le procedure connesse all’Iva». In altre parole: «Buone notizie per gli imprenditori, i consumatori e i bilanci nazionali, cattive notizie per i truffatori».

La proposta legislativa della Commissione europea sull’Iva passerà quindi all’esame degli Stati membri nel Consiglio dell’Ue e poi al Parlamento europeo per la consultazione. Nel 2018 la Commissione elaborerà una proposta giuridica dettagliata volta a modificare la cosiddetta direttiva IVA del 1967, modificata nel 1993, a livello tecnico in modo che il regime definitivo dell’Iva appena proposto possa essere attuato senza problemi. Secondo dati del 2015, l’Iva è una delle principali e crescenti fonti di entrate nell’Ue, che ha raggiunto oltre mille miliardi di euro, pari al 7% del Pil dell’Ue. Gli stessi Stati membri hanno chiesto più volte alla Commissione europea di affrontare il tema. La questione è particolarmente importante, sia perché l’Iva è una delle risorse proprie dell’Ue, ma anche è soprattutto perché uniformare il sistema dell’Iva è fondamentale per una migliore attuazione del mercato unico europeo a beneficio delle imprese ma anche degli Stati membri che potrebbero così recuperare risorse da utilizzare per scuole, strade, assistenza sanitaria, ecc.

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