Rifondare l’Unione per un’Europa più giusta
Annullate le elezioni presidenziali in Austria. Le conseguenze e le ferite della Brexit. Una guerra in Europa, tra Ucraina e Russia, di cui si parla sempre meno. Fatti centrali, non trascurati, ma stamane nel Circus Krone Bau di Monaco si parla anche dell’Europa profonda, di quella che giace sotto la superficie di un mare in tempesta, della sua identità, radici e anima che hanno fatto grande questo Continente.
L’Europa non è nata dal nulla, ma da 2 mila anni di storia cristiana che ha cementato valori come la libertà, la solidarietà, la democrazia. Una identità culturale che si basa su fede, speranza e amore. I tre temi di cui si è parlato davanti a 1700 rappresentanti di 300 movimenti cristiani europei. «Dopo la Brexit – interviene Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio – i cristiani devono scegliere un’altra volta l’Europa». E ricorda come anche processi recenti, come la caduta del muro di Berlino, la liberazione della Polonia dal comunismo, sono stati possibili per spinte di popolo con motivazioni religiose. L’Europa vivrà se continuerà ad aprirsi, a vivere per gli altri. «Oggi abbiamo bisogno – ha spiegato – di più Europa perché la globalizzazione appiatterà tutto. Non possiamo solo guardare ai nostri padri, ma capire come fare l’Europa dei figli. Si fa con il futuro, se i nostri figli sceglieranno l’Europa».
Molto istruttivo il quadro delineato da Gerard Testard di Efesia sulla fede nello spazio pubblico francese. Ci sono due posizioni che si contrappongono. Chi vuole cancellare completamente la presenza religiosa da ogni intervento e appartenenza nella vita pubblica e chi ritiene che la religione possa dare la propria posizione, partecipando al dialogo sulle questioni critiche del Paese. Per questo c'è necessità di competenza altrimenti le religioni vengono confinate solo nel pietismo e nella devozione. «La nostra fede – ha concluso – deve render conto del suo contributo positivo che può dare nelle città e la cittadinanza si vive portando il proprio apporto al bene comune attingendo dalla propria fede».
Un’approfondita ed erudita analisi sociologica è stata fornita dal sociologo parigino Michael Hochschild. «Assistiamo a una crisi di sistema della nostra società – ha spiegato – e bisogna adattarsi continuamente a nuovi modelli di pensiero che devono essere più forti delle forze culturali attuali, devono essere più sociali. Dalla crisi del 2007 tutto è diventato, anche l’arte, oggetto di scambio commerciale. Le lotte sono all’interno delle culture. L’Europa, l’Islam si logorano al loro interno e non basta guardare alle cause e alle origine dei fenomeni come quello migratorio, ci vuole una visione, una strategia di riconciliazione con il futuro».
Molto applaudito l’intervento di Herbert Laurenroth dei Focolari. «L’Europa – ha detto – si trova senza via d’uscita per le proprie colpe. In fondo il vero rifugiato è l’europeo perché è in fuga da se stesso». E ha tracciato un quadro della cultura europea che deve poter dare un nome alla paura. Solo attraversando questo silenzio eterno degli spazi, la paura di perdere se stessi si può trovare una nuova luce nel nocciolo dell’identità cristiana: la fiducia in Dio. Come gli acrobati sfidano la fiducia dell’altro, lanciandosi nel vuoto, certi che qualcuno li prenderà così «anche tu allarga le tue braccia e fidati, fidati, fidati di Dio».
L’Europa attraversa una notte culturale, è disorientata, vacilla sotto i colpi della crisi migratoria, economica e demografica. «Lasciare l’unione non è come lasciare un club – ha spiegato Maria Voce, presidente dei Focolari –, ma equivale, ben più radicalmente, ad abbandonare dei partner con cui non si condivide più la stessa motivazione dell’essere insieme, il patto fondativo». Le ragioni di questa crisi sono identificate da Maria Voce «nella negazione di Dio e del trascendente» e rinnegare le proprie radici significa «ritrovarsi come un albero senza vita». Tutto, ogni sogno di unità del continente, sembra crollare. Eppure «siamo qui insieme, perché crediamo che c’è qualcosa che non crolla. È l’Amore. È Dio Amore». E vivendo il Vangelo, le comunità cristiane d’Europa hanno ritrovato l’essenza dei valori che hanno edificato l’Europa: ideali di pace, giustizia, libertà, uguaglianza, fraternità.
«Occorre – ha concluso – un futuro di integrazione creativa, in cui le identità non si cancellano ma insieme crescono, si arricchiscono, agiscono per un mondo più giusto ed equo. Occorre oltrepassare il paradigma della sicurezza intesa come arroccamento e rifiuto, di una sicurezza solo illusoria, per entrare in quello più ampio della “sicurezza umana”, vale a dire una sicurezza che considera prioritarie le persone e il loro destino, la preservazione della vita, la prospettiva della speranza».
Nel pomeriggio 17 tavole rotonde, aperte a tutta la cittadinanza, sui temi più scottanti che attraversano l’Europa.