Una riforma del Patto di stabilità
L’eccessiva rigidità del Patto di stabilità e crescita (n.d.r. questo secondo connotato è spesso dimenticato) si è palesato nel corso degli ultimi anni, quando l’Unione europea (UE) non era riuscita a gestire in modo efficiente la crisi economica che attanagliava il mondo dal 2008, trascinando sull’orlo del baratro diversi Stati membri dell’UE.
Poi, la pandemia di Covid-19 ha costretto le istituzioni europee e gli Stati membri a intraprendere diverse iniziative flessibili che hanno interrotto le procedure di correzione degli squilibri macroeconomici, facendo emergere nuove vulnerabilità, e mostrato la necessità di riformare l’assetto economico dell’Europa. In particolare, come delineato nelle sue comunicazioni sul dibattito per la revisione del Patto di Stabilità, per la Commissione europea sembrano necessari una riduzione graduale, sostenibile e che non ostacoli la crescita del debito pubblico, un sostegno agli investimenti pubblici per assicurare una crescita sostenibile e inclusiva e un coordinamento politico tra le istituzioni europee e gli Stati membri.
Così, la Commissione europea ha deciso di aprire un dibattito pubblico sulla riforma della governance europea si svilupperà in diversi tipi di forum, oltre un sondaggio online che sarà attivo fino il 31 dicembre. Poi, entro il primo quadrimestre del 2022, la Commissione europea fornirà un’indicazione tenendo conto della situazione economica globale, della specificazione situazione di ciascun Stato membro e di quanto emerso nel dibattito pubblico. Infine, la Commissione europea proporrà una propria proposta di riforma del Patto di Stabilità.
Secondo Valdis Dombrovskis, vice presidente della Commissione europea, per gli Stati membri è «essenziale ridurre i debiti pubblici elevati per affrontare le future crisi, ma va fatto in modo intelligente, graduale e sostenibile, senza ostacolare la transizione green e la crescita». La revisione del del Patto di stabilità e crescita dovrebbe attuarsi formulando «regole semplici e un maggiore uso di indicatori comprensibili».
Del resto, «la crisi ha anche reso più visibili alcune sfide: deficit e debito più elevati, divergenze e disuguaglianze più ampie e la necessità di maggiori investimenti». Per questo è necessario stabilire nuove «regole di governance economica in grado di affrontare queste sfide a testa alta». Pertanto, la Commissione europea intende «ascoltare opinioni e idee e costruire consenso e titolarità per un’efficace sorveglianza economica», in modo da «rendere le nostre società ed economie più sostenibili, eque e competitive e pienamente preparate per le sfide future».
Paolo Gentiloni, commissario europeo con delega agli Affari Economici, fa notare che sebbene «la riduzione del debito pubblico già è stata un problema prima del Covid, oggi il forte sostegno pubblico anti-ciclico fa stimare che circa il 19% del Pil, tra il 2020 e il 2022, sarà stato necessario per sostenere i lavoratori del settore sanitario e l’occupazione. Dobbiamo chiederci come le nostre regole possano garantire una riduzione graduale del rapporto debito/Pil, in maniera compatibile ad una crescita sostenibile», considerando che «le finanze pubbliche sane sono un ingrediente essenziale per l’economia europea, ma la riduzione del debito deve essere realistica e compatibile con una strategia di crescita sostenibile». Infatti, «la ripresa è in corso con un miglioramento piuttosto visibile in UE, nonostante alcuni rischi di ricadute e non è un fatto scontato ma è il frutto della forza della risposta politica, fiscale e monetaria, nazionale ed europea, che ha scongiurato condizioni economiche e un danno sociale durante la pandemia ben peggiori».