Riforma della scuola, ok in Senato. Proteste di insegnanti e studenti

Proteste contro la riforma della scuola

Ancora un voto di fiducia
Solo qualche mese addietro Matteo Renzi aveva affermato di volere una discussione in aula senza bisogno di forzare i tempi. Più di recente, aveva anche avanzato una proposta che offriva uno spiraglio alla speranza: quella di riaprire il dialogo convocando a luglio una grande conferenza sulla scuola. Poi c’è stata la marcia indietro, e in poche ore si è passati dall’offerta di un confronto all’imposizione del voto di fiducia, sbandierando ancora una volta i motivi di urgenza (l’esigenza di poter fare le assunzioni di 100mila insegnanti già dal prossimo anno scolastico). Per il ministro Stefania Giannini:  «Il voto di fiducia è uno strumento che si utilizza quando è necessario fare bene e presto».

 

Bene e presto? E anche spesso, troppo spesso? In 16 mesi di governo Renzi, il numero delle leggi approvate facendo ricorso alla fiducia supera il 46 percento (valutazione OpenPolis per l’Espresso). Più che un uso è un abuso di questo strumento, cui sarebbe lecito arrivare solo in casi limitati, atteso che esso stronca la discussione in Parlamento e fa decadere ogni proposta di modifica.

 

Proteste in aula…
Il Movimento 5 Stelle
celebra il funerale della scuola, esibendo lumini rossi (uno dei simboli della protesta degli insegnanti) sui banchi del Senato, togliendosi la giacca per mostrare una fascia nera sul braccio, esponendo cartelli con la scritta «scuola pubblica riposa in pace».

 

Sel denuncia che «Al Paese è stato raccontato che c'erano 3mila emendamenti e l'ostruzionismo delle opposizioni. In realtà in commissione Istruzione non è stato dato modo di fare un lavoro serio di confronto, perché dal 3 giugno è stata proprio la maggioranza a mettere in atto una pratica ostruzionistica, che ci ha impedito di votare». Per inciso, la Commissione non ha concluso i suoi lavori e il testo è approdato in Aula senza mandato ai relatori, per cui é stato lo stesso presidente della commissione, Andrea Marcucci, a sintetizzare l'iter del disegno di legge e ad illustrarne i contenuti.

 

Proteste vibrate si levano anche dai banchi degli altri gruppi di opposizione. Anche se lo strappo più violento si consuma dentro al Pd con Stefano Fassina che annuncia di aver riconsegnato la tessera del partito e altri dissidenti che non partecipano al voto (tra cui Corradino MineoWalter TocciRoberto Ruta Felice Casson).

 

…e proteste fuori dall’aula
A contestare duramente il provvedimento sono stati in primo luogo gli insegnanti, con momenti di tensione registrati di fronte all’accesso principale di palazzo Madama. All'alba le organizzazioni sindacali e l'Unione degli Studenti hanno organizzato una serie di blitz davanti al Ministero dell’Istruzione e in altri luoghi simbolo di Roma, pre-annunciando nuove iniziative di lotta a partire dall’avvio del prossimo anno scolastico.

 

Emblematico e significativo il comunicato del Movimento degli studenti di Azione Cattolica che esprime riserve nel merito e sul metodo seguito dal governo: «Nel merito, perché il maxi-emendamento non recepisce le proposte che come studenti abbiamo costruito durante tutto l’anno con i circoli territoriali, e presentato nelle sedi governative e parlamentari opportune. E anche sul metodo, perché non si condivide la decisione di portare in aula un testo blindato dal voto di fiducia. Una decisione questa – continua il comunicato – che rappresenta una forzatura del dibattito parlamentare, ed impedisce di apportare qualsiasi intervento migliorativo al testo. Ci rattrista vedere come una riforma nodale per il Paese, come quella del sistema d’istruzione, debba procedere in Parlamento senza la necessaria dialettica tra le parti politiche». Analisi inappuntabile, non c’è che dire.

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