Rifondiamo la politica
Silvio Minnetti è stato uno dei sindaci più giovani in Italia. A gennaio 2019 è stato confermato, per un triennio, alla presidenza del Movimento politico per l’unità (Mppu) italiano, definito dalla sua fondatrice Chiara Lubich “laboratorio internazionale” tra politici, studiosi e cittadini attivi che mettono la fraternità alla base di tutto. Nell’intervista affrontiamo due argomenti caldi del dibattito odierno.
È difficile mettere i politici intorno a un tavolo per farli dialogare, come l’Mppu faceva negli anni scorsi. Qual è la vostra strategia oggi?
L’Mppu tra il 2013 e il 2018 ha organizzato 25 laboratori parlamentari su temi caldi dell’agenda politica. In questa legislatura, invece, abbiamo preso atto dell’indisponibilità delle forze politiche a un vero ascolto reciproco e alla condivisione su temi cruciali. Prevalgono infatti chiusura, autoreferenzialità, contrapposizione, volontà di affermare la propria “diversità”, etica e politica.
Questa situazione di incomunicabilità e di inutilità di ogni tentativo di emendare (insieme) proposte di legge rilevanti, ci ha spinti a un approccio nuovo: contestare alla radice questo tacito e ideologico presupposto. Serve davvero la distruzione dell’altro per affermare sé stessi? Si può fare a meno dell’altro nella politica, che è prima di tutto complessità? Dove porta la logica del nemico, della guerra di tutti contro tutti? Si rischia di non capire l’umano e il suo destino. È necessario invece ripartire da un pensiero alto, vero e plurale, nella logica del reciproco riconoscimento, perché “ho bisogno della diversità dell’altro”. Dunque anche in politica, dopo la fine delle grandi narrazioni della modernità e l’affermarsi della “popolo-crazia”, occorre rifondare l’azione a livello culturale, a livello di pensiero.
Per noi dell’Mppu, l’esigenza del riconoscimento dell’avversario nel conflitto di idee è politica. Solo con l’altro e con il diverso posso costruire la polis. Per questo abbiamo avviato un ciclo di riflessioni sulla vita pubblica. Siamo partiti da un dialogo tra il teologo Piero Coda e il filosofo Massimo Donà sulla dimensione “trinitaria” di un nuovo pensiero politico capace di “contenere” la ricchezza delle diversità nella bellezza dell’unità. Da questo nuovo e alto livello, il pensiero potrà farsi azione politica e testimonianza per la ricostruzione della res publica.
Concretamente, come pensate di conciliare “valori” apparentemente contrapposti come ad esempio la difesa della vita nascente (del centro destra) e della vita in mare (del centro sinistra)?
Il Mppu nasce proprio per “l’unità degli opposti”. Siamo tenaci nell’affermare i valori tutti interi e non selezionati secondo il calcolo elettorale. La vita va sempre difesa, dal concepimento al momento in cui rischia di annegare in fondo al mare. Non si può dividere facendo a pezzi la nostra umanità con gli occhiali dell’ideologia. Ogni essere umano è insopprimibile, in qualunque situazione, dal concepimento all’ultimo istante, a partire dalla famiglia come società naturale fondata sul matrimonio.
Non ha senso dire che se difendi la vita sei di destra, se salvi in mare gli immigrati sei di sinistra. Se tuteliamo entrambi di chi siamo? Siamo semplicemente “umani”. Il Mppu è per la cultura della vita e contro la cultura dello scarto, secondo la sua Charta di principi, informata a umanesimo integrale e fraternità universale, a partire dai soggetti più deboli. A tale proposito abbiamo avviato, insieme a Famiglie Nuove dei Focolari e a persone impegnate nel Forum delle Associazioni familiari un “Laboratorio sulle politiche familiari”, coordinato da Daniela Notarfonso, per non lasciare la questione famiglia a un inutile scontro ideologico senza politiche attive di sostegno concreto. Tema principale è la lotta alla denatalità, problema strutturale del nostro Paese.
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L’amore degli amori
«Compito dell’amore politico è creare e custodire le condizioni che permettono a tutti gli altri amori di fiorire: l’amore dei giovani che vogliono sposarsi e hanno bisogno di casa e lavoro, l’amore di chi vuole studiare e ha bisogno di scuole e libri, l’amore di chi si dedica alla propria azienda e ha bisogno di strade e ferrovie, di regole certe… La politica è perciò l’amore degli amori, che raccoglie nell’unità di un disegno comune la ricchezza delle persone e dei gruppi, consentendo a ciascuno di realizzare liberamente la propria vocazione.
Ma fa pure in modo che collaborino tra loro, facendo incontrare i bisogni con le risorse, le domande con le risposte, infondendo in tutti la fiducia gli uni negli altri. La politica si può paragonare allo stelo di un fiore, che sostiene e alimenta il rinnovato sbocciare dei petali della comunità» (Chiara Lubich, Innsbruck, 9/11/2001).