Rifiuti speciali: Italia virtuosa
L'Italia si piazza al secondo posto in Europa per riciclaggio di rifiuti speciali, con una percentuale pari al 75%, preceduta solo dalla Slovenia con l'80,3%, contro una media europea del 45,7% (la Germania è al 70%).
La produzione dei rifiuti speciali è salita del 5% fra il 2013 e il 2014, arrivando a 130,6 milioni di tonnellate, 6,1 milioni di tonnellate in più rispetto agli anni precedenti. Il dato supera di quattro volte quello dei rifiuti urbani (30 milioni di tonnellate). Bisogna però tenere in considerazione che l'Italia importa rifiuti speciali più di quanti ne esporta, 6,2 milioni di tonnellate contro 3,1. Sono alcuni dei dati fotografati dall' Ispra, l'Istituto di ricerca del ministero dell' Ambiente, nel suo Rapporto annuale.
A fronte dell'aumento della mole dei rifiuti speciali, il numero di discariche atte a riceverli è sceso da 404 a 392: la maggior parte è localizzata al Nord con 228 impianti, 58 al Centro e 106 al Sud. Nonostante diminuisca il numero di discariche, cresce la quantità smaltita a livello nazionale: 11,4 milioni di tonnellate di rifiuti speciali, con un aumento di 460mila tonnellate rispetto al 2013, pari a +4,2%. La crescita è maggiore al Nord (+6,1%) e al Centro (+4,8%), mentre scendono al Sud (-1,1%). La quantità totale di rifiuti speciali esportata diminuisce del 4,7% tra 2013 e 2014, passando da 3,4 a 3,2 milioni di tonnellate: la maggior parte finisce in Germania (rifiuti pericolosi), Cina (carta e cartone) e Grecia (polveri di carbone per produzione cemento).
Un capitolo a parte va per i veicoli fuori uso: la produzione resta stabile, ma nonostante la percentuale di reimpiego e riciclaggio raggiunga l'83% del peso medio del veicolo, superando il target dell' 80% previsto per il 2006, si è ancora lontani dall' obiettivo previsto al 1 gennaio 2015 del 95%.
Per quanto riguarda l'amianto, invece, il rapporto Ispra evidenzia come nel 2014 la quantità di rifiuti che lo contiene, sia notevolmente scesa arrivando a 340mila tonnellate: dopo una tendenziale crescita dal 2007 al 2010 e un picco nel 2012, il trend appare in forte diminuzione (-36%). Il dato farebbe pensare a una diminuzione delle demolizioni, ma non si è in grado di affermarlo con certezza vista la mancanza di un censimento delle strutture contenenti amianto.